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«Ma tutto questo non può essere accaduto per il primo esemplare della vostra specie,» obbiettò McNeil.

«Non si può dire che vi sia stato un primo esemplare,» disse la Nuvola. McNeil non comprese l’osservazione, ma Kingsley e Marlowe si scambiarono un’occhiata di intesa, come per dire: «Oh, lo dovrebbero sentire quelli che sostengono la teoria dell’universo in espansione!»

«A parte i mezzi protettivi,» continuò la Nuvola, «i nostri <bambini> sono liberi di crescere come meglio credono. A questo punto devo spiegarvi una differenza importante fra noi e voi. Il numero delle cellule che compongono il vostro cervello è, più o meno, fissato fin dal momento della nascita. Il vostro sviluppo perciò consiste nell’imparare a usare nel miglior modo possibile il cervello di capacità prestabilita. Per noi le cose stanno in tutt’altro modo. Noi siamo liberi di accrescere a piacere la capacità dei nostri cervelli. Naturalmente possiamo togliere e sostituire le parti logore e difettose. Così lo sviluppo per noi consiste nell’espansione del cervello, oltre che nell’apprendimento a usarlo nel modo migliore: voglio dire nel modo migliore per risolvere i problemi che ci si presentano. Capirete quindi che come <bambini> noi cominciamo con un cervello relativamente semplice e che, crescendo, il nostro cervello diventa molto più grande e complesso.»

«Potete descriverci, in maniera a noi comprensibile, come fate a creare una parte nuova del vostro cervello?» chiese McNeil.

«Credo di sì. In primo luogo trasformo gli alimenti chimici in molecole complesse dei tipi richiesti. Ne tengo sempre a disposizione una certa riserva. Poi dispongo con cura le molecole in una struttura neurologica, alla superficie di un corpo solido. La materia di questo corpo dev’esser tale che non abbia un punto di fusione troppo basso — il ghiaccio per esempio avrebbe un punto di fusione troppo basso e pericoloso — e che funzioni bene come isolatore elettrico. La parte esterna del corpo deve essere accuratamente preparata, per potervi ancorare la materia neurologica al posto giusto.

«La parte più difficile di tutto questo è lo schema della struttura neurologica. Essa è disposta in modo che il nuovo cervello agisca come strumento per un fine specifico. È disposta in modo, altresì, che il nuovo cervello non entri spontaneamente in azione, ma solo quando riceve segnali da quella parte del mio cervello che già esisteva. Tali segnali entrano nella nuova struttura da varie porte. E similmente la parte vecchia del mio cervello si apre a ricevere stimoli dalla parte nuova. In tal modo la sua attività può essere controllata e integrata nel complesso della mia attività neurologica.»

«Ci sono due altri punti,» disse McNeil. «In che modo rifornite di energia la vostra materia neurologica? Nel caso dell’uomo ciò avviene per mezzo del sangue. Possedete qualcosa che corrisponda alla nostra circolazione sanguigna? In secondo luogo qual è la grandezza approssimativa delle nuove parti che riuscite a creare?»

Ecco la risposta:

«La grandezza varia a seconda del fine particolare a cui ciascuna parte è destinata. Il corpo solido che la sostiene può variare da uno a qualche centinaio di metri.

«Sì, possiedo qualcosa che somiglia alla vostra circolazione sanguigna. Le sostanze necessarie vengono fornite da un flusso di gas continuo fra le varie parti di cui sono composto. Tale flusso, anzichè da un <cuore> è regolato da una pompa elettromagnetica. Cioè la pompa è di natura inorganica. Anche a questo provvediamo quando si tratta di creare una nuova vita. Il gas scorre dalla pompa a una sorgente di alimenti chimici, poi traversa la mia struttura neurologica, la quale assorbe le materie che servono per far funzionare il cervello. Il flusso del gas provvede anche a portar con sè la materia scartata. Quindi il gas ritorna alla pompa, ma prima passa per il filtro che sottrae i prodotti scartati: questo filtro somiglia un po’ ai vostri reni.

«Il fatto ch’io abbia un cuore, un rene e un sangue essenzialmente inorganico, costituisce un grosso vantaggio. È facile infatti ovviare a una disfunzione. Se il mio <cuore> per caso <si ammala> non faccio altro che sostituirlo con uno di riserva. Se mi si ammala il <rene> io non muoio, alla maniera del vostro Mozart, il musicista. Lo sostituisco con uno di ricambio. Allo stesso modo posso crearmi <sangue> nuovo in grande quantità.»

Poco dopo Joe sospese la trasmissione.

«La cosa che più mi sorprende è la sbalorditiva somiglianza dei principi su cui si fonda la vita,» osservò McNeil. «Naturalmente i particolari sono molto diversi: gas invece di sangue, rend e cuore elettromagnetici, e così via. Ma la logica generale mi sembra la stessa.»

«E la logica con cui la Nuvola crea il suo cervello mi fa pensare a quando noi prepariamo i calcoli nella macchina elettronica,» disse Leicester.

«Lo hai notato, Chris? È come quando noi approntiamo un settore di calcolo.»

«Credo che le somiglianze siano reali. Ho sentito dire che l’articolazione del ginocchio di una mosca somiglia moltissimo alla nostra articolazione del ginocchio. E perchè? Proprio perchè c’è una maniera sola per costruire un’articolazione che funzioni. Allo stesso modo c’è una sola logica, una sola maniera di progettare il quadro generale dell’intelligenza.»

«Ma perchè ritieni che debba esserci una logica soltanto?» chiese McNeil a Kingsley.

«È difficile a spiegarsi: in questo mi avvicino al sentimento religioso. Noi sappiamo che l’universo possiede una fondazione strutturale interiore: questo scopriamo o cerchiamo di scoprire con la scienza. E quando ci riusciamo, eccoci inorgogliti, come se fosse l’universo a seguire la nostra logica. Mettiamo il carro avanti ai buoi. Non è l’universo che segue la nostra logica, siamo noi costruiti secondo la logica dell’universo. Da questo potremmo trarre una definizione dell’intelligenza: qualcosa che riflette la struttura fondamentale dell’universo. Questo facciamo noi, questo fa Joe, ecco perchè ci accorgiamo di aver tante cose in comune, ecco perchè possiamo discutere su una base comune, anche se nei particolari ci sono tante differenze. Tanto noi che Joe siamo fatti in una maniera in cui si riflette la struttura interiore dell’universo.»

«Quei bastardi dei politici cercano ancora di inserirsi. Accidenti, ora spengo le luci,» fece Leicester.

Andò fino al quadro delle luci che avvisavano le varie trasmissioni in arrivo. Tornò dopo un attimo ridendo a crepapelle.

«Bell’affare,» fece. «Mi ero dimenticato di chiudere la trasmissione sui dieci centimetri. Hanno sentito tutto quel che abbiamo detto: l’accenno di Alexis al Kremlino, la frase poco rispettosa di Chris. Chissà come sono arrabbiati. Comunque ormai è cotto il riso.»

Nessuno sapeva che fare. Alla fine Kingsley andò al quadro di controllo, toccò un certo numero di pulsanti e disse al microfono:

«Qui Nortonstowe. È Christopher Kingsley che parla. Se avete qualche messaggio, avanti.»

All’altoparlante si sentì una voce adirata.

«Ah, siete voi, Nortonstowe! Sono tre ore che cerchiamo di metterci in contatto.»

«Chi parla?»

«Grohmer, ministro della Difesa americana. Debbo dirle, signor Kingsley, che sono molto adirato. Attendo che lei mi spieghi la condotta offensiva di stasera.»