Non riuscendo a stabilire la comunicazione, gli americani fecero altri progetti che per Nortonstowe furono una vera calamità. Ne ebbero notizia per mezzo di Parkinson. Un pomeriggio Parkinson piombò nell’ufficio di Kingsley.
«Ma perchè ci sono tanti stupidi al mondo?» esclamò con voce infuriata.
«Ah, finalmente ha visto la luce,» rispose Kingsley.
«E fra gli stupidi c’è anche lei, Kingsley. Siamo in un bel pasticcio ora, grazie alla sua imbecillità, combinata con la cretineria di Washington e di Mosca.»
«Guardi, Parkinson, prenda un caffè e si calmi.»
«Caffè un corno! Ascolti. Torniamo alla situazione del 1958 prima che si sapesse della Nuvola. Ricorderà la corsa agli armamenti: Stati Uniti e Russia cercavano di produrre per primi i razzi intercontinentali, tutti con la bomba all’idrogeno, naturalmente. E voi scienziati sapete bene che spedire un razzo per sei o settemila miglia, da un punto all’altro della superficie terrestre, è un problema identico a quello di sparare un razzo dalla Terra nello spazio.»
«Parkinson, non vorrà mica dirmi che…»
«Voglio dirle che su tale questione l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti sono andati molto più avanti di quel che non sappia il governo britannico. Lo sappiamo da un paio di giorni appena. L’abbiamo saputo solo quando il governo degli Stati Uniti e quello sovietico hanno comunicato di aver lanciato i razzi contro la Nuvola.»
«Maledetti cretini. Quando è accaduto?»
«La settimana scorsa. A quanto pare c’è stata una corsa ad arrivar primi, di cui non abbiamo saputo nulla. Gli Stati Uniti ben cercato di battere i sovietici, e viceversa, naturalmente. Vogliono far vedere gli uni agli altri quel che son capaci di fare. Nuvola a parte.»
«È meglio chiamare Marlowe, Leicester e Alexandrov, e vedere cosa si può fare per salvarci dal naufragio.»
Il caso volle che con Marlowe ci fosse anche McNeil, così partecipò anche lui alla riunione. Quando Parkinson ebbe raccontato la sua storia, Marlowe disse:
«Ecco fatto. Proprio questo temevo, quando ti ripresi l’altro giorno, Chris.»
«Vuoi dire che l’avevi previsto?»
«Oh, non esattamente così. Non avevo idea di dove fossero arrivati con quei maledetti razzi. Ma sentivo, non so come, che sarebbe successo qualcosa del genere. Sei troppo razionale, Chris. Non capisci com’è la gente.»
«Quanti razzi hanno lanciato?» chiese Leicester.
«Per quanto ne sappiamo, quasi un centinaio dagli Stati Uniti e una cinquantina dalla Russia.»
«Ebbene? Non mi sembra che sia poi tanto grave,» osservò Leicester. «L’energia di cento bombe all’idrogeno può sembrare chissà cosa a noi, ma è microscopica se la confrontiamo con l’energia della Nuvola. Èuna sciocchezza: è come voler uccidere un rinoceronte con uno stecchino.»
Parkinson scosse il capo.
«Mi par di capire che non vogliono mandare a pezzi la Nuvola. La vogliono avvelenare.»
«Avvelenare? E come?»
«Con materiale radioattivo. Avete sentito la Nuvola, quando ci raccontava cosa poteva accaderle se del materiale radioattivo fosse penetrato oltre il suo schermo difensivo? Lo hanno saputo dalla voce della Nuvola stessa.»
«Certo, è tutto un altro affare, se hanno lanciato qualche centinaio di tonnellate di materiale altamente radioattivo.»
«Le particelle radioattive producono jonizzazione là dove non dovrebbe essercene. Scariche, ancora jonizzazione, e tutto salta per aria,» disse Alexandrov.
Kingsley annuì.
«Bisogna ritornare alla vecchia storia della Nuvola che opera su C.A., mentre noi su C.C. Col primo sistema è necessario un voltaggio alto. Noi non abbiamo grandi voltaggi nel nostro corpo, e per questo siamo costretti a usare C.C. Invece la Nuvola, per funzionare con C.A. nelle comunicazioni a grande distanza, deve possedere voltaggi alti. Quando il voltaggio è alto bastano poche particelle elettrificate che si insinuino dove non dovrebbero per provocare il diavolo a quattro. Ha ragione Alexis. A proposito, Alexis, cosa ne pensi?»
Il russo fu più breve del solito.
«Non piace.»
«E lo schermo della Nuvola? Basterà a impedire che il materiale radioattivo penetri?» chiese Marlowe.
«È proprio qui che cade il peggio,» rispose Kingsley. «Probabilmente lo schermo funziona sul gas, non sul solido, e perciò non è in grado di fermare i razzi. Finchè essi non esplodono, non vi sarà materiale radioattivo. Secondo me l’idea di chi li lancia è di non farli esplodere fino a che non abbiano superato lo schermo.»
Parkinson confermò.
«È giusto,» disse. «Essi non mirano ad alcun corpo solido. Punteranno diritti ai centri neurologici della Nuvola. O almeno questa è la loro intenzione.»
Kingsley si alzò e cominciò a camminare su e giù per la stanza.
«Ma anche così è un’idea da pazzi. Pensateci un po’ In primo luogo può darsi che non funzioni. In secondo luogo può funzionare fino al punto di danneggiare la Nuvola seriamente, ma senza tuttavia ucciderla. Pensate in questo caso alle rappresaglie. La Nuvola potrebbe spazzar via la vita dalla Terra, con la stessa indifferenza con cui noi uccidiamo una mosca. Oltretutto non mi è mai sembrato che la Nuvola abbia grande simpatia per la vita sui pianeti.»
«Tuttavia, quando discuteva con noi, mi sembrava ragionevole,» intervenne Leicester. «Sì, ma basterebbe un forte mal di testa a farle cambiare idea. In ogni modo non credo che le conversazioni con noi abbiano occupato più di una piccolissima frazione del cervello della Nuvola. Probabilmente nello stesso tempo ella sta facendo mille altre cose. No, non credo che ci sia motivo di pensare che le cose andranno bene. E questo è solo il primo rischio. Anche se riescono a uccidere la Nuvola ci sarà un secondo rischio, altrettanto grave. La rottura della sua attività neurologica può provocare esplosioni terribili — quella che noi diremmo l’agonia della morte. Da un punto di vista terrestre la quantità di energia di cui la Nuvola dispone è semplicemente colossale. In caso di morte improvvisa tutta questa energia si scatenerebbe: anche in questo caso possiamo dire che non c’è speranza di sopravvivere. Sarebbe come star chiusi in una stalla insieme a un elefante, e tenerlo al guinzaglio: ma molto peggio. Infine, e soprattutto, se la Nuvola viene uccisa e noi abbiamo la fortuna, contro ogni probabilità, di sopravvivere, avremo sempre un disco di gas intorno al Sole. E, come tutti sapete, non sarà un affare piacevole. Comunque lo si guardi, il problema non si risolve. Se ne rende conto, Parkinson?»
«Credo di sì. Me lo diceva Geoff Marlowe un momento fa: lei ragiona sempre secondo la logica, Kingsley, ma questa volta non le serve, le serve la comprensione del prossimo. Vediamo subito l’ultimo punto. Stando a quel che ci ha detto la Nuvola, noi abbiamo motivo di credere che essa rimarrà intorno al Sole per un periodo dai cinquanta ai cento anni. Per quasi tutta l’umanità ciò significa averla in eterno.»
«Non è affatto così. Entro cinquant’anni ci sarà un notevole cambiamento del clima terrestre, ma non così terribile come quello che avremmo se la Nuvola restasse davvero in eterno vicino a noi.»
«Non ne dubito. Le sto dicendo che per la grande maggioranza dell’umanità non conta nulla quel che può accadere fra cinquant’anni, o fra cento, se preferisce. In quanto agli altri due punti voglio discuterli dopo aver ammesso che esistono i gravi rischi di cui lei ha parlato.»
«Allora lei riconosce che il mio ragionamento è valido?»
«Niente affatto. Mi dice una cosa: in quale circostanza lei seguirebbe una linea d’azione che implicasse rischi gravi? No non mi risponda, glielo dico io. Lei seguirebbe una linea d’azione pericolosa, se tutte le altre le sembrassero peggiori.»
«Ma le alternative non sono peggiori: c’era, per esempio, quella di non far nulla, il che non avrebbe implicato alcun rischio.»