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«Cosa ne pensa, Parkinson?» chiese Marlowe.

«Son d’accordo con Kingsley. Ricordo che il nostro potere in realtà non esiste. Nulla può impedire alla polizia di venire qua a arrestarci, a suo piacimento. Naturalmente è vero che la Nuvola, forse, ci aiuterebbe, specialmente dopo questo fatto. Ma potrebbe anche non volerci aiutare, forse smetterebbe addirittura di comunicare con la Terra. Corriamo il rischio di rimanere con in mano nient’altro che il nostro bluff, e come bluff bisogna dire che ha funzionato: non c’è da stupirsi se finora l’hanno bevuto. Ma non possiamo continuare in questo inganno per il resto della vita. Inoltre, anche se possiamo contare sull’alleanza della Nuvola, la nostra posizione ha sempre un punto debole. È facile dire: <Io posso far fuori tutto il continente americano>, ma noi sappiamo benissimo che non lo faremo mai. Anche in questo caso avremmo in mano soltanto un bluff.»

Questa osservazione parve gelare il gruppo di scienziati.

«Allora è evidente che dobbiamo tener segreto il fatto che abbiamo comunicato la notizia alla Nuvola. È evidente che il segreto non deve uscire da questa stanza,» osservò Leicester.

«Ma conservare un segreto non è facile come crede lei.»

«Cosa vuol dire?»

«Lei dimentica la comunicazione da Londra. A Londra danno già per scontato che noi informeremo la Nuvola. Andrà tutto bene finchè il bluff regge, ma in caso contrario…»

«Ma se lo danno per scontato, allora avanti. Se siamo già sicuri del castigo, val la pena di commettere il reato,» osservò McNeil.

«Sì, avanti. Abbiamo parlato anche troppo,» disse Kingsley. «Harry, tu dovresti preparare una spiegazione registrata di tutta la questione. Stai pur certo, riceverà soltanto la Nuvola.»

«Be’, Chris, preferirei che facessi tu la registrazione. Tu parli meglio di me.»

«Va bene, cominciamo.»

Dopo quindici ore di trasmissione giunse la risposta dalla Nuvola e Leicester andò a cercare Kingsley.

«Vuol sapere perchè abbiamo permesso una cosa simile. Non è affatto contento.»

Kingsley si recò al laboratorio di trasmissione, prese il microfono e dettò questa risposta:

«In questo attacco noi non entriamo affatto. Pensavo che fosse chiaro il messaggio precedente. Voi conoscete nella sostanza qual è l’organizzazione della società umana, che essa è divisa in numerose comunità distinte, e che nessun gruppo può controllare le attività dell’altro. Non potete quindi ritenere che il vostro arrivo nel sistema solare sia considerato da altri gruppi nella stessa maniera che lo consideriamo noi. Può forse interessarvi sapere che, mandandovi questo avvertimento, mettiamo a grave rischio la nostra sicurezza e forse anche la nostra vita.»

«Gesù! Non devi peggiorare la situazione, Chris. Non ti pare che con questo discorso puoi metterlo di cattivo umore?»

«Non vedo perchè non dovrei farlo. In ogni modo, se la Nuvola vuol proprio vendicarsi ci possiamo almeno permettere il lusso di parlar chiaro.»

Entrarono Marlowe e Parkinson.

«Forse vi interesserà sapere che Chris sta sfottendo la Nuvola,» osservò Leicester.

«Dio mio, non si sarà messo a far la parte di Aiace?»

Parkinson guardò a lungo Marlowe.

«La nostra situazione fa pensare al mito dei greci. Essi credevano che Giove viaggiasse in una Nuvola nera scagliando fulmini. È proprio la nostra situazione.»

«Strano davvero, purchè non finisca, per noi, come una tragedia greca.»

Ma la tragedia era più vicina di quel che credessero.

Giunse la risposta al messaggio di Kingsley.

«Messaggio e giustificazione ricevuti. Da quel che dite presumo che questi razzi non siano stati lanciati da una zona della Terra vicina a quella in cui vi trovate. Se entro pochi minuti. non ho comunicazioni in senso contrario, agirò in base alle decisioni che ho preso. Può interessarvi sapere che ho deciso di invertire, relativamente alla Terra, il moto dei razzi. In ogni caso sarà invertita la direzione del movimento, ma la velocità resterà immutata Questo sarà fatto quando ogni razzo sia rimasto in volo per un numero esatto di giorni. Infine al moto si aggiungerà qualche lieve perturbazione.»

Quando la Nuvola ebbe finito, Kingsley non potè trattenere un fischio.

«Dio mio, che decisione!» disse Marlowe a bassa voce.

«Non ho capito bene,» ammise Parkinson.

«Invertire la direzione dei razzi significa che i razzi stessi compiranno all’inverso la medesima strada, rispetto alla Terra.»

«Vuol dire che colpiranno la Terra?»

«Certo, ma non è tutto; se il moto viene invertito dopo un numero esatto di giorni, i razzi impiegheranno un numero esatto di giorni per compiere all’inverso la strada che hanno già fatto: in tal modo colpiranno la Terra nel punto esatto da cui sono stati lanciati.»

«E perchè questo?»

«Perchè dopo un numero esatto di giorni la Terra sarà nello stesso punto di rotazione.»

«E perchè questa storia del <relativamente alla Terra>?»

«Per tener conto dello spostamento della Terra intorno al Sole,» disse Leicester.

«E del moto del Sole intorno alla Galassia.» aggiunse Marlowe.

«E ciò significa che i razzi cadranno addosso a chi li ha lanciati. Santi numi, è il giudizio di Salomone.»

Kingsley li stava a sentire, alla fine disse:

«C’è un’altra cosa, Parkinson. La Nuvola ha parlato di lievi perturbazioni, ciò significa che non possiamo sapere dove cadranno esattamente. Lo sappiamo solo con approssimazione di qualche centinaio di miglia, forse di un migliaio. Mi dispiace, Geoff.»

Kingsley non ricordava che il viso di Marlowe fosse tanto vecchio.

«Avrebbe potuto andar peggio; possiamo consolarci, pensando che dopotutto l’America è un grande paese.»

«Be’, bisogna rinunciare all’idea del segreto,» osservò Kingsley. «Non ho mai creduto al segreto, e ora ne faccio esperienza a mie spese. È un altro giudizio di Salomone.»

«E perchè dici che il segreto è impossibile?»

«Be’, Harry, dobbiamo avvertire Washington. Se fra tre giorni 100 bombe H cadranno sugli Stati Uniti, almeno mettiamoli in grado di far allontanare la gente dalle grandi città.»

«Ma se lo facciamo, avremo tutto il mondo contro.»

«Lo so, eppure bisogna correre il rischio. Che ne pensa, Parkinson?»

«Penso che lei abbia ragione, Kingsley. Dobbiamo avvertirli. Ma non facciamo errori, perchè sarà una posizione disperata. Bisogna che il nostro bluff funzioni, altrimenti…»

«Ma non ci fasciamo la testa prima di aver ricevuto la bastonata. Per prima cosa mettiamoci in contatto con Washington. Credo che possiamo fidarci di loro, e che passino la notizia ai russi.»

Kingsley azionò il trasmettitore da dieci centimetri, ma Marlowe lo fermò.

«No, Chris, non posso permetterlo, voglio essere io a farlo. Mi rimarrebbe sulla coscienza.»

«Sarà un brutto affare, Geoff, ma se proprio vuoi, allora avanti. A te l’incarico, ma ricorda che, se hai bisogno d’aiuto, siamo qui.»

Kingsley, Parkinson e Leicester lasciarono solo Marlowe ed egli spedì il messaggio in cui si riconosceva colpevole del più alto tradimento — o almeno di quello che a un tribunale terrestre doveva sembrare alto tradimento.