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Tre quarti d’ora dopo, quando tornò dagli amici, Marlowe era pallido e sconvolto.

«Non l’hanno gradito,» riuscì a dire.

Il governo americano e quello russo gradirono ancor meno la bomba H che due giorni dopo spazzò la città di El Paso; un’altra cadde a sud-ovest di Chicago e una altra ancora nei sobborghi di Kiev. Gli Stati Uniti tentarono in fretta di disperdere la popolazione delle grandi città, ma non potevano, ovviamente, riuscirvi in pieno e più di 250.000 persone rimasero uccise. Il governo russo non si curò di avvertire il popolo, di conseguenza vi furono più morti a Kiev che nelle due città americane.

Si rimpiange una vita quando si è persa per «volontà di Dio», ma non si scatenano in questo caso le nostre più selvagge passioni. Ben diversamente avviene quando la morte dipende da un gesto deliberato dell’uomo. Importante in questo caso l’aggettivo «deliberato». Un solo assassinio deliberato può produrre reazioni più violente che diecimila incidenti stradali. Facile quindi comprendere perchè quel mezzo milione di persone uccise dalle bombe H fece sui governi del mondo maggiore impressione che le sciagure ben più gravi avvenute nel periodo del grande caldo e nel susseguente periodo del grande freddo. Allora si era pensato alla «volontà di Dio». Ma soprattutto agli occhi del governo americano, quello delle bombe H fu assassinio, assassinio su scala gigantesca, perpetrato da un gruppetto di disperati i quali, per soddisfare le proprie insaziabili ambizioni, si erano alleati con quella cosa in cielo. Quegli uomini erano colpevoli di tradimento contro la specie umana. Da allora in poi gli uomini di Nortonstowe furono segnati a dito.

12

La partenza

È strano: anche se l’episodio delle bombe H creò a quelli di Nortonstowe una schiera di nemici aspri e implacabili, la posizione di Kingsley e dei suoi amici, almeno per il momento, ne risultò assai rafforzata. L’inversione del moto dei razzi aveva fornito una prova tremenda della potenza della Nuvola. Ormai nessuno dubitava che, se quelli di Nortonstowe l’avessero sollecitata, la Nuvola poteva scatenare distruzioni terribili. A Washington osservarono che, seppure agli inizi c’era stato qualche dubbio sulla volontà della Nuvola di mettersi dalla parte di Kingsley, ormai i dubbi erano impossibili. Si pensò anche di distruggere Nortonstowe per mezzo di un razzo intercontinentale. In questo caso si dava per scontata l’opposizione del governo britannico, ma poi si rinunciò a quell’idea, soprattutto perchè pareva sospetto l’atteggiamento del governo britannico stesso. Qualcuno fece osservare che non era possibile lanciare un razzo con quella precisione; e un errore nel lancio avrebbe provocato rappresaglie terribili e immediate.

Altra stranezza: non c’era dubbio che il bluff era più forte che mai; ma tuttavia quelli di Nortonstowe, o almeno i pochi che conoscevano la situazione, non ne furono affatto sollevati. A conoscere la situazione ora c’era anche Weichart. Era appena guarito da un forte attacco di influenza, che lo aveva messo a terra nei giorni critici. Ma, con la sua mente sempre attenta e vigile, aveva annusato la sostanza dei fatti. Un giorno impegnò con Alexandrov una discussione che agli altri parve divertente. Un fatto insolito, perchè erano ormai finiti i giorni spensierati di qualche tempo prima, e non sarebbero tornati mai più.

«A me pare che quelle perturbazioni nel moto dei razzi siano state fatte apposta,» cominciò Weichart.

«Perchè dici questo, Dave?» chiese Marlowe.

«Ecco, ci son poche probabilità che cento e più razzi lanciati a caso colpiscano tre città. Perciò ne concludo che il moto dei razzi non fu perturbato a caso. Ritengo che siano stati condotti deliberatamente, per colpire un bersaglio.»

«Avrei un’obbiezione da fare,» rispose McNeil. «Se i razzi furono guidati deliberatamente, perchè solo tre avrebbero colpito il bersaglio?»

«Forse perchè soltanto tre furono guidati, o forse perchè la guide non è stata perfetta. Non saprei.»

Alexandrov fece una risatina di scherno.

«Sciocchezza,» asserì.

«Cosa intendi per sciocchezza?»

«Inventi sciocchezza, come questa. Giocatore colpisce palla. Palla cade su cespuglio d’erba, così. Probabilità palla caduta su cespuglio molto piccola, molto piccola. Milioni altri cespugli per cadere palla. Probabilità molto piccola, molto, molto, molto piccola. Così giocatore non colpito palla, ma deliberatamente guidata su cespuglio. Sciocchezza. Sì? Come discorso di Weichart.»

Fu questo il discorso più lungo che avessero mai sentito da Alexandrov.

Ma Weichart non era tipo da lasciarsi contraddire. Quando ebbero smesso di ridere tornò all’attacco.

«A me par chiaro. Se i razzi erano guidati, è probabile che dovessero colpire il bersaglio; o almeno ciò è più probabile che se si fossero mossi a caso. Ora, poichè hanno colpito il bersaglio, mi pare più probabile che fossero guidati.»

Alexandrov fece un gesto retorico.

«Sciocchezza, no?»

«Alexis vuol dire,» spiegò Kingsley, «che non abbiamo alcun motivo per supporre che la Nuvola avesse un qualche bersaglio da colpire. Nell’esempio del giocatore e della palla, l’errore che Alexis vuole indicare è questo: perchè scegliere un cespuglio d’erba particolare come bersaglio, quando è chiaro che il giocatore non lo ha considerato bersaglio nel momento in cui lanciava la palla.»

Il russo annuì.

«Posso dire cosa è bersaglio prima di colpo non dopo colpo.»

«Infatti la scienza vale solo per le predizioni che riesce a darci.»

«Giusto, accidenti. Weichart prevede razzi guidati. Bene, domandiamo Nuvola. Solo modo di decidere. Non possiamo decidere discutendo.»

E questa frase di Alexandrov li fece riflettere su un fatto preoccupante.

Dopo il lancio dei razzi era cessata ogni comunicazione con la Nuvola, e nessuno se la sentiva di provare a chiamarla.

«Non credo che alla Nuvola piacerebbe questa domanda. Ho l’impressione che si sia adirata,» osservò Marlowe.

Ma Marlowe si sbagliava: se ne accorsero un paio di giorni dopo. Giunse un messaggio, con loro grande sorpresa, per informarli che la Nuvola entro dieci giorni si sarebbe mossa dal sistema solare.

«Incredibile,» disse Leicester a Parkinson e a Kingsley. «Pareva che la Nuvola dovesse restare per almeno cinquant’anni, e forse per più di cento.» Parkinson era preoccupato.

«Direi che la prospettiva è triste per noi. Quando la Nuvola se ne sarà andata, per noi è finita. Non ci sarà tribunale al mondo disposto a difenderci. Per quanto tempo ancora possiamo comunicare con la Nuvola?»

«Oh, se dipendesse solo dalla forza dei trasmettitori, potremmo tenerci in contatto per venti anni e più, anche se la Nuvola accelera la sua velocità. Ma secondo quanto ci ha detto, non potremo mantenere il contatto mentre essa accelera. In quel momento le condizioni elettriche delle sue parti esterne saranno assai agitate. Ci sarà troppo <chiasso’ elettrico, e così le trasmissioni risulteranno impossibili. Non possiamo sperare di trasmettere, fino a che non sia terminato il processo di accelerazione, un processo che può durare diversi anni.»

«Santo cielo, Leicester, vuol dire che ci restano soli dieci giorni, e poi per anni e anni non potremo far nulla?

«Proprio così.»

Parkinson era disfatto.

«Allora è finita, cosa possiamo fare?»

Finalmente parlò Kingsley.

«Molto poco. Ma almeno possiamo cercar di scoprire perchè la Nuvola ha deciso di andarsene. Pare che abbia cambiato idea improvvisamente, e quindi ci deve essere un motivo grave. Credo che valga la pena di cercare di scoprirlo. Sentiamo cosa ha da dire.»

«Forse non ci risponderà nemmeno,» disse Leicester con aria tetra.