«Insomma una specie di gigantesco lavaggio del cervello.»
«No. Questo è il punto. Non c’è stato lavaggio. Non sono stati eliminati i vecchi metodi di funzionamento del cervello. Son rimasti tali e quali, ma accanto ad essi se ne sono stabiliti altri nuovi. E tutti e due, vecchi e nuovi, hanno funzionato simultaneamente.»
«Insomma è come se la mia conoscenza scientifica fosse entrata improvvisamente nel cervello di un greco antico.»
«Sì, ma forse in misura ancora più acuta. Immagina le contraddizioni terribili che sorgerebbero nel cervello del tuo povero greco, abituato a credere che la Terra sia al centro dell’universo e mille altri anacronismi, se all’improvviso fosse investito da tutta la tua scienza.»
«Capisco che deve essere tremendo. Del resto anche se una sola delle nostre idee scientifiche si dimostra falsa, noi entriamo in crisi.»
«Sì, pensa a una persona religiosa che all’improvviso perde la fede; che cioè avverte una contraddizione tra le idee religiose e quelle non religiose. La crisi nervosa è inevitabile. Ebbene, l’esperienza di Kingsley è stata mille volte peggiore. È rimasto ucciso dalla pura violenza della sua attività nervosa.»
«Ma tu hai detto che quasi ce l’aveva fatta.»
«Sì, è vero. Kingsley aveva capito qual era il suo male e perciò aveva studiato un mezzo per vincerlo. Forse il mezzo era questo: fare in modo che le cose nuove scacciassero sempre le vecchie, ogni volta che fra le prime e le seconde sorgeva il conflitto. Sono stato a guardarlo per quasi un’ora, mentre compiva questa operazione interiore. Col passar dei secondi mi convincevo che la battaglia era vinta. Poi invece… Forse è stato colto di sorpresa da un improvviso scontro tra due pensieri contrari. All’inizio pareva che l’attacco fosse lieve, ma poi ha cominciato a crescere. Kingsley cercò disperatamente di vincerlo, ma è chiaro che non ce l’ha fatta… Così è morto. È morto sotto l’azione del sedativo. Sono stato costretto a darglielo. Credo che sia avvenuta una specie di reazione a catena nei suoi pensieri; ed egli non è riuscito a controllarli.»
«Vuoi un whisky? Avrei dovuto offrirtelo prima.»
«Sì, ora lo prendo, grazie.»
E mentre prendeva il bicchiere Marlowe disse:
«Non credi che sia stato un errore scegliere Kingsley? Forse era meglio prendere qualcuno di calibro intellettuale decisamente inferiore. Sono state le contraddizioni fra il vecchio e il nuovo che l’hanno distrutto. Non credi che sarebbe stato meglio scegliere qualcuno che avesse poche conoscenze vecchie?»
McNeil fissava il bicchiere.
«Strano, strano che tu me lo dica. Una delle ultime frasi coscienti di Kingsley fu proprio questa — cerco di ricordare le parole esatte: <Il colmo dell’ironia,> mi disse, <è che a me tocca questa tragedia, mentre un tipo come Joe Stoddard se la sarebbe cavata benissimo.>»
Conclusione
«E ora, mio caro Blythe, posso finalmente riprendere a parlare in prima persona. Sua madre nacque nell’anno 1966; sua nonna materna si chiamava Halsey: ecco perchè ho voluto che questi documenti finissero in sua mano dopo la mia morte; non è stato soltanto perchè so che le interessa il fatto della Nuvola nera.
«Non c’è altro da dire. Il Sole ricomparve all’inizio della primavera 1966, che fu assai fredda. Ma quando la Nuvola si staccò dal Sole e si avviò verso lo spazio esterno, dovette assumere una forma tale che una piccola parte dell’energia solare venne riflessa in direzione della Terra. Perciò all’inizio del mese di maggio la stagione fu calda, estiva, e tutti ne furono lieti, dopo quell’inverno e quella primavera tanto fredda. Così la Nuvola se ne andò dal sistema solare. Così ebbe termine l’episodio della Nuvola nera.
«Dopo la morte di Kingsley, e dopo la partenza della Nuvola sarebbe stato sciocco da parte di quelli che rimasero a Nortonstowe continuare con la vecchia tattica. Parkinson andò a Londra affermando che la partenza della Nuvola era in larga misura merito nostro. Non fu nemmeno difficile sostenerlo, perchè il vero motivo della partenza della Nuvola nessuno, fuori di Nortonstowe, lo seppe mai. Mi dispiacque invece che Parkinson si sia permesso di calunniare il povero Kingsley, affermando che era una testa calda, e che alla fine dovemmo deporlo con la forza. Anche a questo credettero, perchè Kingsley era considerato a Londra e altrove come persona decisamente malevola. La morte di Kingsley diede un’altra pennellata di colore a questa storia. Insomma Parkinson riuscì a convincere il governo britannico a non far nulla contro gli scienziati inglesi, e a non consegnare gli altri ai rispettivi governi. Questi cercarono, per la verità, di ottenerne la estradizione, ma, quando la situazione nazionale si fu stabilizzata, divenne più facile opporsi a quelle richieste, anche perchè era cresciuta l’influenza di Parkinson sui circoli governativi.
«Marlowe, Alexandrov e gli altri, tranne Leicester, rimasero tutti in Gran Bretagna. I loro nomi si leggono sulle riviste specializzate, specialmente quello di Alexandrov che conquistò gran fama nei circoli scientifici, anche se la sua vita, in altri settori, fu, direi, alquanto tempestosa. Leicester non restò in Gran Bretagna. Nonostante i consigli di Parkinson volle ritornare in Australia. Ma non ci arrivò mai: pare che sia morto durante il viaggio, in mare. Marlowe restò amico mio e di Parkinson fino alla morte, che avvenne nel 1981.
«Sono ormai passati cinquant’anni e più. La mia generazione è scomparsa nelle ombre di questa mascherata che chiamiamo <vita>. Eppure mi sembra ancora di vederli: Weichart, giovane, intelligente, non ancora formato nel carattere; il buon Marlowe che sbuffava sempre quel suo tabacco terribile; Leicester, allegro e divertente; Kingsley, brillante, spregiudicato, verboso; Alexandrov, brillante anche lui, ma così taciturno. Fu una generazione incerta, che non sapeva bene in che direzione era mossa. In un certo senso fu una generazione eroica: nel mio ricordo rimane legate per sempre alle battute iniziali di quella musica che fu suonata nella memorabile notte in cui Kingsley per primo comprese la vera natura della Nuvola nera.
«E così ho finito, una fine che può sembrare poco drammatica. Ma non è così: c’è ancora una sorpresa. La cifra! Da principio solo Kingsley e Leicester conoscevano la cifra con cui potevamo metterci in contatto con la Nuvola. Marlowe e Parkinson credettero che la cifra fosse scomparsa insieme a Kingsley e a Leicester.
«Non è vero. Kingsley me la dette in quei pochi attimi di lucidità, prima della morte. L’ho tenuta con me per tutti questi anni, senza mai decidere se dovevo rivelarne l’esistenza. Questo problema lo passo a lei.
«Abbia i miei migliori auguri.
«Per l’ultima volta,
Epilogo
Era una giornata fredda e piovosa, simile a quelle con cui ebbe inizio questa storia, quando lessi lo stupefacente racconto di McNeil sulla Nuvola nera. Passai la sera davanti al caminetto, nel mio appartamento del Queen’s College. Quando ebbi finito, e tristemente, perchè McNeil era scomparso da pochi giorni, aprii il pacchetto. C’era dentro una scatola di metallo che conteneva un rotolo di carta ingiallita dal tempo. Sulla carta diecimila e più forellini, del tipo di quelli che si adoperavano un tempo nei vecchi apparecchi di lettura fotoelettrici. Era la cifra. Avrei potuto gettarla nel fuoco, e in un attimo sarebbe finita ogni speranza di comunicare ancora con la Nuvola.
Ma non lo feci. Anzi, ho fatto un migliaio di copie di quella cifra. Non so se mandarle in giro per il mondo, sì che prima o poi, in qualche parte della Terra, qualcuno riesca a parlare ancora con la Nuvola. Vogliamo restare grandi uomini in un mondo piccolo o diventare invece piccoli uomini in un mondo più vasto? Questa è la tragedia con cui termina il mio racconto.