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«Quanto tempo è che non guarda in un telescopio, Kingsley.?»

«Oh, mi pare quindici anni.»

«Cosa le era successo?»

«Dovevo accompagnare un gruppo di visitatori all’osservatorio.»

«Be’, non crede che dovremmo andare all’osservatorio a vedere quel che c’è da vedere, invece di continuare a discorrere? Mi sembra che questo intruso, come continuiamo a chiamarlo, possa anche non essere affatto un corpo solido.»

«Vuol dire che potrebbe essere una nuvola di gas? Be’, in un certo senso potrebbe essere meglio così. In questo caso sarebbe molto più difficile vederla che non un corpo denso. Ma la nuvola dovrebbe essere ben localizzata, con un diametro non molto maggiore dell’orbita della Terra. Dovrebbe essere una nuvola abbastanza densa, di circa 10–10 grammi per cm3. Una minuscola stella in via di formazione, forse?»

L’Astronomo Reale assentì.

«Noi sappiamo che le nuvole di gas molto grandi, come la Nebulosa di Orione, hanno una densità media di forse 10–21 grammi per cm3. D’altro canto le stelle come il Sole, con una densità di un grammo per cm3, si formano costantemente entro le grandi nuvole di gas. Ciò significa con certezza che debbono esistere ammassi gassosi di ogni possibile densità fra, diciamo, 10–21 grammi per cm3 da un lato, e la densità stellare dall’altro. Il suo 10–10 grammi per cm3 è proprio al centro di questa gamma; e a me sembra assai plausibile.»

«Tutto ciò è molto vero, A. R. Io credo che debbano esistere nuvole di questa densità. Ma credo che lei abbia ragione quando mi chiede di andare all’osservatorio. Chiamo Adams perchè faccia venire un tassì; intanto lei finisca il suo vino.»

Quando i due uomini giunsero all’osservatorio dell’Università il cielo era coperto: aspettarono molte fredde umide ore, ma quella notte non ci fu segno di stelle. Lo stesso la notte seguente, e poi un’altra ancora. Per questo Cambridge non ebbe l’onore di scoprire per prima la Nuvola nera, così come non aveva avuto l’onore, più di un secolo prima, di scoprire per prima il pianeta Nettuno.

Il 17 gennaio, cioè il giorno dopo la visita di Herrick a Washington, Kingsley e l’Astronomo Reale cenarono di nuovo insieme all’Erasmus College. Ancora una volta tornarono dopo cena nell’appartamento di Kingsley, ancora una volta sedettero davanti al fuoco a bere Pommard’ 57

«Grazie a Dio questa volta non dovremo star alzati tutta la notte. Spero che ci si possa fidare di Adams, e che mi avverta se il cielo si rischiara.»

«Però domani dovrei tornare a Herstmonceux,» disse l’Astronomo Reale. «Dopotutto abbiamo telescopi anche là.»

«Mi pare che anche lei si sia fatto mettere a terra da questo tempaccio. Guardi, A. R., secondo me dovremmo mostrare le nostre carte. Ho pronto un telegramma da mandare a Marlowe a Pasadena. Eccolo. Loro non hanno il fastidio del cielo coperto.»

L’Astronomo Reale dette un’occhiata al foglio che Kingsley gli porgeva.

PREGO INFORMARMI EVENTUALE ESISTENZA OGGETTO INSOLITO AT ASCENSIONE RETTA CINQUE ORE QUARANTASEI MINUTI DECLINAZIONE MENO TRENTA GRADI DODICI MINUTI STOP MASSA OGGETTO PARI DUE TERZI GIOVE VELOCITÀ SETTANTA CHILOMETRI SECONDO, DIREZIONE VERSO TERRA STOP DISTANZA ELIOCENTRICA VENTUNO VIRGOLA TRE UNITÀ ASTRONOMICHE STOP

«Devo mandarlo?» chiese Kingsley con ansia. «Lo mandi. Ho sonno,» disse l’Astronomo Reale nascondendo a male pena uno sbadiglio.

Alle nove del giorno seguente Kingsley aveva lezione, perciò prima delle otto si era già lavato, vestito, sbarbato. Era pronto il tavolo per la colazione. «Telegramma per lei, signore.»

Gli diede un’occhiata, era un cablogramma. Incredibile, pensò Kingsley, che la risposta di Marlowe fosse già arrivata. Ma fu anche più sorpreso quando ebbe aperto il cablogramma.

INDISPENSABILE PRESENZA IMMEDIATA RIPETO IMMEDIATA VOSTRA ET ASTRONOMO REALE AT PASADENA STOP PRENDETE AEREO PER NEW YORK ORE QUINDICI STOP BIGLIETTI PAN AMERICAN VICTORIA AIR TERMINAL STOP FORMALITÀ VISTI PASSAPORTO AT AMBASCIATA AMERICANA STOP MACCHINA ATTENDEVI AEROPORTO LOS ANGELES STOP HERRICK

L’aereo si alzò lentamente e puntò verso ovest

Kingsley e l’Astronomo Reale si accomodarono sui sedili. Era il primo momento di calma, da quando Kingsley aveva aperto il cablogramma di quella mattina. Per prima cosa aveva rimandato la lezione, poi aveva discusso tutto l’affare con il preside di facoltà. Non era facile lasciare la Università con così breve preavviso, ma finalmente tutto fu sistemato. Erano già le undici. Restavano tre ore per andare a Londra, ottenere il visto sul passaporto, prendere i biglietti e salire sull’autobus dell’aeroporto. Era stata proprio una corsa. Le cose andarono un po’ meglio per l’Astronomo Reale, che faceva spesso viaggi all’estero ed aveva quindi il visto già pronto.

Tutti e due tirarono fuori un libro da leggere durante il viaggio. Kingsley allungò gli occhi verso il libro dell’Astronomo Reale e vide una copertina smagliante, con su disegnata una banda di pistoleros che si sparavano addosso.

«Chissà cosa leggerà dopo,» pensava Kingsley.

Anche l’Astronomo Reale dette un’occhiata al libro di Kingsley: erano le Storie di Erodoto.

«Perdio, dopo questo leggerà Tucidide,» pensava l’Astronomo Reale.

3

California

A questo punto bisogna descrivere la costernazione che il cablogramma provocò a Pasadena. La mattina dopo il suo ritorno da Washington si tenne una riunione nell’ufficio di Herrick: c’erano Marlowe, Weichart e Barnett. Herrick spiegò che bisognava arrivare presto a una conclusione obiettiva sui probabili effetti della Nuvola nera, quando fosse ginnta alla Terra.

«Siamo arrivati a questo punto: le nostre osservazioni dimostrano che la nuvola impiegherà diciotto mesi per raggiungerci, o almeno questo sembra probabile. Ora cosa sappiamo della nuvola stessa? Si darà un apprezzabile assorbimento delle radiazioni solari, quando essa sia giunta tra noi e il Sole?»

«È molto difficile a dirsi, finchè ci mancano altre informazioni,» disse Marlowe sbuffando fumo. «Per il momento non sappiamo se la Nuvola è un oggetto piccolo molto vicino a noi, o se invece è grande ma distante. Non sappiamo nemmeno nulla della densità del materiale che la compone.»

«Se avessimo la velocità della Nuvola, allora sapremmo quanto è grande e quanto è distante,» osservò Weichart.

«Sì, ci ho pensato,» continuò Marlowe. «Quelli della radio, giù in Australia, ci possono dare le informazioni occorrenti; ma è molto probabile che la nuvola sia formata soprattutto di idrogeno, e forse la potremmo rilevare all’apparecchio Doppler sui 21 cm.

«Benissimo,» disse Barnett. «La persona più adatta è Leicester, a Sydney. Dovremmo fargli subito un cablogramma.»

«Non credo che sia compito nostro, Bill,» spiegò Herrick. «Teniamoci a quel che possiamo far da noi. Una volta pronto il nostro rapporto si incaricherà Washington di metterci in contatto con gli australiani per avere le misurazioni radio.»

«Però dovremmo raccomandare che del problema si occupi anche il gruppo di Leicester.»

«Certo, possiamo farlo, anzi dobbiamo farlo. Volevo dire, però, che non sta a noi avviare un’azione di questo tipo. È probabile che l’affare abbia serie conseguenze politiche, ed a mio avviso dovremmo tenerci alla larga da queste storie.»

«Certo,» intervenne Marlowe, «la politica è l’ultima cosa di cui vorrei impicciarmi. Ma è chiaro che ci occorrono quelli della radio, per avere la velocità. La massa della nuvola è più difficile. Secondo me la maniera migliore, e forse anche l’unica, sarebbe quella di esaminare le perturbazioni planetarie.»

«Ma questa è roba vecchia,» fece Barnett. «Chi se ne occupa? Gli inglesi, mi sembra.»