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Al ricordare Pete mi sentii avvampare d’ira. Cercando di dominarmi afferrai Belle per le spalle e la scossi un poco: — Calmati, Belle. Io voglio solo sapere una cosa. Qual era l’indirizzo?

— Non voglio più parlare con te — strillò lei, sferrandomi un calcio. — Non lo so — aggiunse poi, calmandosi. E infine: — La nonna si chiamava Hanaker, o qualcosa di simile. La vidi solo una volta, in tribunale, quando vennero per il testamento.

— E cioè quando?

— Subito dopo la morte di Miles, no?

— E Miles quando morì?

— Oh, quante cose vuoi sapere! — sbuffò. — Sei peggio dello sceriffo. Domande, domande! Dimentichiamo tutto e pensiamo solo a noi, caro. Abbiamo tutta la vita. A trentanove anni una donna non è vecchia. Schultz diceva che io ero la creatura più giovane che avesse mai visto… e quel vecchio caprone se ne intendeva, lasciamelo dire. Potremmo essere così felici, amore.

Ero giunto al limite della sopportazione. — Devo andarmene, Belle — mi limitai a dire.

— Cosa? Ma è ancora presto! Io credevo…

— Me ne infischio di quello che credevi. Ti saluto e me ne vado.

— Che peccato! Quando ci rivedremo? Domani? Ho un mucchio di impegni, ma cercherò di trovare qualche momento libero.

— Noi due non ci vedremo più, Belle.

Me ne andai. E non la rividi mai più.

Non appena a casa feci il bagno, strofinandomi forte. Poi mi misi in poltrona e cercai di ricapitolare quanto di utile era emerso dal penoso colloquio con quella specie di donna. Di sicuro non c’era niente, salvo che l’iniziale del nome della nonna di Ricky doveva essere «H» e che viveva in qualche città del deserto, in Arizona, o forse in California. Chissà che un investigatore non riuscisse a trovare qualcosa, con quegli indizi… Comunque dovevo aspettare, perché al momento non avevo i mezzi per pagare indagini che sarebbero state più costose quanto più lunghe e difficili.

E d’altro, cos’avevo scoperto?

Che Miles era morto verso il 1972, se Belle non aveva mentito. Ma se era morto nel circondario avrei potuto trovare traccia del suo decesso negli archivi municipali, senza troppa fatica. Chissà che dal certificato non potessi scoprire anche l’indirizzo di Ricky.

Se, se, se… Quanti se! E se anche l’avessi trovata? Ormai Ricky aveva quarantun anni, e certo era sposata e madre… cosa se ne sarebbe fatta del vecchio zio Danny? Almeno, conclusi per consolarmi, ci saremmo scambiati gli auguri a Pasqua e a Natale.

La mattina seguente, venerdì 4 maggio, invece di andare in ufficio mi recai all’archivio del Municipio. Ma poiché stavano facendo trasloco, mi dissero di tornare dopo un mese. Allora mi recai alla sede del Times dove, torcendomi il collo al microvisore, esaminai il microfilm delle annate 1972-’73. Ma se Miles era morto in quel periodo, come aveva detto Belle, non era morto a Los Angeles. Rimandando a più tardi ulteriori indagini, feci colazione e andai in ufficio. Trovai due chiamate telefoniche, tutt’e due da parte della signora Schultz, e mi affrettai ad avvertire la centralinista di non mettermi mai in comunicazione con la suddetta signora, qualora avesse richiamato. Quindi mi recai al reparto contabilità per informarmi se fosse possibile risalire al proprietario di un pacchetto di azioni vendute da anni. Il capocontabile disse che avrebbe tentato, e io gli diedi i numeri, che ricordavo a memoria, del pacchetto azionario che mi era appartenuto alla fondazione della Domestica Perfetta. Non c’era da sbagliarsi: avevamo infatti emesso mille azioni e io avevo tenuto le prime cinquecentodieci. Centodieci le avevo poi cedute a Belle come regalo di fidanzamento.

Un’ora circa più tardi, mentre meditavo su uno sgradevole colloquio avuto nel frattempo con il capo del reparto pubblicità della Ditta, il quale avrebbe voluto continuare a servirsi di me per articoli e fotografie in veste di vecchio inventore, mi fu recapitato un appunto del capocontabile Reuther. Diceva:

Egregio signor Davis,

In riferimento al nostro colloquio di stamane ho il piacere di informarvi che i dividendi delle azioni dal n. 1 al n. 400 vennero regolarmente pagati dal 1971 al 1980 a nome di certo Heinicke. Quando l’azienda venne riorganizzata nel 1980 le azioni vennero rivendute (così pare, perché prima della riorganizzazione avvenne una transazione che dai resoconti non risulta ben chiara), vennero rivendute, dunque, all’Assicurazione Cosmopolita, che ne è tuttora proprietaria. Riguardo al pacchetto azionario più piccolo, rimase, come avete detto voi, di proprietà di Belle Gentry fino al 1972, quando venne ceduto alla Corporazione Siena, che lo suddivise tra diversi acquirenti. Potremmo, se lo desiderate, rintracciare la destinazione di queste azioni, ma occorrerà parecchio tempo.

Sempre a vostra disposizione, gradite ecc.ecc.

Telefonai subito a Reuther per ringraziarlo e dirgli che non mi occorreva altro. Ora avevo la certezza che la cessione fatta a Ricky non aveva mai avuto effetto, e si confermarono i miei sospetti che in tutta la faccenda avesse avuto una parte di primo piano lo zampino di Belle. Le persone di cui parlava Reuther nella lettera erano certo dei prestanome. Ero sicuro che Belle aveva progettato fin dal principio di ingannare anche Miles oltre che me. Poi, dopo la morte del marito, doveva essersi trovata a corto di contanti e aveva venduto il pacchetto più piccolo. Ma non mi importava quello che era successo delle azioni dopo che erano uscite dalle mani di Belle. M’ero dimenticato di dire a Reuther che facesse ricerche anche sul pacchetto azionario di Miles, attraverso il quale sarei potuto forse risalire finalmente a Ricky. Ma ormai era venerdì sera, e rimandai tutto a lunedì. Adesso preferivo esaminare una seconda busta che mi aspettava e che la segretaria aveva depositato poco prima davanti a me.

Ai primi di marzo avevo scritto all’ufficio brevetti chiedendo gli originali dei brevetti di Pronto-agli-Ordini e Dino Disegnatore. Il fatto che i due brevetti fossero stati rilasciati nello stesso anno, convalidava l’impressione provata alla vista di Dino Disegnatore, e che cioè qualcuno, per non so quale misterioso fenomeno, avesse, nello stesso tempo, avuto le mie stesse idee per cederle poi alla Aladino.

L’ufficio brevetti mi aveva risposto che i brevetti scaduti erano conservati negli Archivi Nazionali situati nelle Caverne Carlsbad. Mi ero perciò affrettato a scrivere agli Archivi.

E ora, la grossa busta che mi stava davanti, aveva tutta l’aria di essere la risposta che aspettavo. Infatti era così.

Per prima cosa esaminai le copie fotostatiche dei disegni e della descrizione di Pronto-agli-Ordini, e dovetti ammettere che non assomigliavano molto a quelli del mio Servizievole Sergio. Era infatti nello stesso tempo più complicato e più semplice ma forse, se avessi continuato a occuparmi della faccenda, dopo Sergio avrei prodotto anch’io un automa similare. Dopotutto, si basava anch’esso sull’uso dei tubi Thorsen e… In quella mi cadde lo sguardo sulla firma dell’inventore, e rimasi a bocca aperta. La firma era: D. B. Davis. Dunque Belle mi aveva mentito ancora, né, pensai, c’era da stupirsi. Era una bugiarda patologica, in un certo senso irresponsabile delle sue azioni. Aveva mentito asserendo che il prototipo del Servizievole Sergio e i disegni relativi erano stati rubati; invece, erano stati ceduti a qualche altro tecnico che li aveva modificati, per poi chiedere il brevetto a mio nome. Però quei due non erano riusciti a fare il contratto con la Mannix perché non avevano potuto consegnare il prototipo desiderato. Così aveva detto Belle, e la cosa doveva rispondere a verità, in quanto collimava con le altre informazioni che avevo ottenuto.

Che Miles si fosse impadronito della mia creazione di nascosto da Belle, facendole credere che era stata rubata? Ma ormai era troppo tardi per pensarci: Miles era morto, e delle parole di Belle sapevo che conto fare. Avevo soddisfatto la mia curiosità, e avevo scoperto che, come supposto, l’inventore originale ero io. Il resto non contava più, dopo tanti anni. Il mio orgoglio professionale era salvo, e poiché avevo i pasti assicurati, che mi importava del denaro che avevo perso?