Comunque, io scrivo sul serio la sua biografia, che pubblicherò a mie spese e farò esporre in tutte le librerie e donerò alle biblioteche nazionali. È il meno che possa fare per lui, perché solo per merito suo io, oggi, ho Ricky. E Pete. Intitolerò il libro: Un genio nell’ombra.
Jenny e John sono sempre gli stessi, sembra che siano eterni. Grazie ai progressi della geriatria, all’aria buona, al sole, alla ginnastica, Jenny è più carina adesso a, credo, sessantatré anni, che trent’anni fa. John, nonostante l’implicita ammissione del suo biglietto, continua a insistere che io devo essere un veggente o qualcosa del genere, rifiutandosi di ammettere l’evidenza. Quanto a Ricky, quando ho tentato di spiegarle tutta la storia, durante la luna di miele, dicendole che mentre mi recavo da lei al campeggio delle Giovani Esploratrici ero contemporaneamente drogato in casa di Miles a San Fernando Valley, è diventata pallida e mi ha imposto di smettere. Ma anche se mi avesse lasciato parlare fino in fondo la mia spiegazione non sarebbe stata completa ed esauriente. Tutte le volte che ci penso, infatti, e non sono poche, c’è un punto che resta oscuro. Perché non lessi la notizia della mia rinascita? Alludo alla seconda, avvenuta nell’aprile del 2001, non a quella avvenuta nel periodo del mio primo risveglio quando vidi anche quel famoso F. V. Heinicke grazie al quale riuscii a risalire fino a Ricky. La seconda volta, dunque, venni svegliato venerdì 27 aprile 2001 e la partecipazione della mia rinascita avrebbe dovuto comparire sul Times del giorno successivo. Invece, allora, non la vidi. Quando mi presi la briga di controllare, dopo il secondo risveglio, la trovai nel Times di sabato 28 aprile.
Filosoficamente, basta una riga d’inchiostro per mutare l’universo, allo stesso modo che esso muterebbe se scomparisse, poniamo, l’Europa. Che si tratti dell’antica nozione, riveduta e corretta, delle diramazioni della corrente del tempo e degli universi multipli? Al secondo risveglio mi ritrovai forse in un altro universo. E allo stesso modo, esiste forse tuttora un universo in cui Pete, chissà dove, e chissà quando, miagolò disperatamente ritrovandosi solo e abbandonato? E in cui Ricky non riuscì mai a fuggire con la nonna ma dovette sopportare la collera vendicativa di Belle?
Una linea di caratteri di stampa non è una prova sufficiente. È probabile che quella sera io mi sia addormentato senza aver letto il mio nome, e il mattino dopo abbia gettato il Times nel dissipatore, convinto di averlo letto tutto. Mi capita spesso di essere distratto e assente, specie quando ho qualche progetto per la testa.
Ma se l’avessi visto, che cosa avrei fatto? Sarei andato al Ricovero, mi sarei visto, e sarei impazzito? No, perché se così avessi fatto non avrei agito in seguito come invece feci, dico in seguito relativamente a me stesso è chiaro, e le cose non sarebbero andate come sono andate. La mia è un’analisi negativa, inutile perché nata con un vizio d’origine, in quanto l’esistenza o meno di quella famosa riga di stampa dipende dalla possibilità che mi sia sfuggita. Quanto alla possibilità che avrei invece avuto di vederla fa parte delle non possibilità escluse dallo schema fondamentale dell’universo.
C’è una divinità che forma i nostri destini abbozzandoli appena, e la nostra volontà finisce di foggiarli. In questa frase sono ammessi la predestinazione e il libero arbitrio, dando credito di verità a ciascuno. Esiste un unico mondo reale, con un solo passato e un solo avvenire… com’era in principio, ed ora e sempre, nei secoli dei secoli, così sia. Uno solo, sì, ma grande e complesso quel tanto che basta a comprendere il libero arbitrio e lo spostamento temporale e tutto quanto il resto nei suoi allacciamenti e circuiti e controlli. Pur di mantenersi alle regole si può fare quello che si vuole… ma poi, alla fine, bisogna sempre tornare alla propria porta.
Io non sono l’unica persona che abbia viaggiato nel tempo. Fort elencò parecchi casi altrimenti inspiegabili, e altrettanto fece Ambrose Bierce; poi ci sono quelle due signore nel giardino del Trianon. Inoltre ho il sospetto che il professor Twitchell abbia premuto quel pulsante più volte di quanto non gli piaccia ammettere… per non parlare di altri che, in passato o in avvenire, hanno scoperto il sistema di spostarsi avanti o indietro nel tempo. Comunque, non credo che sia una scoperta destinata a diffondersi. A quanto ne so, oltre a me tre altre persone soltanto ne sono al corrente, e di queste, due non ci vogliono credere. Spostarsi nel tempo non sempre è utile, e come dice Fort si può viaggiare in ferrovia solo quando il tempo è maturo per le ferrovie.
Quello però che non riesco a togliermi dalla testa è Leonard Vincent. È possibile che lui e Leonardo da Vinci fossero la stessa persona? Secondo l’enciclopedia visse così e così, ma non è da escludere che i dati siano stati inventati, non ci sarebbe niente da meravigliarsi, tanto più che nell’Italia del quindicesimo secolo non vigevano certo i sistemi d’identificazione individuali odierni. Non c’erano carte d’identità, tabelle d’impronte digitali e così via, quindi niente di più facile che falsificare dei dati.
Ma pensate un po’ a un ingegno come il suo, consapevole delle possibilità del volo, dell’energia elettrica e atomica, e di mille e mille altre cose, intrappolato in un mondo immaturo, in cui gli era impossibile usare delle proprie cognizioni per quanto si sforzasse di descriverle adeguandosi ai tempi. Dev’essere stato un supplizio peggiore di quello di Tantalo!
Ho anche pensato sovente alla possibile divulgazione dei viaggi nel tempo, ma ho deciso che è meglio rimangano segreto di Stato. Troppe complicazioni, troppi rischi… pensate un po’ di ritrovarvi alla corte di Enrico VIII con un carico di tubi elettronici! Cosa fareste? Se riusciste a usarli potreste incappare in un processo per stregoneria. O, se, per caso, un uomo del 2000 si trovasse solo nell’età della pietra.
No, meglio che le cose restino come sono.
Tuttavia, se nel trentesimo secolo un inventore creerà un meccanismo capace di far andare la gente avanti e indietro nel tempo, e tutti se ne serviranno, vorrà dire che i tempi sono maturi e che il Creatore lo permette. Dopo tutto, ci ha dato due occhi, due mani e un cervello perché ce ne serviamo, e quanto l’uomo fa con essi non può essere un paradosso.
Basta con la filosofia. Prendiamo il mondo com’è, e godiamo la nostra parte. Io ho trovato la mia Porta che dà sull’Estate, e non viaggerei più nel tempo per tutto l’oro del mondo, nel timore di scendere alla stazione sbagliata.
Mi contento di quello che ho, e l’unico dispiacere è che Pete sta invecchiando e ingrassando. Temo che fra non molto dovrà soggiacere al vero Sonno, il Sonno Eterno. Gli auguro con tutto il cuore che la sua piccola anima coraggiosa trovi nel paradiso dei felini la porta sull’estate, dove ci sono prati pieni d’erba e topi in quantità, dove ci sono mani carezzevoli e braccia pronte ad accoglierlo, e morbidi cuscini, e non ci sono piedi che diano calci.
Anche Ricky sta ingrassando, ma solo temporaneamente e per un motivo che mi rende felice, ed è più bella e cara che mai. Sto costruendo un letto idraulico che farò brevettare e sarà utile a tutte le donne nelle sue condizioni. Dovrei trovare anche il sistema di farla entrare e uscire dalla vasca da bagno con maggior facilità. Anche per Pete ho costruito un bagno per gatti, da usarsi quando fa brutto tempo, igienico, inodoro, automatico. Però Pete, da vero gatto, preferisce uscire, e non ha mai rinunciato alla convinzione che se uno prova tutte le porte, proprio tutte, troverà alla fine quella sull’Estate.
E credo che abbia ragione.