— Cosa c’è? Non ti piace che chiami Pete il mio robot? È un onore, sai? Sarà pronto prima che loro abbiano in produzione Sergio, e allora vedranno a che cosa gli è servito uccidere la gallina che fa le uova d’oro!
C’erano le luci accese in casa di Miles, e la sua macchina era ferma davanti al cancello. Parcheggiai la mia sul lato opposto, e dissi a Pete: — Sarà meglio che tu rimanga qui a badare alla macchina.
— Noooo!
— Se entri dovrai restare chiuso nella borsa.
— Brrrr.
— Non discutere. Se vuoi entrare, mettiti prima nella borsa.
Pete ubbidì.
Poco dopo Miles mi aprì la porta, e io entrai. Nessuno dei due fece il gesto di porgere la mano. Dopo che fummo entrati nel soggiorno, lui mi additò una sedia e io mi sedetti. C’era anche Belle.
— Che bellezza trovarti qui! — esclamai. — Non dirmi che sei venuta apposta per vedermi! — Quando si tratta di prendere la gente per il bavero non sto indietro a nessuno, io.
— Non fare lo sciocco — ribatté Belle, stizzita. — Di’ quello che hai da dire, e poi vattene.
— Eh, che premura! Si sta bene qui, nell’intimità, fra il mio ex-socio e la mia ex-fidanzata! Mi manca solo di riavere il mio ex-impiego, e poi sono a posto!
— Avanti, Dan, non prenderla su questo tono — intervenne Miles senza scomporsi. — Abbiamo agito per il tuo’bene, e sai che puoi tornare a lavorare con noi quando vuoi. Sarò felice se tornerai.
— Per il mio bene, eh? Come dissero al ladro di cavalli quando lo impiccarono. Quanto a tornare, lo chiedo a Belle. Posso?
— Se lo dice Miles, puoi di certo — rispose lei, asciutta, mordicchiandosi il labbro.
— Mi sembra ieri che continuavi a ripetere: «Se lo dice Dave». Ma tutto cambia, è la vita. E state sicuri che non tornerò con voi, ragazzi. Quindi, mettetevi il cuore in pace. Sono venuto stasera solo per mettere in chiaro un paio di cosette.
— E cioè? — disse Belle dopo aver scambiato un’occhiata con Miles.
— Ecco, in primo luogo vorrei sapere chi di voi due ha ideato l’imbroglio. O l’avete progettato insieme?
— Imbroglio è una brutta parola, Dan. Non mi piace — disse lentamente Miles.
— Andiamo, non essere troppo delicato. Se la parola è brutta, più brutta è stata l’azione che mi avete fatto, con quel contratto firmato senza che ne sapessi niente, eccetera. Chissà che non interessi l’FBI — aggiunsi, e lo vidi irrigidirsi.
— Non sarai così sciocco da tentare di darci dei fastidi?
— Fastidi? — dissi. — Ma ho intenzione di perseguitarvi in tutte le maniere possibili e immaginabili! E non ho ancora parlato del peccato più grosso: il furto dei disegni e dei progetti del Servizievole Sergio, nonché del prototipo della macchina.
— Di che furto vai parlando, se lavoravi per la Società! — disse Belle.
— Dici? Ma io ho quasi sempre lavorato di notte, e non sono mai stato un dipendente della ditta, Belle, come tu e Miles ben sapete. Impiegavo i dividendi delle mie azioni per acquistare materiale con cui eseguire prove ed esperimenti in stabilimento. Cosa diranno quelli della Mannix quando sapranno che ti ho denunciato per furto, perché gli apparecchi che tu offrirai loro, la Domestica Perfetta, Vanda Vetrina, e Sergio, non sono mai appartenuti alla Ditta ma sono stati portati via a me, con la frode?
— Dici delle enormi sciocchezze — ripeté Belle, torva. — Hai tanto di contratto con il quale si dimostra che dipendevi dall’azienda.
Io mi lasciai andare contro lo schienale, e scoppiai a ridere. — Sentite un po’, ragazzi, siamo qui tra noi, e nessuno ci sente. Levatemi una curiosità: chi di voi è l’autore di questo bel piano? Come si sia svolto, lo so. Tutte le sere Belle mi portava un mucchio di fogli da firmare, e se si trattava di diverse copie dello stesso documento, perché non perdessi tempo a rileggere le stesse cose aveva già segnato con una crocetta il punto in cui dovevo apporre la firma. Adesso so che fra le varie lettere e documenti ha fatto abilmente scivolare l’originale e le copie di quel contratto balordo. Quindi non voglio sapere chi ha eseguito l’imbroglio, ma solo chi l’ha ideato. Tu, Belle? Sei abbastanza furba, ma una semplice dattilografa non potrebbe elaborare clausole tanto perfette e inattaccabili dal punto di vista legale. O hai chiesto il consiglio di un avvocato?
— Basta, Dan — m’interruppe Miles con un gesto annoiato. — Non cercare di farci cadere in trappola con delle ammissioni che siamo ben lungi dal farti. Chi ci dice che tu non abbia un registratore nascosto in quella borsa?
— Già, avrei potuto farlo, ma non ci ho pensato — dissi. Diedi un colpetto sulla borsa, e Pete sporse la testa. — Capito, Pete? State attenti, amici. Pete ha una memoria da elefante e non dimentica niente. No, Miles, sono il solito babbeo, e non ho pensato a portare un registratore. Continuo a essere ingenuo e fiducioso, a fidarmi di tutti come ho fatto con voi due. Di’, Miles, Belle è avvocato per caso? O sei stato tu, con ammirevole sangue freddo, a stendere quelle bellissime clausole?
— Dan! — esclamò Belle. Poi, rivolta a Miles: — Con il suo ingegno, sarebbe capace di aver creato un registratore grande come un portasigarette. Chi ti dice che non l’abbia in tasca?
— Ottima idea, mia cara. Ci penserò — dissi.
— Ci ho pensato anch’io — le rispose Miles ignorando il mio intervento. — E se è così, tu stai proprio parlando in modo compromettente, sai? Cerca di stare attenta.
Belle rispose con una parola che non avrei mai supposto potesse usare. Inarcando le sopracciglia, osservai: — Ah, ah, cominciate già a litigare, voi due? Eh, fra disonesti, non ci si può mai fidare!
— Dan, bada a quello che dici! — esclamò Miles, minaccioso.
— Non crederai di farmi paura — dissi, con un’alzata di spalle. — Sono più giovane di te, e posso darti un’ottima dimostrazione pratica di judo, se vuoi. Non credo che arriveresti a spararmi. È troppo rumoroso. Tu sei il tipo che trama nell’ombra, ormai l’ho capito. Sei un bugiardo, un ladro e un imbroglione — dissi. Poi, a Belle: — Mio padre mi diceva che non si deve mai chiamare bugiarda una signora, ma tu non sei una signora, faccia di angioletto. Sei una bugiarda, un’imbrogliona, e una sgualdrina!
Belle avvampò, lanciandomi un’occhiata con un’espressione che la imbruttì tanto era carica d’odio. — Miles! — strillò. — Te ne stai lì seduto come se niente fosse, mentre questo…
— Taci! — le intimò il mio ex-socio. — Non capisci che fa apposta per farci perdere la pazienza e indurci a fare qualche dichiarazione compromettente?
Belle tacque, ma la sua faccia era più che mai minacciosa.
— Dan — disse allora Miles, rivolto a me — mi sono sempre ritenuto un uomo pratico. Ho cercato di farti ragionare prima che tu ci lasciassi, e quando è stato troppo tardi ho fatto in modo che tutto fosse sistemato nel modo migliore.
— Sì — convenni — è stato un furto rapido, tranquillo, ed eseguito a puntino.
— Non sprecare il fiato, perché tanto con me non attacca. Insomma, quello che voglio è riuscire a metterci d’accordo pacificamente. Tu sai benissimo che non potresti mai vincere una causa contro di noi, anche se ti affidassi ai migliori avvocati. Quindi è meglio per te dirmi quello che vorresti, e non è detto che non ci si possa mettere d’accordo.
— Va bene — risposi prontamente. — E allora di’a Belle che mi restituisca le azioni che le avevo regalato come dono di fidanzamento.
— No! — esclamò Belle.
Miles le sibilò irosamente: — Vuoi stare zitta sì o no?
— Perché non vuoi, mia ex-amata? — le dissi io. — Posso benissimo costringerti con le cattive a rendermele, dal momento che te le ho date solo in considerazione del fatto che mi avresti sposato. A meno che tu non sia ancora disposta a mantenere la promessa — aggiunsi.