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«Ah, sì, è vero. Grazie per avermelo ricordato.» Esitai. «Ma, vede, penso che dovrei avere un fascicolo.»

«Sono d’accordo con lei», disse Talbot. «Lo preparerò immediatamente. È sempre stata… solo una questione di tempo.»

Risi sommessamente, nonostante tutto. Era così cerimonioso. Accennai un piccolo inchino di congedo, e Talbot lo ricambiò con garbo.

Poi gli passai accanto con tutta la velocità di cui ero capace; afferrai Louis e me ne andai passando dalla finestra; e salii e salii al di sopra del parco fino a quando discesi su un tratto solitario della strada per Londra.

Lì era più buio e più freddo, con le querce che nascondevano la luna, e mi piaceva. Mi piaceva la pura oscurità! Rimasi così, con le mani affondate nelle tasche, a guardare la lontana, fioca aureola di luce che aleggiava sopra Londra. E risi tra me, con una gaiezza insopprimibile.

«Oh, è stato meraviglioso, è stato perfetto!» esclamai fregandomi le mani; poi strinsi quelle di Louis, che erano ancora più fredde delle mie.

L’espressione di Louis mi mandò in estasi. Stavo per essere assalito da una crisi d’ilarità.

«Sei un bastardo, lo sai?» disse. «Come hai potuto fare una cosa simile a quel pover’uomo! Sei un diavolo, Lestat. Dovresti essere rinchiuso in una segreta!»

«Oh, suvvia, Louis», dissi. Non riuscivo a smettere di ridere. «Cosa ti aspettavi da me? E quell’uomo è uno studioso del sovrannaturale. Non perderà la ragione. Cosa si aspettano tutti da me?» Gli passai il braccio intorno alle spalle. «Vieni, andiamo a Londra. È una camminata lunga, ma è ancora presto. Non sono mai stato a Londra: lo sapevi? Voglio vedere il West End e Mayfair e la Torre, sì, andiamo alla Torre. E a Londra intendo nutrirmi! Andiamo.»

«Lestat, non c’è niente da ridere. Marius sarà furioso. Saranno tutti furiosi!»

La mia crisi d’ilarità stava peggiorando. Ci avviammo lungo la strada, di buon passo. Era così piacevole camminare. Nulla avrebbe mai potuto prendere il posto del semplice atto del camminare… sentire l’erba sotto i piedi e l’odore dolce dei comignoli sparsi nel buio e il sentore freddo e umido dell’inverno nei boschi. Oh, era bellissimo. E avremmo procurato a Louis un soprabito decente, quando fossimo arrivati a Londra, un bel cappotto nero e lungo, con il collo di pelliccia perché potesse stare caldo come adesso stavo caldo io.

«Senti quello che ti sto dicendo?» chiese Louis. «Non hai imparato proprio nulla, vero? Sei ancora più incorreggibile di prima!»

Ricominciai a ridere, incapace di trattenermi.

Poi, più seriamente, rievocai la faccia di David Talbot e il momento in cui mi aveva sfidato. Bene, forse aveva ragione: sarei ritornato. Chi diceva che non potevo tornare a parlargli, se volevo? Chi lo diceva? Ma avrei dovuto lasciargli un po’ di tempo per pensare a quel numero telefonico e per perdersi di coraggio a poco a poco.

L’amarezza ritornò, e una grande tristezza sonnolenta che all’improvviso minacciava di travolgere il mio piccolo trionfo. Ma non l’avrei permesso. La notte era troppo bella. E la diatriba di Louis diventava sempre più animata e divertente.

«Sei un diavolo perfetto, Lestat!» stava dicendo. «Ecco che cosa sei! Il diavolo in persona!»

«Sì, lo so», dissi. Mi piaceva guardarlo e vedere che la collera lo saturava di vita. «E mi piace sentire quando lo dici, Louis. Ho bisogno di sentirtelo dire. Non credo che nessuno saprà mai dirlo come te. Suvvia, ripetilo. Sono un diavolo perfetto. Dimmi quanto sono malvagio. Mi fa piacere!»

FINE