Le stringo il volto tra le mani mentre mi curvo per baciarla. «Sì, tesoro», rispondo, «e non sai quanto ho bisogno di te, quanto ti amo, quanto ti ho sempre amata.»
Forse mi troverebbe più affascinante adesso, a causa di ciò che mi è accaduto… l’orrore inaspettato che ho visto, la sofferenza inevitabile che mi ha colpito. Si tratta di una verità spaventosa: il dolore può renderci più profondi, può conferire un maggiore splendore ai nostri colori e una risonanza più ricca alle nostre parole. Questo avviene se non ci distrugge, se non annienta l’ottimismo e lo spirito, la capacità di avere visioni e il rispetto per le cose semplici e indispensabili.
Vi prego di perdonarmi se sembro amareggiato.
Non ho il diritto di esserlo. Sono stato io a dare l’avvio a tutto; e, come si dice, ne sono uscito tutto d’un pezzo. Per molti della nostra specie non è stato così. Ci sono stati anche dei mortali che hanno sofferto. Questo è imperdonabile. E sicuramente, dovrò pagare per tutto ciò.
Ma vedete, ancora non capisco bene cosa sia successo. Non so se fu una tragedia, o soltanto un’avventura priva di significato, o se qualcosa di assolutamente magnifico avrebbe potuto nascere dai miei errori, qualcosa che avrebbe potuto innalzarmi dall’incoerenza e dall’incubo verso la luce ardente della redenzione.
Forse non lo saprò mai. Il fatto è che ormai è finita. E il nostro mondo, il nostro piccolo regno personale, è più piccolo, più tenebroso e sicuro che mai. Mai più sarà ciò che era.
È strano che non avessi previsto il cataclisma, anche se, per la verità, non prevedo mai la conclusione di ciò che inizio. È il rischio che affascina, il momento della possibilità infinita. Mi attrae attraverso l’eternità come nessun’altra cosa allo stesso modo.
Dopotutto, ero così anche quando vivevo duecento anni fa… irrequieto, impaziente, sempre in cerca dell’amore e di una bella rissa. Quando partii per Parigi nel decennio 1780-90 per diventare un attore, non sognavo che di iniziare… il momento in cui, ogni sera, si alzava il sipario.
Forse gli antichi avevano ragione. Mi riferisco ai veri immortali, i bevitori di sangue che sono sopravvissuti ai millenni e affermano che nessuno di noi cambia veramente con il passare del tempo, e che diventiamo sempre più ciò che siamo.
Per dirla in un altro modo, si diviene più saggi quando si vive per centinaia d’anni: ma si ha anche più tempo per subire quelle trasformazioni negative che ci attribuiscono i nemici.
E io sono lo stesso diavolo che ero un tempo, il giovane che voleva essere al centro della scena, dove tutti possono vedermi meglio e magari amarmi. Una cosa è inutile senza l’altra. E desidero tanto divertirvi, affascinarvi, indurvi a perdonarmi ogni cosa… Gli attimi casuali di contatto segreto e di riconoscimento, temo che non saranno mai sufficienti.
Ma sto correndo troppo, no?
Se avete letto la mia autobiografia, vorrete sapere di cosa sto parlando. Qual è il disastro cui alludo?
Bene, riesaminiamo la situazione. Come ho detto, scrissi il libro e incisi l’album perché volevo farmi vedere, essere riconoscibile per ciò che sono, fosse pure solamente in termini simbolici.
In quanto al rischio che i mortali potessero realmente comprendere, rendersi veramente conto che io ero esattamente ciò che dichiaravo di essere… ebbene, anche questa possibilità mi eccitava. Lasciate che ci diano la caccia, lasciate che ci annientino… in un certo senso questo era il mio desiderio più ardente. Non siamo degni di esistere; dovrebbero ucciderci. E pensate alle battaglie! Ah, combattere contro coloro che sanno davvero chi sono!
Ma non mi ero mai atteso un simile confronto; e il musicista rock era una copertura troppo meravigliosa per un demonio come me.
Fu la mia stessa gente a prendermi alla lettera e a decidere di punirmi per quanto avevo fatto. E naturalmente avevo contato anche su questo. Dopotutto avevo raccontato la nostra storia nell’autobiografia; dopo aver giurato di non tradirli mai, avevo rivelato i nostri segreti più profondi. Mi pavoneggiavo davanti ai riflettori e agli obiettivi. E se uno scienziato avesse messo le mani su di me? O, più probabilmente, se uno scrupoloso agente di polizia, per una insignificante infrazione al codice della strada cinque minuti prima del levar del sole, mi avesse messo in carcere, identificato e classificato… durante le ore del giorno, mentre ero in condizioni d’impotenza, sarei stato lì a soddisfazione dei peggiori scettici mortali di questo mondo?
Certo, non era molto probabile. Non è probabile neppure ora. (Anche se potrebbe essere molto divertente, davvero!)
Tuttavia era inevitabile che i miei simili si infuriassero per i rischi che correvo, e tentassero di bruciarmi vivo o di ridurmi in tanti pezzetti immortali. Soprattutto i giovani erano troppo stupidi per capire che eravamo al sicuro.
È con l’avvicinarsi della sera del concerto, mi sorpresi a sognare quelle battaglie. Sarebbe stato un grande piacere annientare coloro che erano malefìci quanto me, aprire un vuoto nelle file dei colpevoli, e sminuire la mia immagine.
Eppure, vedete, la gioia di essere là fuori, a far musica e teatro, a creare quei momenti di magia… alla fine il vero significato fu proprio questo. Volevo essere vivo. Volevo essere semplicemente umano. L’attore mortale che era andato a Parigi duecento anni prima e aveva incontrato la morte sul boulevard avrebbe avuto finalmente il suo momento.
Ma continuiamo con il riesame: il concerto fu un successo. Ebbi il mio momento di trionfo davanti a quindicimila fan mortali che urlavano; e c’erano con me due dei miei più grandi amori immortali, Gabrielle e Louis, le mie creature, i miei amori dai quali ero rimasto separato per troppi anni di tenebra.
Prima che la notte terminasse, sconfiggemmo i vampiri nefasti che avevano cercato di punirmi per ciò che stavo facendo. Ma in quelle scaramucce avemmo un alleato invisibile: i nostri nemici eruppero in fiamme prima di avere la possibilità di farci male.
Con l’appressarsi del mattino, ero troppo euforico per prendere sul serio il pericolo. Ignorai gli avvertimenti appassionati di Gabrielle… era troppo dolce tenerla di nuovo fra le braccia. E respinsi i sospetti tenebrosi di Louis come avevo sempre fatto.
E poi il caos, il ciglio dell’abisso…
Mentre il sole sorgeva su Carmel Valley e io chiudevo gli occhi come devono fare i vampiri in quel momento, mi accorsi di non essere solo nella mia tana sotterranea. La mia musica non aveva raggiunto soltanto i vampiri giovani: le mie canzoni avevano destato dal sonno profondo i più antichi esponenti della nostra specie.
E mi trovai in uno di quegli attimi di rischio e di possibilità. Cosa sarebbe avvenuto, poi? Sarei finalmente morto, o forse rinato?
Ora, per raccontarvi tutta la storia di ciò che accadde in seguito, devo tornare indietro nel tempo.
Devo ritornare a circa dieci notti prima del concerto fatale e devo farvi entrare nelle menti e nei cuori di altri esseri che rispondevano alla mia musica e al mio libro in modi di cui sapevo poco o nulla, allora.
In altre parole, stavano accadendo molte cose che dopo avrei dovuto ricostruire. È la ricostruzione di quei fatti che ora vi propongo.
Quindi usciremo dai confini lirici e ristretti della prima persona singolare; e come hanno fatto mille scrittori umani balzeremo nella mente e nell’anima di «molti personaggi». Galopperemo nel mondo della «terza persona» e viaggeremo a cavallo della polifonia costruita dal «punto di vista multiplo».