— Sta tornando in sé.
— Fatele spazio, maledizione!
— Non abbiamo dato niente a quella cagna, noi.
— Theresa, non sei legata, tu. Non lo abbiamo fatto. — Josh le stava inginocchiato accanto, senza toccarla. Theresa si concentrò sulla respirazione. A volte gli attacchi le venivano in coppia o perfino tre alla volta. Il solo pensiero le fece aumentare il battito cardiaco e le mozzò il respiro.
— Ti ho detto che non ti abbiamo legata, noi.
Il volto di Josh era gentile. Com’era possibile, ricevere gentilezze da un Vivo? Non poteva capire quello che le era successo, non lo capiva nemmeno Jackson. Theresa cercò di respirare profondamente.
Patty intervenne: — Deve essere vero. Quello che abbiamo sentito. Che nemmeno le enclavi hanno più siringhe del Cambiamento. — Il suo tono di voce era vagamente compiaciuto.
Theresa si sedette. Casa. Doveva tornare a casa. Le avrebbero permesso di tornare a casa? Che cosa le avrebbero fatto? Le si riempirono gli occhi di lacrime.
— Oddio, sta piangendo, lei — disse Patty. — Lasciamo andare questa strega.
— No, aspetta — si intromise Mike. — Ha un’unità mobile. Conosce codici di ingresso che ci potrebbero servire.
— Ma non sa niente, quella. Guardala! Non è nemmeno Cambiata!
— E allora? Ha parecchia roba stipata nel cervello, è un Mulo.
Josh le si avvicinò. Theresa si contrasse. Lui aveva un respiro dolce e caldo ma, in qualche modo, estraneo. Le disse, a voce molto bassa: — Alzati, intanto che stanno discutendo. Entra nell’aeromobile e parti.
Lei lo guardò sconcertata. Lui le fece un cenno di assenso col capo, l’aiutò ad alzarsi e le sussurrò qualcosa all’orecchio. Mike e Patty avevano cominciato a prendersi a spinte, i volti sconvolti, le parole che uscivano come sputi dagli angoli della bocca. Theresa corse verso l’aeromobile.
— Fermatela! — gridò Mike. — Fermati!
Theresa inciampò e cadde. Aveva il fiatone, il terreno sembrò vacillare e bloccarla: "non di nuovo". Non un altro attacco. Si costrinse ad alzarsi in piedi e si guardò alle spalle.
Patty e Mike cercavano di inseguirla, ma ogni volta che si allontanavano di qualche metro da Josh si fermavano, tornavano indietro e tentavano di trascinarlo con loro. Josh si faceva pesante e floscio come un sacco di stracci. Mike e Patty non potevano inseguire Theresa senza di lui.
Lei arrancò nell’aeromobile e crollò all’interno. — Chiusura portiere. Decollo automatico… Coordinate di casa. — L’aeromobile decollò.
Sotto, vide Patty che trascinava Josh.
Theresa si accasciò sul sedile, cercò di controllare la respirazione, di impedire al mondo di vorticare in un’altra nauseante ondata nera. Casa. Doveva tornare a casa. Non sarebbe dovuta uscire, non sarebbe dovuta partire dall’enclave, non avrebbe dovuto pensare di essere forte o valorosa e di riuscire a scoprire qualcosa sulla luce. Era soltanto un Mulo difettato e privilegiato. No, quelle persone avevano "torto", quella non era la giusta via, corteggiare la morte per costringersi a fare parte di una comunità, no, no, no. Così no. La risposta non era quella.
Chiuse gli occhi. Escluse il mondo che vorticava ma non riuscì a escludere la cosa che più la terrorizzava. La cosa più terribile di un pomeriggio di terrore: il volto di Josh che le sussurrava un’ultima frase. Gentili, cariche di rammarico, orribili, le sue parole.
— "Non sei pronta, tu. Almeno non ancora."
Theresa rabbrividì. Non sarebbe mai stata pronta per una cosa simile. Legata per sempre a tre metri da due Vivi, condannata a morire se li avesse lasciati. No. Era sbagliato. Un vicolo cieco.
Ma che cosa stava "facendo" Miranda Sharifi?
E che cosa avrebbe fatto Theresa?
Era nuovamente sola con la sua vita vuota.
Interludio
DATA TRASMISSIONE: 1 Dicembre 2120
A: Base Selene, Luna
VIA: Stazione Terrestre San Diego, Satellite CEO C-988 (U.S.), Holsat IV (Egitto)
TIPO MESSAGGIO: Non codificato
CLASSE MESSAGGIO: Classe B, Trasmissione Privata a Pagamento
GRUPPO DI ORIGINE: Coalizione Genitori di San Diego
MESSAGGIO:
Dottoressa Miranda Sharifi e Associati,
sapendo, come sappiamo, che lei incarna con fermezza il principio che le persone non sono mai se stesse più di quando compiono scelte per altri, le sottoponiamo una richiesta. Il suo dono delle siringhe del cambiamento ha trasformato le nostre vite. Grazie ai suoi sforzi, i nostri figli sono più sani e forti. Tuttavia la scorta di siringhe del Cambiamento nella nostra enclave, come nelle altre, si sta riducendo. Ben presto sparirà. I bambini nati in seguito saranno vulnerabili alle malattie, all’avvelenamento accidentale, ai pericoli.
Dottoressa Sharifi, la preghiamo, non permetta che ciò accada. I nostri figli ci sono preziosi. Sono tutto il nostro futuro. Lei è stata così compassionevole e benevola con noi esseri umani che noi, i genitori dell’Enclave di San Diego, le chiediamo di esserlo di nuovo. Le chiediamo altre siringhe del Cambiamento per i nostri figli non ancora nati. Faccia che questa rappresenti, partendo dalla sua profonda conoscenza dell’umanità, la sua prima meta scientifica. Non lo chiediamo per noi ma per i bambini.
CONFERMA RICEZIONE: Nessuna
5
Volavano sull’Africa da meno di mezz’ora, quando l’aereo cominciò a scendere. Jennifer Sharifi guardò fuori dal finestrino. Nell’alba rosata i profili di una città risultavano indistinti, come se gli edifici potessero anche non essere effettivamente lì. "Principio di indeterminazione di Heisenberg" pensò lei, e non sorrise.
— Atar — annunciò Will Sandaleros e si stirò come poteva nei limiti angusti del Mitsu-Boeing quattro posti. Due giorni addietro lui e Jennifer erano scesi dal Rifugio, la prima volta in quattro mesi da quando erano tornati dalla Terra alla stazione orbitale degli Insonni. Ogni traccia di Miranda e degli altri Super era eliminata dal Rifugio. Anche gli amici imprigionati con Jennifer erano tornati alla stazione orbitale, le loro condanne più brevi scontate ormai da tempo: Caroline Renleigh, Paul Aleone, Cassie Blumenthal e gli altri. Erano tornati per portare a termine la lotta per la libertà.
Soltanto Jennifer e Will, tuttavia, avevano intrapreso quel viaggio fino allo spazioporto di Madeira. Si erano trasferiti direttamente all’Hotel Machado, costruito e posseduto dal Rifugio attraverso una serie complessa di holding cieche, un lussuoso albergo commerciale che garantiva una sicurezza totale agli emissari esecutivi delle stazioni orbitali e terrestri. Per due giorni erano rimasti nella loro camera dallo scudo a energia-Y mentre il personale dell’albergo, costituito per metà da Insonni e per metà da Normali ben pagati, aveva scoperto l’identità di tutti gli agenti, i reporter, i terroristi e i pazzi che seguivano inevitabilmente a scia Jennifer Sharifi. La notte precedente, Jennifer e Will avevano lasciato il Machado, servendosi di un tunnel sotterraneo costruito con l’albergo e così ben schermato che soltanto dieci persone al mondo ne conoscevano l’esistenza. Un’auto li aveva portati sulla costa e al Mitsu-Boeing. Will, abituato all’esercizio fisico, era irrequieto dopo tre giorni passati all’interno di veicoli e di camere blindate.
Jennifer non era mai irrequieta. Aveva imparato a restare seduta completamente immobile e a ritirarsi nei propri pensieri per ore, per giorni. Per mesi. Anche Will avrebbe dovuto imparare. Era una disciplina necessaria per racchiudere tutto quello che si aveva dentro e ridurlo a un singolo punto, come la luce del sole focalizzata da un’immobile lente di ingrandimento. Un punto incandescente.
— Ci staranno aspettando? — chiese lei al di sopra dello schienale del sedile al pilota. Lui annuì. I suoi capelli scuri, gli occhi grigi e i lineamenti imperturbabili potevano venire da cinque diversi continenti. Non parlava mai. Al suo fianco la guardia del corpo Insonne, Gunnar Gralnick, controllò le proprie armi.