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— Un’assistente ispettore fa parte del mio contratto. Rileggilo.

— Un assistente esperto, non una specie di dilettante…

— Un tempo Vicki lavorava per l’Ente di Controllo per gli Standard Genetici. È esperta di spionaggio. Adesso mostrami come posso collegarmi immediatamente con Lizzie mentre Vicki è in Decontaminazione.

Cazie si morse il labbro inferiore con una forza tale da far cadere una goccia di sangue rosso brillante. Quindi spiegò gelidamente: — Prosegui per questo corridoio e attraversa l’ultima porta sulla sinistra. — Jackson comprese che Cazie aveva accettato il cambiamento di rapporti fra loro e che aveva superato la cosa. Quella singola goccia di sangue olografico era l’unica ammissione che lui avrebbe mai visto. O che Cazie si sarebbe permessa di provare.

La porta conduceva a una stanza della dimensione di un’alcova con un terminale standard e indipendente collegato al sistema dell’edificio. Jackson disse: — Chiamata per Lizzie Francy, all’interno dello stabilimento.

— Dottor Aranow! Non si preoccupi per Theresa, è tornata a casa e sta dormendo.

— Theresa? Tornata a casa? Ma di che stai parlando?

Lizzie sogghignò. Jackson si accorse che stava scoppiando per l’eccitazione e l’autosoddisfazione. Era tutta scompigliata: fili d’erba, molto verde, molto modificata geneticamente, fra i capelli, il volto sporco, la stridente tuta gialla più stropicciata di quanto pensava che potesse stropicciarsi una tuta di plastica. Rappresentava una macchia vivida, giovane, disordinata nell’immacolato loculo di lavoro della Kelvin-Castner, e Jackson si sentì sollevare lo spirito solo a guardarla.

— Sono venuta a piedi fino a Manhattan Est per trovare lei, perché ho qualcosa di importante da dirle per cui non potevo aprire una comunicazione…

— Allora non dirlo qui.

— Certo che no — ribatté con disprezzo Lizzie. — Comunque sono arrivata a Manhattan Est per conto mio, le dirò dopo come, poi un robot della sicurezza mi ha pizzicato e mi ha sbattuta in prigione. Ho finto un’emergenza medica e ho costretto l’unità medica ad aprire un collegamento con casa sua, soltanto che lei non c’era, e allora ho parlato con Theresa, e lei è venuta giù alla prigione e mi ha tirata fuori…

— "Theresa"? Come ha potuto…

— Non lo so. Fa qualcosa di strano col cervello. Comunque, quando Theresa ha cominciato a spaventarsi troppo, l’ho portata a casa e ho usato il suo sistema per chiamare Vicki che, ho scoperto, stava cercando me. Mi ha portato qui perché ha detto che lei aveva bisogno di me. Ma io prima le volevo riferire che il roboinfermiere dice che Theresa sta bene e che sta dormendo. Anche Dirk sta bene: ho chiamato mia madre.

A Jackson vennero le vertigini. Lizzie, una Viva, appena più che una bambina, aveva camminato per trecento chilometri fino a New York, aveva superato quello che si riteneva uno scudo a energia impenetrabile, aveva sovvertito l’equipaggiamento di sicurezza della Patterson Protect e stava seduta lì, bramosa di scagliarsi contro una delle più importanti compagnie farmaceutiche del mondo. "L’individuo non era realmente importante per un cambiamento radicale?"

— Ascolta, Lizzie. Ho bisogno che tu mi scriva dei programmi di segnalazione per una lista di combinazioni di parole chiave che io ti fornirò, per ricercarle in tutta la documentazione della Kelvin-Castner. Copiami tutto quello che viene evidenziato, indicando chiaramente una doppia segnalazione.

Lizzie lo fissò con espressione perplessa. Quello che lui le chiedeva di fare era una cosa che poteva realizzare chiunque avesse un minimo di familiarità con i sistemi informatici. Lui pronunciò le ultime parole molto lentamente e con grande attenzione, fissandola direttamente negli occhi, sperando che lei comprendesse.

— È molto importante. Ho bisogno che tu faccia quello che sai fare meglio.

Lei comprese. Jackson lo capì dal sorriso. Quello che lei sapeva fare meglio era trafugare dati in fretta, confondendo le proprie tracce mentre procedeva: nemmeno gli esperti informatici della K-C sarebbero riusciti a seguirla e sarebbero sempre stati una mossa dietro di lei. Avrebbe trovato i dati nascosti corrispondenti alle combinazioni segnalate ben più in fretta di quanto si aspettassero e li avrebbe copiati nella propria biblioteca di cristallo più velocemente di quanto avrebbero creduto possibile. Specialmente di quanto avrebbero creduto possibile per una ragazzina Viva.

Dopo che lei vi fosse riuscita, Jackson avrebbe avuto dati sufficienti per una subpoena duces tecum, usando i documenti privati della K-C.

— Va bene, dottor Aranow — disse allegramente Lizzie, e lui avrebbe giurato che appariva così sciocca e mezza tonta da mettere sulla falsa pista qualsiasi osservatore della K-C. Si stava "divertendo", quella streghetta.

Jackson no. Lasciò che Cazie lo accompagnasse al primo dei laboratori della K-C e che lo presentasse al tecnico junior di laboratorio (insulto di status, ovviamente) cui era stato affidato il compito di spiegare la ricerca all’intruso esterno. Jackson si preparò a sentire un fiume di riassunti irrilevanti, a esaminare esperimenti irrilevanti in atto e a chiedersi dietro quali porte sigillate procedesse il vero lavoro, in direzioni che non avrebbero reso il piccolo Dirk meno impaurito di fronte agli alberi che aveva davanti alla porta di casa.

"Penetra in profondità, Lizzie e fallo in fretta."

A mezzanotte, Jackson aveva un forte mal di testa. Per ore si era concentrato sulle ricerche che gli erano state mostrate, cercando di distinguere le fumose linee di quello che invece non gli veniva mostrato. Non aveva mangiato. Non aveva assunto luce solare. Cervello e corpo non ne potevano più.

Per la prima volta si accorse che Vicki non era ancora arrivata.

— Questo particolare sviluppo di proteine sembrava promettente, da principio — disse il ricercatore anziano che Jackson aveva insistito perché sostituisse il giovane tecnico di laboratorio come guida. — Ma come vede dal modello, la ionizzazione gangloidea…

— Dov’è Victoria Turner? La mia assistente doveva essere qui parecchie ore fa.

Il dottor Keith Whitfield Closson, uno dei più eminenti microbiologi degli Stati Uniti, fissò freddamente Jackson. — Non ho la minima idea di dove siano i suoi, dottore.

— No. Mi dispiace. Grazie per il suo tempo, dottore, ma penso che faremmo meglio a riprendere domani mattina. Se volesse indicarmi gentilmente dove si trovano i miei appartamenti…

— Dovrà chiamare il sistema dell’edificio perché le mandi una ologuida — rispose Closson ancor più freddamente. — Buona notte.

L’edificio lo condusse in camera sua, un rettangolo indefinibile studiato per essere confortevole ma non esteticamente gradevole. Letto, armadio, scrivania, sedia, terminale. Jackson usò il terminale della camera per chiamare Lizzie.

Lei era seduta da sola nella stessa stanza di molte ore prima, un gomito sul tavolo disseminato dei resti di un pasto per bocca. Aveva i capelli che le sparavano in tutte le direzioni, evidentemente tirati nel bel mezzo della battaglia, e gli occhi neri le scintillavano. Non sembrava stanca nemmeno lontanamente. All’improvviso Jackson si sentì vecchio.

— Lizzie come stanno procedendo i programmi di segnalazione?

— Bene — sogghignò lei. — Mi sto avvicinando a un segnale molto interessante. Oh, Vicki mi ha detto di dirle che sta passando attraverso la Decontaminazione e sarà lì presto per parlarle.

— Come mai ci ha messo tanto?

— Glielo dirà personalmente. Mi dispiace, Jackson, ma devo tornare al lavoro.

Era la prima volta che Lizzie lo chiamava per nome. Suo malgrado, Jackson sorrise mestamente. Lizzie lo considerava suo pari. Che effetto gli faceva?

Era troppo stanco per provare effetti per qualsiasi cosa.

Quando uscì dalla doccia, con il pigiama verde omaggio Kelvin-Castner, Vicki era seduta sull’unica sedia verde omaggio K-C.