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Vicki mormorò: — E non hanno mai sentito parlare dei Giacobini. — Però lo sguardo di affetto che lanciò a Lizzie fu sincero.

Shockey chiese: — Dottore. Viene con noi, lei, per l’ultima grande spinta? Potrebbe imparare qualcosa.

— Vero, dottore — disse Vicki. — Dopo tutto, con il nostro movimento popolare noi stiamo creando un eccezionale nuovo corso politico nella storia in direzione della democrazia.

— Maledettamente giusto — commentò Shockey. Il giovanotto sembrò allargarsi, sollevando di altri cinque centimetri la coccarda che teneva sull’ampia spalla. "Pallone gonfiato" pensò Jackson.

Lizzie stava quasi ballando per l’eccitazione. I capelli neri le sparavano in più direzioni di quante Jackson immaginasse possibile. — Se riusciremo a convincere quella gente a registrarsi questa sera, dottor Aranow, avremo il novantatré per cento di partecipazione di Vivi. Quattromilaquattrocentoundici votanti Vivi nella contea, per l’inverno. Ora, lei ha detto che Susannah Wells Livingston non era una vera e propria candidata, soltanto un concorrente fantoccio rispetto a Donald Thomas Serrano, e che Serrano avrebbe ottenuto il voto di quasi tutti gli iscritti alla lista. Questo significa quattromilaottantadue voti. Anche se non riuscissimo a convincere quest’ultima tribù, dovremmo essere in grado di vincere.

— "Io" dovrei vincere comunque — precisò Shockey.

— D’accordo, "tu" dovresti vincere comunque — disse Lizzie. Jackson si accorse che era troppo entusiasta per preoccuparsi di discutere con Shockey. — Ce la faremo!

Jackson lanciò un’occhiata a Vicki. Lei annuì. — Diglielo tu, Jackson. Forse ascolterà almeno te.

— Lizzie… — cominciò Jackson e si fermò. Odiava l’idea di ferirla in quel momento. Quanto tempo era passato dall’ultima volta che aveva visto del genuino entusiasmo per qualcosa di costruttivo? — Lizzie, avere il vantaggio numerico nei votanti registrati non ti garantirà una vittoria. Ci sono ancora tre mesi prima dell’elezione vera e propria di aprile. Nel giro di tre mesi, Donald Serrano farà tutto quello che sarà nel suo considerevole potere per convincere i tuoi elettori Vivi a votare per lui. E ogni singolo politico Mulo lo aiuterà, inclusa Sue Livingston. Se voi doveste vincere, infatti, rappresentereste un precedente di outsider eletti al governo potenzialmente devastante.

— Non siamo outsider, noi! — esclamò Shockey.

— Per la struttura politica di Muli lo siete. Non vogliono che voi prendiate decisioni che li influenzino. Nemmeno le piccole decisioni periferiche di un supervisore distrettuale. Vogliono tenervi fuori e cercheranno di farlo acquistando i voti di ogni elettore legalmente iscritto nella Contea di Willoughby. Lo faranno con coni a energia-Y, impianti stereo, unità mediche, cibo pregiato, scooter e ogni altro bene materiale che potranno offrire subito, mentre voi potrete soltanto promettere di fornire, forse, in futuro.

Lizzie corrugò la fronte. — Pensa che falliremo per questo? Che saremo comperati in questo modo?

Jackson rispose serenamente: — Siete stati comperati in questo modo per quasi cento anni.

— Ma adesso non più! Siamo diversi ora, noi! Dopo il Cambiamento! Non abbiamo più bisogno di voi!

— Che è poi il motivo per cui vogliamo che adesso tu ci dia un passaggio — disse Vicki. — Guadagnati la paga, Jackson. Lizzie, Shockey, entrate in aeromobile.

Lo fecero. Vicki gli fornì la direzione, e i quattro volarono in silenzio per vari minuti sopra un terreno accidentato, disseminato di detriti invernali. Rami caduti per il vento, cespugli avvizziti, foglie morte bagnate e cumuli di neve alta. Alla fine Jackson chiese: — Volete che atterri direttamente presso il loro accampamento? O è meglio che non vedano un Mulo associato con questa impresa di Vivi?

— No — rispose Lizzie sorprendendolo. — Viene anche lei. Queste persone, in particolare, è meglio che la vedano.

La tribù, come molte altre, aveva trascorso l’inverno in un impianto abbandonato di trasformazione alimentare. Jackson immaginò che quello avesse lavorato le mele dei frutteti ormai inselvatichiti che ricoprivano le basse colline. Non venne loro incontro nessuno. Lizzie, portando in braccio Dirk che dormiva ancora, fece strada fino al retro dell’edificio dove, sotto la solita tenda che proteggeva il terreno di alimentazione, era in corso il pranzo.

Sessanta o settanta Vivi erano stesi o seduti sul terreno smosso, assorbendo sostanze nutrienti e luce del sole. Per un istante Jackson ebbe un’immagine della festa di Terry Amory a cui lo aveva trascinato Cazie. Ma non c’era pericolo di confondere le due occasioni. Quei Vivi erano… be’, Jackson odiava doverlo ammettere perché era il peggior tipo di settarismo disumanizzante… del genere di Ellie Lester. Tuttavia era la verità. I Vivi erano repellenti.

Schiene pelose, seni cadenti, ventri e cosce flaccidi, proporzioni sgraziate, volti con elementi troppo vicini, troppo lontani oppure mal combinati fra loro. Non importava nemmeno che la pelle di tutti fosse liscia, sana e priva di imperfezioni grazie al Depuratore Cellulare. Da quando aveva finito il suo internato, Jackson aveva visto fondamentalmente solo corpi perfetti modificati geneticamente. Ricordava quanto fosse orribile la maggior parte dell’umanità in confronto.

Vicki gli mormorò all’orecchio: — Un bello shock, eh? Perfino per un medico. Benvenuto presso gli homo sapiens. "L’aristocratico fra gli animali" come ha osservato Heinrich Heine.

Lizzie disse, senza preamboli: — Siamo tornati, noi, per parlarvi ancora una volta di questa elezione qui. Janet, Arly, Bill, Farla: state a sentire, voi.

— Abbiamo altre possibilità, noi? — chiese una donna di mezza età nuda, floscia e sorridente con delle natiche che assomigliavano a palloni sgonfi. — Lizzie, passami quel bel bambino lì.

Lizzie consegnò Dirk e si tolse gli abiti. Shockey e Vicki, con perfetta noncuranza, la imitarono. Vicki sogghignò in direzione di Jackson. — Quando a Roma…

Non le avrebbe permesso di intimidirlo, non lo avrebbe permesso ad alcuno di loro. Si tolse giacca e camicia.

— Oooohhh, che carino — commentò la donna di mezz’età e scoppiò a ridere per il disagio di Jackson. — Ma Lizzie, dicci un po’, tu, perché hai portato questa coppia di Muli insieme con il tuo cosiddetto candidato?

— Io non ho niente di cosiddetto, Farla — ribatté allegro Shockey. — Sono il prossimo supervisore distrettuale della Contea di Willoughby, io.

Farla fece una smorfia. — Come no.

Jackson aveva dei problemi. Era in piedi e stava slacciando lentamente i pantaloni, il più lentamente possibile. I Vivi erano abituati alla nudità da alimentazione comunitaria. Lo erano anche i Muli, ma alimentarsi a terra in camere private, profumate e dalla luce soffusa era una attività spesso molto sensuale. Lì, giovanotti come Shockey stavano nudi in modo rilassato. A proprio agio. Flaccidi. Jackson, senza alcun motivo, era in erezione.

— Forza, Jackson — disse piano Vicki. — Rivela i gioielli di famiglia modificati geneticamente.

Jackson si voltò verso di lei infuriato (perché cercava sempre di peggiorare le cose?) e le cose peggiorarono immediatamente. Il corpo nudo di lei era bellissimo. Seni più piccoli di quelli di Cazie, ma più alti, vita più stretta, anche magre e gambe lunghissime. Il pelo pubico era biondo rossastro, una gradevole peluria chiara, un velo sopra…

— Oh, santo cielo — commentò Vicki. — La tua famiglia ha speso bene i suoi soldi. — Poi, un istante dopo, con una voce differente: — Vieni, Jack. Ridi. È divertente, non capisci nemmeno questo?