— Ma i votanti Vivi non passano l’inverno in luoghi distanti fra loro? Diffondere il composto sarebbe molto più difficile.
— Non proprio — spiegò Paul. — La Contea di Willoughby è formata principalmente da colline e basse montagne. Il clima invernale è odioso. Ci sono soltanto ventuno accampamenti di Vivi nella contea. Hanno tutti terreni di alimentazione ricoperti da tende, facilmente penetrabili da sistemi aerei telecomandati. Nessuno è dotato di alcun tipo di radar, cosa che invece hanno le enclavi di Muli. C’è una mappa sull’ultima pagina delle stampe.
Jennifer esaminò la cartina e poi la pagina con le equazioni di Esile. Annuì. — Sì. Capisco. Se i Vivi perderanno queste elezioni, gli effetti sul sistema sono annullati?
— Tutto rimane come era prima. A quel punto potremo procedere con le enclavi.
— Sì. Andate avanti. Questo ci offrirà un interessante piccolo pre-test e nello stesso tempo impedirà un cambiamento del sistema su larga scala.
Paul annuì. — Vogliamo il minor numero di variabili possibile per la grossa campagna. Avviserò Robert. È lui che sta gestendo i negoziati con i produttori dei mezzi di diffusione. Ti porterà un rapporto per la fine della settimana.
— Nessun arabo, russo, francese o cinese. E nessuno che abbia lavorato anche solo alla lontana con Strukov.
— Questi uomini sono peruviani.
— Bene. La Guerra de Dios?
— No. Liberi imprenditori.
— E Strukov si è dichiarato d’accordo a lavorare con loro?
— Sì. Ma soltanto con le sue procedure, nei suoi luoghi e con la sua squadra di sicurezza.
— Naturalmente — fece Jennifer. — Programma una riunione con Robert.
— Per me, te e Caroline?
— Anche Barbara, Raymond, Charles e Eileen. Voglio che tutti sappiano quello che fanno gli altri.
Paul annuì, un po’ meno contento, e uscì. Non capiva il modo di pensare di Jennifer. Paul avrebbe preferito distribuire le informazioni secondo il contributo individuale di ognuno, come se fossero denaro. Perché per alcuni di loro, Paul, perfino Will, era così difficile afferrare il principio morale che c’era dietro? Il Rifugio era una comunità. Quelli che governavano la comunità dovevano agire secondo responsabilità, dovere, lealtà. Nessuno poteva mostrare meno lealtà o responsabilità degli altri. Di conseguenza tutte e dodici le persone che avrebbero reso sicuro il Rifugio dagli Stati Uniti dovevano condividere in parti uguali i rischi, la programmazione e le informazioni. Fare altrimenti non sarebbe stato un atto di moralità ma desiderio di rango. Era ciò che facevano i Dormienti. Gli immorali.
Jennifer ruotò nuovamente la sedia per guardare dalla finestra dello studio. Era piena di stelle: Rigel, Aldebaran, le Pleiadi. Ricordò all’improvviso una cosa che aveva detto a Miranda, tanto tempo addietro, quando Miri era ancora una bambina. Jennifer aveva sollevato Miri davanti alla finestra del Consiglio del Rifugio ed era passata una meteora. Miri si era messa a ridere e aveva allungato le braccine paffute per toccare le belle luci del cielo. — Sono troppo lontane per la tua mano, Miri. Ma non per la tua mente. Ricordalo sempre, Miranda.
Miranda non aveva ricordato. Aveva utilizzato sì la sua mente, ma non per puntare al largo o più in alto. Piuttosto aveva usato la sua intelligenza potenziata, quella che le aveva dato Jennifer Sharifi, per sprofondare nel fango e nel sudiciume della biologia dei Dormienti. A beneficio dei Dormienti che avevano tradito il Rifugio, come aveva fatto la stessa Miranda.
— L’amico del mio nemico è anche mio nemico — recitò ad alta voce Jennifer. Al di là della finestra, apparve alla vista la Terra. Il Rifugio stava orbitando sull’Africa, un altro luogo che i Dormienti avevano rovinato.
Il suo schermo si illuminò. Di nuovo Caroline. Quella volta, però, il responsabile delle comunicazioni sembrava scosso. — Jennifer?
— Sì, Caroline?
— Abbiamo qualche nuovo dato.
— Sì? Dimmi pure.
— Non in linea — disse Caroline. — Verrò io da te. Immediatamente.
Jennifer non permise alla propria compostezza di sfaldarsi. — Come desideri. Mi puoi dire che cosa riguardano i dati?
— Riguardano Selene.
Lo schermo si spense. Mentre aspettava Caroline, Jennifer ripulì il pennino della stilografica. I suoi venti minuti erano scaduti da tempo. Abbassando lo sguardo si accorse che, mentre pensava a Miranda, aveva continuato a disegnare, nemmeno consapevole dei tratti prodotti dalla penna. Sulla spessa carta bianca, profilati e ombreggiati, c’erano i lobi frontali, parietali e temporali di un cervello umano.
Interludio
DATA TRASMISSIONE: 12 Febbraio 2121
A: Base Selene, Luna
VIA: Stazione Terrestre di Lione, Satellite E-398 (Francia), satellite GLO 62 (USA)
TIPO MESSAGGIO: Non codificato
CLASSE MESSAGGIO: Non applicabile, Trasmissione Straniera
GRUPPO DI ORIGINE: Gruppo senza nome, Ste. Jeanne, Francia
MESSAGGIO:
Nous sommes les gens d’une petite ville en France qui s’appelle Ste. Jeanne. Nous n’avons plus de seringues de la santé. Maintenant, ici, il n’y a pas beaucoup d’enfants qui ne sont pas changés, mais que ferons-nous demain? S’il vous plaît, Mademoiselle Sharifi, donnez-nous plus de seringues de la santé. Que somme-nous obligés faire pour vous persuader? Nous sommes pauvres, mais vous aurez les remerclements. Commes les riches, nous aimons les enfants, and nous avons peur de l’avenir.
S’il vous plaît, n’oubliez-nous pas!
CONFERMA RICEZIONE: Nessuna
11
— Non "puoi" — disse Lizzie al Vivo che appariva risentito. Jackson, che si trovava a settantacinque metri di distanza in un gabbiotto di appostamento di fronde di quercia che mostravano ancora le foglie avvizzite dell’anno precedente, guardava in uno zoom e ascoltava da un ricevitore della dimensione di un pisello. Osservò il volto di Lizzie lottare per non assumere un’espressione di disappunto. La ragazza mostrò il sorriso più cupo che lui avesse mai visto.
L’uomo, ancora più risentito, disse: — Shockey ha detto, lui, che posso.
— "Shockey" ha detto che puoi?
— Già.
— Aspetta soltanto un minuto — fece Lizzie. Si allontanò dall’uomo, che si trovava all’esterno dell’area di alimentazione della tribù, la solita tenda di plastica. Dentro, venti Vivi nudi consumavano il pranzo. A Jackson sembrò che, tutte le volte che controllava la tribù di Lizzie, finiva col guardare dei Vivi nudi che pranzavano. Quella volta, però, tre reporter Muli dotati di telecamere si trovavano fuori dal recinto completamente vestiti e filmavano il pasto. Altre robocamere si libravano all’interno. Quel gruppo di Vivi, a differenza di altre tribù della Contea di Willoughby, stava godendo di un momento di notorietà temporanea. Jackson notò che due donne portavano fermagli d’oro sui capelli. Un’altra, vide improvvisamente, indossava una collana con una pietra che, ingrandita dallo zoom, appariva come un diamante. Altri guai.
Lizzie si avvicinò a Jackson, travestito da Vivo. Durante le ultime tre settimane si era fatto crescere una barba incolta. Indossava pantaloni larghi e azzurri, un cappello malconcio calzato sulla fronte e gli stivali più pesanti che avesse mai avuto in vita sua. Il terreno era un mare di fango: aveva piovuto per due giorni di fila, una pioggia di marzo tardiva e sferzante che minacciava di riprendere a cadere. Gli stivali di Jackson erano appesantiti di fango. Aveva accompagnato Lizzie a piedi attraverso una montagna fino a quella tribù: i Vivi non utilizzavano aeromobili, e lui era in incognito come Vivo. Al momento, nessuno dei numerosi reporter lo aveva notato. Si sentiva ridicolo.