Vicki si allontanò. — Prova a pensare all’idea di una clinica — gli disse. — Fra tutte le tue altre preoccupazioni, ovviamente. Ecco che ne arriva una.
All’improvviso Jackson si accorse che stava suonando l’allarme, che stava suonando già da tempo, ma al margine della sua attenzione. Al di sopra, sentì Cazie gridare: — Jackson! So che sei qui dentro da qualche parte! Jack, maledizione, voglio parlare con te!
Vicki sorrise. Deliberatamente, tirò indietro la tenda e chiamò: — Quaggiù, Cazie. Siamo qui.
Cazie si mosse con passo deciso attraverso il ridicolo dedalo di mobili trasandati. Recepì la scena tutta insieme: Jackson accanto al letto di Vicki, Vicki in piedi che tratteneva con grazia la tenda con una mano, il volto di Jackson paonazzo e quello di Vicki malizioso. Cazie restò immobile.
— Noi abbiamo finito qui — disse Vicki con una moina. — Ci vediamo dopo, Jackson. — Gli fece l’occhiolino.
Lui ebbe paura di guardare Cazie negli occhi.
Il primo aprile, giorno delle elezioni, pioveva. Quando Jackson si svegliò in un loculo soffocante all’interno dell’edificio della tribù nella Contea di Willoughby, sentì la pioggia battere contro il tetto.
Non aveva pianificato di trovarsi lì. Il giorno precedente, però, si era imbattuto in uno sbarramento di robocamere e reporter che avevano cercato di bloccarlo contro il muro dell’edificio per identificarlo. Per poco non avevano visto i suoi occhi modificati geneticamente. Li aveva allontanati ed era scappato all’interno, dove Lizzie aveva insistito che, se non voleva essere riconosciuto, doveva restare per tutta la notte. Vicki era andata in un’altra tribù. Jackson ne fu fondamentalmente contento.
Rimase steso sul duro pagliericcio di tessuto non consumabile e fissò nell’oscurità due pareti di cemespugna, una che pareva lamiera malconcia sostenuta da traverse di sedie rotte e una di tenda tessuta a mano color grigio. Appeso sulla lamiera c’era un ricamo a mano con filo color cremisi e lavanda: BENVENUTO STRANIERO. Dedusse di essere alloggiato nella stanza degli ospiti della tribù.
Si alzò, si stiracchiò, infilò i pantaloni e seguì il generale baccano mattutino fino al centro dell’edificio cavernoso.
— Buon giorno! — cinguettò Lizzie. Gli occhi neri le scintillavano. Indossava abiti da esterno e stivali. Dirk giaceva in uno scatolone di plastica turchese, e agitava i pugnetti paffuti cercando di catturarsi le dita dei piedi. — Oggi è il gran giorno!
— Dov’è Shockey? — chiese Jackson. Desiderava maledettamente una tazza di caffè che non avrebbe ottenuto.
— A colazione. Così come quasi tutti gli altri che vogliono finire nudi sui notiziari. Ha fame?
— No — mentì Jackson.
— Bene. Questo è un ottimo momento per allontanarsi prima dell’arrivo dei giornalisti. La maggior parte è andata a casa per la notte e il resto è al campo di alimentazione. I seggi sono aperti dalle nove a mezzogiorno. Io uscirò dal retro per incontrare Vicki alla sua aeromobile e poi andremo insieme a controllare la tribù di Wellsville. Vuole venire?
— Se vi incontrerete alla mia aeromobile, penso che ti accompagnerò fino a lì. Hai mangiato, Lizzie?
— Non ci riesco. Sono troppo agitata. Oh, mamma, ecco Dirk… l’ho già allattato.
Annie emerse dal suo loculo, lanciò un’occhiataccia a Jackson e prese in braccio il nipotino. L’occhiataccia non era seria. Annie si sentiva a disagio se aveva attorno dei Muli, ma si era addolcita nei confronti di Jackson quando aveva capito che a lui non piaceva Vicki. A lui non piaceva Vicki? Non l’aveva più vista durante l’ultima settimana, da quando l’aveva baciato. Non voleva nemmeno vederla. Né lei, né Cazie e nemmeno Lizzie. Voleva trovare la sua aeromobile, volare a casa e bere una tazza di caffè.
Sapeva che stava mentendo a se stesso.
— Buon giorno, Annie — disse. — Diretta fuori a colazione?
— Non con tutte quelle telecamere, io — sbuffò lei. — Billy è andato a prendere del terreno buono e lo ha portato dentro. Noi mangeremo, noi, in privato, decentemente, grazie tante.
Lizzie nascose un sorriso. Prese Jackson per mano e lo condusse verso una porticina, che non era stata ancora scoperta dalle robocamere, aperta da Billy sul retro dell’edificio e nascosta da erbacce e cespugli. La porta era così bassa che Lizzie e Jackson dovettero uscire carponi. La cemespugna non si tagliava con facilità.
— Lizzie, dove ha preso Billy una sega laser per tagliare questa porta?
Lizzie fece un sogghigno, guardandolo da sopra una spalla. — Ho trovato un modo per trafugarne una. Appena il mese scorso. Ma non le dirò come ho fatto.
Fuggirono nella pioggia che si era ridotta a qualche goccia. Nonostante tutto, Jackson era inzuppato e infreddolito quando raggiunsero l’aeromobile, che era nascosta dietro a uno scudo a energia-Y opaco. Vicki stava seduta sullo scudo, sporcandolo di fango con il sedere infilato nella tuta.
— Buongiorno, Lizzie, Jackson!
— Vicki! Come vanno le cose all’accampamento di Max e Farla?
— Bene. Sono tutti alzati, vestiti con gli abiti migliori e i gioielli più belli, riuniti attorno al terminale e pronti per l’immortalità politica. — Sorrise a Jackson che le rispose con un debole sorriso.
— Quindici minuti all’apertura dei seggi — fece Lizzie. — Penso che voterò a Wellville.
Vicki disse: — Facciamolo qui.
— Qui? Come?
— Sono sicura che Jackson ha una linea nell’aeromobile per collegarsi con i canali ufficiali. Vero, Jackson? Possiamo starcene sedute comodamente in un veicolo da Muli ed eleggere il primo politico Vivo da decenni.
Lizzie si mise a ridere. — Facciamolo!
— Jackson? — chiese Vicki.
Lui guardò i loro abiti macchiati di fango, inzuppati di pioggia e decise di essere impazzito. — Certo, perché no?
— Oh, sono così agitata! — sospirò Lizzie.
Aprì l’aeromobile e vi si pigiarono dentro. Attivò la linea, chiese il collegamento con il canale governativo ufficiale ed entrò nel programma elettorale. Alle nove, guardò Lizzie.
Lei si sporse solennemente in avanti. — Lizzie Francy, ID Cittadino CLM-03-9645-957 per votare nell’elezione straordinaria per il supervisore distrettuale della Contea di Willoughby in Pennsylvania.
— Numero Cittadinanza verificato. Prego appoggiare l’occhio sinistro contro l’icona della scansione retina. — Eseguì. — Verificato. I candidati iscritti per la carica di supervisore distrettuale della Contea di Willoughby sono Susannah Wells Livingston, Donald Thomas Serrano e Shockey Toor. Per chi vota?
Lizzie scandì chiaramente: — Per Shockey Toor.
— Un voto per Shockey Toor. Ufficialmente registrato.
— L’ho fatto! — sospirò Lizzie con un sospiro. — Vicki, adesso tu.
Vicki votò. Jackson, non iscritto alla lista dei votanti della Contea di Willoughby sentì il petto serrarsi. Lizzie avrebbe avuto la sua vittoria, ma era l’unica che avrebbero ottenuto i Vivi. Lei non aveva idea delle forze che la struttura del potere in carica avrebbe messo in gioco appena avesse affrontato seriamente quella minaccia. Guardò i tristi boschi inzuppati di pioggia. Un chipmunk arruffato sfrecciò davanti a loro.
— Svelto! — disse Lizzie. — Richieda un totale aggiornato!
— Lizzie, sono soltanto le nove e tre minuti!
— D’accordo, allora, richiami un canale di notiziari.
Lo fece Vicki. Il Canale 14 si stava interessando della storia. Jackson vide l’immagine di una robocamera del familiare campo di alimentazione della tribù, vuoto. Erano entrati tutti per votare.