Apparve una seconda immagine da dieci centimetri, di nuovo Richard Sharifi, con un’espressione truce in volto. Avvertì: — Deve sapere che abbiamo analizzato lei, il suo aereo e tutta la zona in cerca di materiale da registrazione. Il suo pilota non la sta osservando e, anche se lo stesse facendo, questo schermo a tale distanza risulta troppo piccolo per essere visto dagli zoom più potenti dei Dormienti. Se lei parlasse di questa conversazione con qualcuno, le sue possibilità di essere creduta sarebbero molto basse. La sua cartella medica indica…
— Non è necessario, papà — interruppe Miranda e, a quel punto, anche lei assunse un’espressione truce. La piccola immagine di Richard Sharifi scomparve.
Theresa spifferò subito: — Tu non sei affatto a Selene, vero? Tu sei "qui"…
— Dimmi tutto sulle nuove siringhe, Theresa. Comincia col dirmi come mai ti trovavi in un accampamento di Vivi. No, non farti prendere dal panico, non posso mandarti aiuto lì fuori. Respira profondamente, guarda questo schermo, Theresa, "guardalo".
Lei lo fece, boccheggiando, attraverso ondate di oscurità provocata dal panico. Attorno a Miranda scintillavano impalpabili forme e colori, e lei si sentì un po’ più calma. Stimoli subliminali. Theresa respirò meglio.
— Quelle… sono come un concerto di Drew Arlen!
Un’espressione di dolore, complesso e profondo, passò sul volto di Miranda. — Parlami delle nuove siringhe.
Theresa lo fece, diventando sempre più calma mentre parlava. Miranda la ascoltò senza mai battere ciglio sopra gli occhi scuri. Scuri come quelli di suo padre, troppo scuri per essere quelli di Cazie. Ma Theresa non stava fingendo di essere Cazie. Non stava fingendo nemmeno di essere Leisha Camden. Lei era Theresa Aranow.
— Miranda… spegni gli effetti subliminali. Ti prego. Io posso… posso farcela. Penso.
Per la prima e ultima volta, Theresa vide sorridere Miranda Sharifi.
Quando finì di parlare, Theresa aggiunse: — Ma se non hai fatto tu le nuove siringhe, allora chi è stato? Jackson ha detto che noi Muli non abbiamo conoscenze biotecniche così sofisticate…
— Ecco cosa voglio che tu faccia, Theresa. Ascoltami attentamente. Voglio che tu torni a casa e che non parli a nessuno della tua visita qui, né delle nuove siringhe. Nemmeno a Jackson. Inoltre, è molto importante, non parlarne a nessuno tramite nessun terminale. Nemmeno se pensi che sia completamente indipendente.
Theresa stese una mano ma si fermò a pochi centimetri dalla piccola immagine sulla parete azzurra. Le sue dita restarono sospese. Il vento caldo muoveva l’ammasso di offerte invecchiate dal tempo che aveva ai piedi.
— Miranda… perché hai smesso di fornire le siringhe del Cambiamento?
— Abbiamo commesso un errore. Non volevamo. La nostra meta era rendere i Vivi liberi dalla dominazione dei Muli. Autotropici. Non sapevamo che loro, voi, sareste regrediti così in fretta a una forma di dipendenza infantile. Adesso nessuno di noi sa più quale dovrebbe essere il prossimo passo, perché non troviamo le equazioni per prevedere risultati con un tasso discreto di precisione. Siamo tutti qui a lavorare duramente… — L’immagine olografica tremò. Miranda sollevò le mani e le lasciò cadere, impotente. — Un errore enorme. Quando vedo ai notiziari i bambini che muoiono, le sofferenze dei neonati nonCambiati, quando le preghiere vengono ritrasmesse da Selene… Pensavamo di controllare tutto per voi! Come fossimo vostri "dei". Pensavamo… abbiamo dimenticato…
Theresa terminò la frase per lei: — Avete dimenticato di guardare profondamente dentro voi stessi.
— Sì — sussurrò Miranda. — Proprio così. E abbiamo provocato il caos.
— Ma intendevate soltanto…
— E adesso stiamo cercando disperatamente una via d’uscita da quel caos, una soluzione scientifica che possiate sintetizzare da soli, senza di noi, la sostanza giusta. Una soluzione che voi possiate controllare e non pervertire. Ma, Theresa, noi non pensiamo come voi, non reagiamo come voi e non sentiamo come voi.
Era una preghiera. Theresa si accorse che Miranda. "Miranda Sharifi!" soffriva con una profondità di dolore che Theresa poteva solo immaginare. Trattenne il fiato. Le due donne si fissarono e qualcosa passò fra loro, sembrò a Theresa, che lei non aveva mai condiviso con nessuno in vita sua, nemmeno con Jackson.
Disse dolcemente: — Sì invece. Tu provi esattamente quello che provo io.
Miranda non sorrise. — Forse. Adesso vai, Theresa. Ci occuperemo noi delle nuove siringhe che distruggono la libertà più di quanto l’abbiamo distrutta noi.
La parete azzurra scintillante si spense.
Abbacinata, Theresa tornò all’aereo. Il pilota la stava aspettando, guardando un notiziario. Spense lo schermo quando Theresa salì. La Solana era già fuori dal campo visivo e Theresa parlò per la prima volta.
— Lei sa quanto occorre a un messaggio per arrivare alla Luna e tornare indietro? Per la via più breve?
Il pilota la guardò con espressione interrogativa. — Vuole dire se lei trasmettesse a Luna City e loro rispondessero subito?
— Sì. Non c’è un… un tempo di attesa quando le persone si parlano? Almeno di qualche secondo?
— Sì.
— Grazie. — Ovviamente quello valeva per la tecnologia umana. Jackson diceva che i Super avevano una tecnologia che gli umani non possedevano. "Non pensiamo come voi, né reagiamo come voi…"
— Oh, mio Dio! — fece il pilota Olivetti.
— Cosa? Che c’è?
L’aereo sobbalzò improvvisamente in avanti con una accelerazione che schiacciò Theresa contro lo schienale del sedile. Il cielo si riempì di una luce accecante. Il pilota gridò.
La luce si affievolì: qualche istante dopo, l’aereo vibrò come se dovesse andare in pezzi. Le orecchie di Theresa vennero assalite da un gran fragore. L’aereo si raddrizzò e proseguì.
La luce brillante era alle sue spalle. Il sole, però, le stava davanti, a sud-est: come poteva esserci quella luce dove non c’era il sole? Theresa si voltò per guardare dal finestrino posteriore e vide il cappello di una nuvola a fungo che si alzava all’orizzonte.
— Abbiamo preso duecentoquaranta rad — annunciò col fiato mozzo il pilota Olivetti, controllando i suoi schermi. — Signorina Aranow, si prepari a stare molto male.
— Ma… che cosa è successo?
— Qualcuno ha fatto esplodere la Solana. Con un’arma nucleare. Qualche minuto prima, saremmo morte.
— Ma… "perché"?
— Come faccio a saperlo? Dio, se Selene reagisce… — Si collegò immediatamente su un notiziario.
Theresa si mise la testa fra le mani. Selene non poteva reagire. Non c’era nessuno a Selene. Miranda Sharifi e tutti i suoi Super-Insonni erano a La Solana "stiamo cercando", "disperatamente di trovare una soluzione" ed erano tutti morti. Non avrebbero più fornito siringhe del Cambiamento per salvare i bambini morenti né avrebbero trovato una soluzione per gli esseri umani dipendenti dalle siringhe, né avrebbero fermato chi stava rendendo Jomp e le altre triadi ancora più dipendenti e terrorizzate. Qualcuno aveva bombardato La Solana per uccidere Richard Sharifi, per distruggere la vecchia casa di Miranda, per attirare l’attenzione su una propria causa. I Super-Insonni erano morti.
E Theresa era l’unica persona sulla Terra a saperlo.
Interludio
DATA TRASMISSIONE: 4 aprile 2121
A: Base Selene, Luna
VIA: Stazione Terrestre Enclave Lubbock, Satellite S-65 (Israele)
TIPO MESSAGGIO: Non codificato
CLASSE MESSAGGIO: Classe D, Accesso Servizio Pubblico, in accordo con la Legge Congressuale 4892-18, Maggio 2118