Jackson scese lentamente dal letto. Al buio, infilò gli abiti del giorno prima.
— Benissimo, forse non sei lì — continuò Cazie. — Ma dove sei? Ho già chiamato quella ridicola donna al suo accampamento di Vivi preferito, Vicki Come-cavolo-si-chiama, e ha detto che non c’eri. Se passi la notte con qualcuno, quando chiamerai per avere i tuoi messaggi, ti prego di contattarmi su una linea protetta nel mio ufficio alla TenTech. Altrimenti…
— Mi correrai dietro in capo al mondo — Jackson terminò per lei la frase.
— …ti correrò dietro in capo al mondo comunque, tesoro. È un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela scappare.
Jackson uscì dall’appartamento. A est, il sole cominciava appena a tingere di rosa il cielo. Il sole vero, reale: al momento la cupola di Manhattan Est era trasparente. Passò per il giardino sul tetto, con le sue belle di giorno e i suoi gigli che si stavano aprendo, dirigendosi verso la propria aeromobile. Non riusciva a ricordare di essere mai stato così infuriato in vita sua.
Vicki lo aspettava all’esterno dell’edificio della tribù, una figura solitaria nel perlaceo freddo di aprile.
— L’affascinante Cazie ha chiamato prima qui — disse mentre saliva sull’aeromobile. — Ho immaginato che stesse succedendo qualcosa e sapevo che ti saresti ricordato della promessa di portarmi con te alla Kelvin-Castner.
— Come facevi a saperlo? — chiese Jackson cupo.
— Perché sapevo che, fondamentalmente, eri capace di avere l’aspetto che hai in questo momento. Vuoi dirmi cosa sta succedendo?
— Quelli della Kelvin-Castner si stanno preparando a creare un sistema di trasmissione per farmaci brevettabile, sfruttando quello che hanno scoperto dalle analisi cerebrali e dai campioni di tessuto di Shockey e di Dirk. Non gli interessa un accidente di trovare un antidoto per l’inibizione da ansia, ma sono interessatissimi alle possibilità commerciali nel mercato delle droghe di piacere offerte da un mezzo che riesce a sfuggire al Depuratore Cellulare. Hanno chiesto alla TenTech investimenti massicci.
— Gesù Cristo — fece Vicki, quasi ammirata. — La tua ex moglie ha un fiuto favoloso, eh? Per caso ha del sangue di segugio nelle vene?
— Pensi che dovremmo portare con noi anche Lizzie? — chiese Jackson. — Se ci impediscono di entrare, io non posso intrufolarmi nei sistemi informatici, e nemmeno tu.
— Non ci riuscirebbe nemmeno Lizzie, nel mezzo secondo che avrebbe a disposizione prima di essere colpita da un robot della sicurezza. Sii realistico, Jackson. Non è una Super-Insonne.
Jackson decollò. Vicki domandò: — Non vuoi sapere cos’ho detto a Cazie quando mi ha chiamata qui?
— No.
— Le ho detto che, per quanto ne sapevo io, stavi scopando Jennifer Sharifi adesso che quella è fuori di galera e visto che si da il caso che abbia i suoi stessi colori.
A dispetto di se stesso, Jackson sorrise.
Nulla impedì all’aeromobile di atterrare sul tetto della Kelvin-Castner. Con grande sorpresa di Jackson, nulla impedì nemmeno a lui e Vicki di scendere con l’ascensore fino all’ingresso superiore della Kelvin-Castner. L’atrio era formato da infinite variazioni barocche di un motivo a doppia spirale, un centimetro preciso al di sopra del limite dell’ordinario. Jackson ricordò Ellie Lester.
L’ologramma di una receptionist scintillò al suo posto a un metro da lui. Si trattava di una bionda di mezz’età con la pelle color caffè, attraente ma abbastanza seria da risultare rassicurante. — Benvenuti alla Kelvin-Castner. Posso esservi d’aiuto?
— Sono Jackson Aranow e voglio vedere Thurmond Rogers.
— Temo che il dottor Rogers sia fuori sede, oggi. Vuole registrare un messaggio?
— Allora mi faccia parlare con Alexander Castner.
— Ha un appuntamento?
— No.
— Temo che l’agenda del signor Castner non gli conceda tempo per visite senza appuntamento. Vuole registrare un messaggio?
— Avremmo dovuto portare Lizzie, dopo tutto — disse Jackson a Vicki.
— Non sarebbe servito. Nel momento stesso in cui fosse arrivata a qualcosa, il sistema di sicurezza ci avrebbe gasati tutti. Voglio dire, questa è una compagnia dove si fabbricano neurofarmaci, no?
Era ovvio che fosse così. Jackson non stava pensando con lucidità. La rabbia aveva quell’effetto. Doveva essere più attento.
Vicki disse cortesemente all’ologramma: — Io vorrei registrare un messaggio per il signor Castner. O forse preferirebbe riceverlo in diretta. La prego di dire al signor Castner che qui c’è il dottor Jackson Aranow della TenTech. La ditta di Cazie Sanders. Ripeto "Aranow", "TenTech", "Sanders": sono certa che uno di questi nomi compaia, come compariva ieri, nel programma dei termini da segnalare con priorità assoluta. Dica al signor Castner che il dottor Aranow ha richiesto un consiglio di tipo legale per citarlo in giudizio per i campioni di tessuto, oltre che per tutti i brevetti risultanti, presi dai cittadini Shockey Toor e Dirk Francy mentre erano privi dei loro avvocati. Il legale ha già ricevuto deposizioni giurate di tutti gli eventi, ed è stato informato di questa nostra visita. È possibile che venga emessa un’ingiunzione da parte di un giudice federale affinché la K-C interrompa immediatamente i lavori in corso, così come è possibile che si sviluppi una considerevole attenzione industriale sulla ricerca in atto, che il signor Castner potrebbe trovare prematura. Dica inoltre al signor Castner che il dottor Aranow e sua sorella controllano la maggioranza azionaria della TenTech e che non è possibile ottenere alcun impegno di investimento di capitali senza la loro approvazione. Ho stimolato i suoi programmi di priorità assoluta?
L’ologramma rispose raggiante a Vicki. — Sì, le mie priorità sono state attivate e sto trasmettendo. Gradireste del caffè?
— No, grazie. Aspetteremo qui la risposta del signor Castner. O forse quella del dottor Rogers.
— Il dottor Rogers è fuori sede oggi — ripeté la receptionist. Stava ancora trasmettendo.
— Certamente — commentò Vicki. Sprofondò su un divano coperto da una stoffa stampata con la doppia spirale e batté una mano sul sedile accanto al suo. — Siediti, Jackson. Dobbiamo concedere loro un po’ di tempo per un consiglio di guerra per stabilire chi abbia fatto la coglionata di contattare Cazie mentre Rogers ti stava fottendo i dati.
— Probabilmente ci stanno ascoltando.
— Lo spero proprio.
Jackson si sedette e chiese a voce molto bassa: — Dove hai imparato a comportarti così?
Il volto di Vicki assunse all’improvviso un’espressione stanca. — Meglio che tu non lo sappia mai.
— Sì, invece.
— Un’altra volta. Oh, una risposta così pronta. Cinque punti per l’efficienza.
Si accese uno schermo a parete e apparve l’immagine di Thurmond Rogers, che sorrideva con affettazione. — Jackson. Come stai? Sono appena entrato e il sistema del complesso mi ha informato che ti trovavi qui e che c’era una specie di equivoco sul fatto che io non volessi parlarti. Mi dispiace.
— Oh, questi buchi nei computer — mormorò Vicki.
— Ti avrei chiamato questa mattina — continuò Rogers. Un nodo di muscoli all’altezza del colletto del camice da laboratorio continuava a sollevarsi e ad abbassarsi. — Abbiamo un rapporto preliminare sui cambiamenti nei cervelli dei tuoi soggetti.
— Allora vieni fuori a consegnarmelo — intimò Jackson. — Di persona. Non ti salterò addosso, Thurmond.
L’immagine si mise a ridere, a disagio. — Certo che no. Mi sono stirato dei muscoli della schiena uscendo dall’auto e, finché il depuratore Cellulare non si sarà occupato della faccenda, non mi posso assolutamente muovere.