Vicki mormorò con un filo di voce: — Che figlio di puttana.
Rogers sogghignò; Jackson immaginò che si fosse lasciato prendere la mano dalla rabbia e che ora se ne stesse pentendo. — Ovviamente non sto parlando ufficialmente per la Kelvin-Castner — aggiunse Rogers. — Non ho questa autorità.
Vicki aggiunse nello stesso tono sereno ma letale: — E sono anche sicura che la Kelvin-Castner…
— Aspetta — l’interruppe Jackson. — "Aspetta".
A quel punto lo fissarono tutt’e due: una persona vera, un’immagine olografica. Lui cercò di riflettere. — La vera domanda è "chi". Chi ha creato questo neurofarmaco? Per quale motivo?
— Dovrebbe essere ovvio — rispose Rogers. — Si tratta di biochimica estremamente raffinata e avanzata. I candidati più probabili sono i Super-Insonni. Miranda Sharifi ha già rifatto i corpi umani: adesso è alla caccia delle menti.
— Per quale motivo?
Rogers sbottò, infuriato: — Ma come facciamo a saperlo? Non sono umani!
Jackson ignorò la sfuriata. — Aspetta. Hai detto che si tratta di biochimica estremamente avanzata. Così avanzata che devono esserci dietro "per forza" i Super-Insonni? O è soltanto avanzata rispetto alle conoscenze scientifiche che noi siamo in grado di ottenere adesso, senza essere assolutamente al di là della normale capacità umana?
L’immagine olografica restò in silenzio.
— Rispondi con attenzione, Thurmond. È di importanza vitale.
Rogers ammise con riluttanza: — Non è assolutamente al di là di normali umani, per quello che già sappiamo sul cervello. Tuttavia occorrerebbe una combinazione di genio, fortuna e imponenti risorse. La spiegazione più facile resta Miranda Sharifi. Il rasoio di Occam.
— …non è l’unico modo per farsi la barba — commentò Vicki. — D’accordo, hai fornito le premesse. Adesso dacci le stampe con i dati effettivi.
— Sono proprietà della Kelvin-Castner — disse Rogers.
— Se noi…
Jackson l’interruppe. — No. Va bene, Thurmond. Non abbiamo bisogno dei tuoi dati. Sono replicabili prendendoli da chiunque nella tribù di Lizzie. O forse, ormai, anche da altre tribù.
Tribù intere di Theresa. Spaventati da ciò che non era familiare, riluttanti ad affrontare gli estranei, restii a fare le cose diversamente da come le avevano fatte fino a quando avevano respirato il neurofarmaco. Non disposte a cambiare. Chi poteva desiderare l’esistenza di un simile neurofarmaco? Un gruppo qualsiasi di Muli potenti, governativo o privato, con un finto interesse a proteggere lo status quo. Cioè, qualsiasi gruppo di Muli. La tribù di Lizzie era stata la prima solo per il suo folle tentativo vincere delle elezioni. Non sarebbe stata l’ultima.
L’immagine di Thurmond Rogers fissò Jackson con ironia. — Hai ragione, Jackson. Tutti possono replicare i nostri dati. Ecco perché dobbiamo muoverci in fretta per ottenere una molecola brevettabile. Cazie incontrerà Alex Castner alle 8:30 con qualche altro potenziale forte azionista. Posso fornirti una suite per ripulirti e un abito in prestito per…
— Sì, grazie — fece Jackson. Al suo fianco, Vicki restò in silenzio. Jackson la prese per mano. — Voglio anche qualcosa per la mia… amica. Anche se lei aspetterà nella suite.
— Ovviamente — concesse Rogers. Aveva un aspetto più felice. Si era liberato di Vicki. Jackson riuscì quasi a leggere nel pensiero di Rogers: "Non è di mio gusto ma deve essere abbastanza carina sotto i vestiti e a Jackson sono sempre piaciute le donne un po’ acide, dopo tutto, ha sposato Cazie Sanders". Vicki, pietosamente, non disse nulla finché l’ologramma della receptionist non li ebbe portati in una sala riunioni appartata con una camera da letto con bagno, dietro a una porta discreta.
— Non è nella zona protetta dalle armi chimiche in cui si trovava Rogers — commentò lei, aprendo a caso gli armadi. All’interno erano appesi sia abiti da ufficio, sia accappatoi. — Quanto ci facciamo che Rogers parteciperà alla riunione soltanto via ologramma?
— Potrebbe essere.
— Comunque questa suite è abbastanza carina. — Si strinse a Jackson e gli sussurrò così piano che nessuna spia acustica avrebbe potuto captarla: — Cos’hai intenzione di fare?
Non importava se non scorgeva le telecamere: c’erano di sicuro. Lui l’abbracciò e le sussurrò a sua volta: — Lasciamo che Cazie investa dei fondi.
— Perché?
— È l’unico modo per essere al corrente di quello che fanno.
Lei annuì contro la spalla di lui. Lo turbava tenerla fra le braccia. Non dava la stessa sensazione di Cazie: era più alta, meno arrotondata, aveva una pelle più fredda, aveva un odore diverso. Jackson ebbe un’erezione.
Lasciò Vicki e si voltò, fingendosi indaffarato nell’esaminare gli abiti dell’armadio. Quando si girò nuovamente, si aspettava di vederla sorridere in modo sardonico, pronta a un commento tagliente. Non fu così. La donna era in piedi, afflitta, al centro della stanza e il suo volto si era addolcito in un’espressione che chiunque altro avrebbe definito malinconica.
— Vicki…?
— Sì, Jackson? — Lei sollevò lo sguardo e lui notò sbalordito che era carico di bisogno.
— Vicki… io…
La sua unità mobile disse: — Tempesta lunare da Theresa Aranow. Ripeto. Tempesta lunare da Theresa Aranow.
"Tempesta lunare" era il codice di famiglia, rimasto invariato dall’infanzia, per una chiamata della massima urgenza. Theresa non l’aveva mai usato prima. Jackson attivò l’unità. Apparve l’immagine di lei, in una specie di piccola cabina aperta. Sembrava un aereo. Era impossibile. Theresa non sapeva pilotare aerei.
— J-Jackson! — boccheggiò lei. — Sono morti!
— Chi? Chi è morto, Theresa?
— Tutti quelli a La Solana! Richard Sharifi! — All’improvviso, Theresa si ricompose. — Richard Sharifi. Lui era nella tenuta, quanto meno c’era ancora la sua immagine registrata… La Solana…
Alle sue spalle, Vicki ordinò brusca: — Attivare terminale! Notiziari! Canale 35! — Si accese subito uno schermo a parete.
— …deflagrazione nucleare a La Solana, la tenuta dagli scudi massicci del Nuovo Messico, dimora del padre di Miranda Sharifi, Richard Keller Sharifi. Nessun gruppo ha rivendicato l’attentato che viola i trattati nazionali e internazionali sull’uso delle armi nucleari. La Casa Bianca ha emesso una dichiarazione di sdegno, e ha disposto l’invio immediato da parte del Pentagono di robot della difesa programmati per un’attenta analisi delle scorie radioattive in cerca di indizi che portino all’identificazione della composizione, dell’origine o del vettore della bomba. Lo scudo a energia attorno a La Solana era stato sviluppato da…
— Sto tornando a casa, Jackson — annunciò Theresa.
— Tess, aspetta, sembri strana, non sembri tu…
— Non lo sono — rispose Theresa. Spalancò gli occhi e per un momento "sorrise". Era la cosa più sconcertante che Jackson avesse visto in quella sconcertante giornata.
Theresa aggiunse con una voce che non sembrava completamente sua: — Il pilota ha detto che abbiamo preso duecentoquaranta rad. — A quel punto lo schermo si spense.
— Gesù Cristo — disse piano Vicki. — Sarà sufficiente a ucciderla?
— Forse no, ma starà malissimo. Devo andare.
— E Cazie?
— Che vada al diavolo — sbottò Jackson e vide Vicki sorridere, rendendosi conto, proprio come Vicki, che non parlava sul serio. Forse, però, un giorno sarebbe stato così. Nel frattempo, Cazie avrebbe investito un forte capitale senza il consenso suo o di Theresa. Il che, quanto meno, era meglio di niente.