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La paura sottostante non lo era.

— Dirk… — iniziò.

— So che se vengo dentro, io, starò in quarantena per qualche settimana. Ma io voglio Vicki, io! E non riesco a infilarmi in questo fottuto sistema! — Le si riempirono gli occhi neri di lacrime.

Sconcertato, Jackson acconsentì: — Benissimo, dirò a un ologramma di portarti in Decontaminazione. Thurmond Rogers mi ha fornito il codice. L’intero procedimento dura circa un’ora. Ma non puoi portarti dietro il terminale, Lizzie.

— C’è il mio diario! E le fotografie di Dirk! — A quel punto cominciò a piangere.

— Lizzie, tesoro…

— Voglio Vicki!

All’improvviso, lo desiderò anche Jackson. Vicki sapeva come trattare un inaspettato attacco isterico. Lizzie, fra tutte le persone che conosceva, che piagnucolava e piantava un gran casino per avere sua madre… Ma Vicki non era nemmeno sua madre. E Jackson non credeva affatto che non fosse riuscita a penetrare nel sistema della Kelvin-Castner.

— Vieni dentro, Lizzie — disse Vicki al suo fianco. — Lascia il terminale. Le informazioni per cui ti preoccupi non vanno di backup nel sistema di Jackson?

— No! Se ci provo, potrebbero essere intercettate!

— Allora prendi il tuo sistema personale. Sei scollegata già dalla K-C, vero? Certamente. E portalo fuori dall’edificio. Attraverso la porta alle tue spalle, volta a sinistra in fondo al corridoio e continua fino all’uscita antincendio. Proprio lì fuori ci sono sette persone in un pulmino. Consegna loro il tuo sistema e loro lo proteggeranno finché tu sarai qui dentro con me.

Jackson strizzò gli occhi. Un "pulmino"?

Immediatamente lo schermo si divise in due e Thurmond Rogers disse da una delle metà: — Nessuno dei dati di nostra proprietà può essere rimosso fisicamente dalla Kelvin-Castner. La signorina Francy ha analizzato i nostri sistemi e…

Vicki lo interruppe: — Due delle sei persone nel pulmino sono agenti di sicurezza. Hanno a disposizione un equipaggiamento per sigillare il sistema di Lizzie in modo che non possa essere aperto se non con una scansione di retina sua, di Jackson o dei due rappresentanti della Kelvin-Castner presenti al momento della chiusura. Un rappresentante potresti essere tu, Thurmond.

— Anche così, non potete…

— Una delle persone nel pulmino è un avvocato. Ha un’ingiunzione del tribunale che lo abilita a rimuovere in modo sicuro qualsiasi documento della Kelvin-Castner che abbia pertinenza con il contratto legale del dottor Aranow con la Kelvin-Castner.

— È contrattuale soltanto se…

— Un’altra persona nel pulmino è un microbiologo. È pronto a esaminare i dati di Lizzie prima che vengano sigillati e a dichiarare come esperto legalmente riconosciuto, se essi sono veramente rilevanti rispetto al contratto del dottor Aranow. A meno che, ovviamente, tu non sia contrario al fatto che lei esamini i dati.

Thurmond Rogers fissò Vicki con uno sguardo d’odio.

— Vai pure, Lizzie — disse Vicki. — È una camminata breve e nessuno ti fermerà. C’è una spia all’interno del colletto della tua tuta e la gente nel pulmino potrà tenerti sott’occhio quando non sarai più inquadrata dai monitor della K-C. Il dottor Rogers dirà all’edificio di aprirti la porta e di lasciarti rientrare. Con un testimone del pulmino che ti accompagni. Vai adesso, tesoro.

Lizzie, con gli occhi ancora lucidi, prese il terminale e il suo orribile zaino color porpora. Si strinse forte al petto il terminale e uscì dal raggio della videocamera di comunicazione. Vicki trasse un profondo respiro e lo trattenne finché il volto maschile di un estraneo non apparve sullo schermo. In piena notte, l’estraneo si presentava perfettamente a posto, pettinato e calmo. — Elizabeth Francy è con noi all’esterno, signorina Covington. Con il sistema. La chiusura del sistema inizierà non appena sarà arrivata la squadra della Kelvin-Castner, a meno che la Kelvin-Castner non preferisca che la dottoressa Seddley esamini i dati.

— Rogers? — chiese Vicki.

L’odio di Thurmond Rogers non si era sedato, ma ormai lui lo aveva sotto controllo. — Nessun esame in questo momento. Io andrò immediatamente alla porta di emergenza est accompagnato da un addetto alla sicurezza della Kelvin-Castner.

— Certamente — disse il volto maschile ben curato, e Jackson pensò scioccamente all’anonimo sistema per gli ospiti che gli aveva acceso il notiziario. — La signorina Francy, accompagnata dall’agente Addison, sta tornando nell’edificio. — Tutt’e due le metà dello schermo si spensero.

Jackson guardò Vicki. Era a piedi nudi e aveva i capelli scompigliati dal sonno. Aveva qualche ciocca appiccicata alla guancia sinistra. Sembrava giovane e indifesa. — Chi è l’agente Addison? — chiese lui. — E le altre tre persone nel pulmino?

— Guardie del corpo.

— Come facevi a sapere…

— È il mio mestiere — disse Vicki. — O almeno lo era. Anche se, ovviamente, non sono stata io a pagare per questo. Lo hai fatto tu.

— Come…

— Lizzie ha trafugato i tuoi numeri di conto corrente molto tempo fa. Ma è una piccola creatura etica, a modo suo. Potrei giurare che non li ha mai usati. — Sorrise. — Non si può dire lo stesso di me.

Jackson mise una mano sul braccio di Vicki. Non lo strinse forte ma non lo accarezzò nemmeno. — Che cosa ha trovato Lizzie?

— Non lo saprò finché non ce lo avrà detto. O finché il suo terminale resterà sigillato. Ma mi interessa di più sapere perché è voluta entrare nell’area bioschermata per parlarci di persona.

— L’agente, la guardia del corpo, qualsiasi cosa sia, resterà con lei per tutta la Decontaminazione?

— Come atomi fusi insieme. — Vicki parlò all’aria. — E l’agente è dotato di trasmettitori continui sottocutanei. Oltre che di altri potenziamenti.

— Così aspetteremo — disse Jackson. — Finché Lizzie non sarà fuori dalla Decontaminazione.

— Aspetteremo — confermò Vicki. — Sistema, chiedi al robot servitore di portare del caffè.

— Certamente. E se ci fosse qualsiasi cosa che la Kelvin-Castner possa fare per lei, non esiti a chiederlo.

Vicki si limitò sorridere.

A Lizzie e all’agente Addison occorse un’ora per uscire dalla Decontaminazione. Jackson bevve due tazze di caffè e guardò Vicki prepararsi a lanciare un’altra granata. Ormai conosceva i segnali. La donna bevve lentamente il proprio caffè, deliberatamente, guardando il notiziario. Alla fine lui le chiese: — Che cosa stai aspettando di sentire, di preciso?

— Qualsiasi cosa riguardante Brookhaven. — Vicki parlò con naturalezza, il che significava che non le interessava se la conversazione veniva origliata. Si spostò leggermente sul divano della sala di attesa, accovacciando le gambe sotto il corpo.

— I Laboratori Nazionali di Brookhaven? Che cosa è successo?

— Non so. Il programma di monitoraggio di Lizzie, tuttavia, ha colto un’anomalia. Quel programma esamina trasmissioni provenienti da determinate agenzie governative in modo da evidenziare differenze per volume, frequenza, priorità e codifica. Tutte le informazioni inviate da Brookhaven mostravano un’anomalia. — Vicki tirò giù le gambe e le accavallò.

— Un’anomalia? Qualche cambiamento significativo? — chiese Jackson.

— Una significativa mancanza di cambiamento. Stesso volume, frequenza, priorità e codifica, ogni giorno.

— Vuoi dire…

— Il neurofarmaco inibitore è penetrato attraverso lo scudo dell’enclave. E non si tratta di un’enclave qualsiasi, quello è un laboratorio governativo, ritenuto biologicamente sicuro. — Vicki spostò nuovamente il peso sul divano. — Ovviamente, la Kelvin-Castner ne è già al corrente, ne sono sicura. Maledizione, non riesco a mettermi comoda.