Выбрать главу

Sulla parete opposta, notò qualcosa che, in preda alla stanchezza e allo scoraggiamento, le era sfuggito la sera prima. A due metri e mezzo circa dal pavimento c’era un pannello di metallo quadrato, dello stesso identico colore delle pareti in cemespugna.

Non si trattava di uno sgabuzzino, non posto così in alto. Non era nemmeno l’alloggiamento sigillato per la produzione dell’energia-Y: quello era chiaramente etichettato e comunque impenetrabile. Quel pannello non appariva affatto impenetrabile, quanto meno non da lì sotto. Piccole viti assicuravano ogni angolo.

Lizzie seguì il secondo muletto, affaccendato a sollevare, separare e impacchettare aria fina. Quando si fermò alla fine della catena di assemblaggio per prendere un altro carico inesistente, lei salì a bordo sullo squadrato alloggiamento del motore. Le occorsero tre minuti per riprogrammare la macchina in modo che la portasse alla parete, la sollevasse di due metri e restasse immobile mentre lei apriva il pannello quasi invisibile, infilandosi in tasca le viti. Il pannello, in lega leggera, venne appoggiato con grande cura sulla pedana in metallo.

Dietro il pannello si trovava una rientranza di cemespugna a forma di imbuto. Profonda circa un metro e venti, si restringeva sul fondo in un quadrato di soli trenta centimetri. Quella rientranza non era presente sulle piantine dell’edificio che Lizzie aveva saccheggiato mentre pianificava l’incursione. Alla fine dell’imbuto c’era un altro pannello chiuso con altre viti.

Si sporse nella nicchia. Tuttavia non fu in grado di raggiungere il pannello più piccolo, in particolare per la prominenza del suo pancione. Si issò direttamente nell’apertura e cominciò a strisciare in avanti.

Quelle viti non vollero svitarsi. Se soltanto avesse avuto una sega laser! Cocciutamente, continuò a insistere sui fermi, ma quelli non cedettero. Però non erano nanoinseriti: l’edificio aveva sedici anni, troppo vecchio per gran parte della nanotecnologia.

Finalmente, in un impeto di frustrazione, Lizzie colpì il pannello con il manico del cacciavite. — Maledetto inferno puzzolente! — L’imprecazione preferita di Billy.

— Attendo istruzioni — disse il pannello.

Lei sgranò gli occhi. Non aveva nemmeno preso in considerazione che quello fosse uno schermo o qualcosa di attivabile a voce. Stupida, stupida. E se lo avesse danneggiato picchiandoci contro?

— Attendo istruzioni — ripeté il pannello.

— Esegui sequenza test. — Doveva scoprire con che cosa aveva a che fare.

— Eseguo sequenza test.

Le luci dello stabilimento si spensero. Cinque secondi, dieci, quindi si riaccesero. Poi si interruppe il rumore della catena di assemblaggio robotica: un silenzio scioccante come un’esplosione. Prima che il fragore ricominciasse, lei sentì Vicki gridare: — Ehi! Lizzie?

Lizzie, che stava studiando intensamente il piccolo schermo, non rispose. Si sentiva gonfia di entusiasmo. Veniva eseguita l’intera sequenza, compresa quella dello scudo di sicurezza esterno. Lei sapeva di che cosa si trattava. Era una parte del sistema di backup, poco accessibile dall’esterno dell’edificio perché risultasse sicuro ma fisicamente irraggiungibile da qualsiasi robot della catena di assemblaggio… che, come Lizzie aveva appena dimostrato, erano anche troppo facili da riprogrammare. Alcuni dei sistemi di fabbrica vecchio stile avevano studiato ogni genere di bizzarra ridondanza per recuperare fisicamente il controllo alla presenza di disgregatori dispettosi. Se fosse riuscita a entrare in quel sistema ausiliario, avrebbe controllato da lì lo scudo a energia-Y.

E lei "sarebbe riuscita" a entrare nel sistema. Lei era l’imbattibile Lizzie Francy.

— Ripeti sequenza test — ordinò, intenzionata a chiamare Vicki durante il successivo momento di silenzio. Ma proprio alla fine del controllo sulle luci, il piccolo pannello a parete si oscurò. Prese quindi a lampeggiare, senza dare informazioni vocali: SEQUENZA TEST ABORTITA: 65-B.

65-B. Un codice industriale standard per indicare un segnale master a microonde proveniente da una fonte di controllo fisicamente presente, esterna a tutti i sistemi. Era un codice di sicurezza per qualsiasi procedimento che prevedeva radiazioni. L’intera operazione si poteva fermare con il segnale giusto emesso da un telecomando manuale che si trovasse nelle vicinanze. Erano arrivati i Muli allo stabilimento.

Lizzie indietreggiò nella nicchia stipata, due metri e mezzo al di sopra del suolo. Cercò coi piedi la piattaforma in metallo del muletto. Non c’era più.

In preda al panico, ruotò il corpo col pancione finché non si trovò a guardare verso l’esterno. Il muletto si era allontanato di un metro dalla parete, probabilmente a causa dell’attivazione della sequenza test del macchinario. Tenendosi precariamente in equilibrio, Lizzie allungò le braccia. Era appena in grado di afferrare il bordo del pannello di lega appoggiato sulla piattaforma sollevata del muletto. Il pannello, tuttavia, non era fissato alla struttura e lei non poteva usarlo per tirare in avanti il macchinario. Poi, improvvisamente, il muletto si riattivò e cominciò a muoversi verso la catena di assemblaggio, tornando al normale lavoro, e Lizzie restò col pannello di lega che le pendeva dalle mani a due metri e mezzo di altezza dal suolo.

Sotto, il folle non-lavoro continuava: i robot assemblavano meccanismi interni a energia-Y e poi li schiacciavano contro i coni male allineati; i gusci dei coni rotolavano sul pavimento; i muletti ammassavano aria. Da dietro una montagna di cassette da imballaggio arrivò Vicki, strillando qualcosa al di sopra del frastuono. Probabilmente il nome di Lizzie. Quindi, le porte principali, sulla parete adiacente dello stabilimento si spalancarono ed entrarono due Muli, un uomo e una donna, a pistole spianate.

Immediatamente, senza nemmeno pensarci, Lizzie rimise al suo posto il pannello di lega, trattenendolo dall’interno con le unghie. Col cuore che le martellava in petto, si nascose all’interno della parete di cemespugna.

Interludio

DATA TRASMISSIONE: 4 Novembre 2120

A: Base Selene, Luna

VIA: stazione Terrestre Enclave Toledo, Satellite CEO C-1494 (U.S.), Satellite E-398 (Francia)

TIPO MESSAGGIO: Non codificato

CLASSE MESSAGGIO: Classe D, Accesso Servizio Pubblico, in accordo con la Legge Congressuale 4892-18, Maggio 2118

GRUPPO DI ORIGINE: "Tribù Roy L. Spath" Ohio

MESSAGGIO:

Madre Miranda!

Siano benedetti i poveri di spirito, loro, perché loro è il Regno dei Cieli! Noi siamo poveri, noi, e ti preghiamo per la tua pietà! Ci hai dato un dono di Dio, con le siringhe del Cambiamento, e noi ti onoriamo per questo! Che tu sia benedetta fra le donne! Ci hai liberato dai Cavalieri della Carestia e dalla Pestilenza e quindi ti chiediamo, noi, di liberarci dalla Morte! Dacci oggi la vita immortale e mandaci siringhe che ci faranno vivere come te, per i secoli dei secoli, amen! Prega per noi e fai che non arrivi l’ora della morte! Grazie!

CONFERMA RICEZIONE: Nessuna

3

A una settantina di chilometri da Willoughby, Cazie osservò: — Lo scudo di sicurezza dello stabilimento si è abbassato.

Jackson lanciò un’occhiata alla ex moglie, che fissava con espressione intenta lo schermo dell’unità mobile che teneva in mano. L’aeromobile stava volando in automatico e lui era mezzo addormentato, compiaciuto della propria capacità di sonnecchiare alla presenza di lei. Quello significava che l’effetto della donna su di lui stava diminuendo, no? O, forse, significava soltanto che non era abituato a essere sveglio e in volo alle 6:29 del mattino. A est il cielo si stava schiarendo e, nella luce perlacea, il profilo di Cazie appariva puro e luminoso. Theresa avrebbe detto che Cazie sembrava una santa. A quel pensiero, Jackson sbuffò.