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— Non posso.

— Perché?

"Perché tutto quello che viene trasmesso da quel terminale è captato dal Rifugio." Non poteva dirlo. A Billy, il Billy colpito dal neurofarmaco, sarebbe venuto un infarto. — Non posso e basta, Billy. Non farmi altre domande.

Ancora una volta l’uomo apparve allarmato. Billy tirò su la lenza, anche se non c’erano stati strattoni e guardò il verme. Quindi fece ricadere in acqua la lenza.

— Billy, so che lo sai. Come posso arrivare a Manhattan Est?

— Non sono cose per te nemmeno…

— Come?

Un leggero strato di sudore si formò sulla superficie delle guance di Billy. Lizzie cercò di trattenere la propria impazienza. A quel punto, Annie sarebbe stata presa ormai da una vera e propria crisi di panico. Sarebbe accaduto anche a Shockey, quello che un tempo era stato uno smargiasso e un gradasso. Differenze chimiche individuali.

Alla fine Billy disse: — L’autunno scorso un uomo mi ha raccontato che i binari della ferrovia a gravità a est del fiume portano direttamente a Manhattan Est. Non puoi superare lo scudo dell’Enclave, Lizzie. Questo lo sai, tu!

— Quale fiume? Dove?

— Quale fiume? Noi ne abbiamo uno solo, noi. Questo ruscello qui ci si butta dentro.

Ne abbiamo uno solo. Quello che non esisteva nel mondo di Billy dal momento dell’assunzione del neurofarmaco non esisteva e basta. Eppure, un tempo, lui era stato forse l’unico all’accampamento a esplorare zone più ampie.

— Quanti giorni di cammino sono? — chiese Lizzie.

Lui cominciò a farsi prendere dal panico. Le appoggiò una mano tremante sul braccio. — Lizzie, non puoi andare, tu! È troppo pericoloso, una ragazzina da sola, e inoltre hai Dirk…

Il respiro dell’uomo accelerò. All’improvviso Lizzie ricordò come era stato Billy quando lei era bambina, prima del Cambiamento, quando il suo cuore era stato vecchio e stanco. Gli sarebbero venute le vertigini e avrebbe ansimato, proprio come in quel momento. Lizzie si sentì pervadere da un sentimento di amore, compassione ed esasperazione. — D’accordo, Billy, d’accordo.

— Promettimi… promettimi che non andrai… da sola, tu!

— Lo prometto — disse Lizzie. Be’, non sarebbe andata da sola. Avrebbe portato con sé il terminale e lo scudo personale che le aveva lasciato Vicki.

— Va bene — concesse Billy. Il respiro si tranquillizzò. Si era sempre fidato della parola di lei. Nel giro di qualche minuto era di nuovo intento a pescare.

Lizzie lo osservò. I suoi occhi scuri, allertati nel volto smunto, fissavano l’acqua. Aveva tolto il cappello e la testa quasi pelata, circondata da riccioli grigi sopra le orecchie, poteva assorbire la dolce luce del sole. Il cappello era appeso a un ramo di un albero. Ogni giorno, in quel momento, prendeva la decisione se tenere il capello in testa o toglierlo. Ogni giorno sistemava il secchiello di plastica per i pesci nello stesso punto sull’erba. Ogni giorno cercava lo stesso numero di vermi, applicandoli all’amo come esca nello stesso modo finché non fossero finiti. Ogni giorno.

Che stava facendo Jennifer Sharifi?

Lizzie non lo sapeva. Lei poteva anche trafugare dati con grande abilità, ma Jennifer Sharifi era un’Insonne. Non una Super come Miranda, ma pur sempre una Insonne. E aveva tutti i soldi del mondo. Stava trasformando le persone che Lizzie amava, bloccandole in un posto e in una routine, come se fossero tanti robot programmati. Lizzie non era così pazza da pensare di sapere il perché o di sapere cosa fare in proposito. Jennifer Sharifi aveva tentato, una volta, di costringere gli Stati Uniti a concedere al Rifugio la secessione e aveva tenuto in ostaggio cinque città con un virus da guerra batteriologica che avrebbe potuto ucciderne tutti gli abitanti, ed era finita in prigione per un periodo di tempo più lungo di tutta la vita di Lizzie. Lizzie si accorgeva quando si trovava in acque così alte da non toccare più. Aveva bisogno di aiuto.

Ammetterlo fu quasi un sollievo, alla fine. Quasi.

Partì quella stessa notte e schivò il trasmettitore nascosto allontanandosi con un ampio giro attorno alla montagna. Restò lontana dalla vecchia strada dissestata: non era là che il Rifugio si sarebbe aspettato che passassero le persone e dove avrebbe logicamente piazzato i proprio monitor? Camminare nei boschi di notte, tenendo sott’occhio il ruscello, non fu facile. Col terminale nello zaino, avanzò con grande lentezza. Non ci sarebbe riuscita affatto se non ci fosse stata una bella luna piena, aiutata da quelle che sembravano milioni di stelle. Arrancando attraverso la sterpaglia, Lizzie cercò di restare coperta dagli alberi, nel caso il Rifugio usasse immagini satellitari ad alta risoluzione.

In seguito, avrebbe indossato lo scudo personale di Vicki e si sarebbe lasciata avvolgere in un campo di energia protettivo e trasparente che le avrebbe impedito di farsi graffiare dai rovi, pungere dagli insetti e spaventare da ogni rumore nel sottobosco. In quel momento, no. Non finché non si fosse allontanata ulteriormente dall’accampamento. Gli scudi personali rappresentavano campi di energia individuabili.

Il Rifugio non poteva monitorare tutto lo stato, no?

La mattina dopo, raggiunse il luogo in cui il ruscello si tuffava nel fiume. Era esausta. Strisciò sotto alcuni rami fatti cadere dal vento che la proteggevano dalla vista dall’alto ma che consentivano alla luce del mattino di penetrare diagonalmente. Togliendosi i vestiti, Lizzie si alimentò. A quel punto attivò lo scudo personale e dormì tutto il giorno.

Quando si svegliò, verso il tramonto, non era sola. Era estate e le tribù di Vivi che avevano passato l’inverno al caldo del sud stavano tornando indietro. Quella tribù sembrava piccola e di tipo familiare: Lizzie sentì piangere alcuni bambini. Cambiati o non-Cambiati? Non emerse dal nascondiglio per controllare. Il pericolo principale per lei non era morire per fame, per malattia o per un incidente. Il pericolo era rappresentato da altri del suo genere: non tutte le tribù erano piccole e a struttura familiare.

Di notte riprese a camminare. Era molto più facile, indossando lo scudo personale. Billy le aveva insegnato moltissime cose su come nascondersi in un bosco o fuori, e anche quello l’avrebbe aiutata.

Si sarebbe preoccupata di Manhattan Est quando ci fosse arrivata.

Interludio

DATA TRASMISSIONE: 20 aprile, 2121

A: Base Selene, Luna

VIA: Stazione Terrestre Enclave Mall, Satellite CEO c-1494 (U.S.)

TIPO MESSAGGIO: Codificato

CLASSE MESSAGGIO: Classe A, Trasmissione Federale

GRUPPO DI ORIGINE: IRS, Fisco

MESSAGGIO:

Gentilissima Signora Sharifi,

il servizio fiscale deve quietanzare il rimborso delle sue tasse federali personali del 2020, che è stato inviato elettronicamente dalla Base Selene sulla Luna. Tuttavia la richiesta di rimborso non è firmata. Per ottenere rimborsi elettronici è necessaria, secondo la legge federale, una firma con penna digitale o con una tecnologia equivalente. Le invio, di conseguenza, un formulario elettronico 1987A perché lei provveda a firmarlo.

Grazie per la sua attenzione.

Distinti saluti,

Madeleine E. Miller

Commissione di Distretto, IRS

CONFERMA RICEZIONE: Nessuna

17

Jennifer Sharifi seguì Chad Manning nella sala conferenze dei Laboratori Sharifi al Rifugio. Un grande tavola a ferro di cavallo si incurvava accanto a tre pareti, circondata da diciotto sedie. Al centro del ferro di cavallo, un pannello di plastica trasparente, infrangibile rispetto a tutto ciò che non fosse almeno un’esplosione nucleare, era inserito sul pavimento della stazione orbitale. Mentre il Rifugio orbitava, la vista sotto il pavimento cambiava dallo spazio punteggiato di stelle brillanti alla immensa palla bianca e azzurra della Terra. Il pannello si oscurava automaticamente ogni volta che il sole era troppo luminoso. Attorno ai margini del pannello girava un bordo decorativo di disegno arabo, intricate figure geometriche a incastro copiate da antichi tessuti di Kashmir. Il bordo era programmato per cambiare colore e adeguarsi al panorama. Trasformava il sistema solare in un tappeto posto ai piedi del Rifugio.