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Le credeva. Anche se alcuni degli eventi che gli aveva sussurrato all’orecchio parevano incredibili. Theresa, la sua Theresa, che aveva tirato fuori di prigione Lizzie Francy? Che era andata da sola in un accampamento di Vivi per lasciare loro un roboinfermiere? "Che sceglieva di essere Cambiata?"

Tuttavia credeva a Vicki. In fondo, però, aveva creduto sempre anche a Cazie, fino a quando era arrivato alla Kelvin-Castner…

— Devo mostrarti qualcosa — disse Vicki e quella volta fu la sua voce a essere impastata dal sonno. — Una specie di prova. Ma può aspettare domattina. Io sono stanca morta. Stremata da Lizzie e Theresa, i figli della prossima era…

— I cosa? — chiese Jackson con un tono più brusco di quanto non intendesse, perché si sentiva disorientato. Theresa che sceglieva di essere Cambiata. Theresa, Cambiata. Avrebbe avuto ancora bisogno di lui?

— I figli della prossima era — ripeté Vicki, quasi biascicando. — Autonominatisi… — si addormentò.

Jackson si scostò dal corpo abbandonato di lei e scese dal letto. Dormire era impossibile. Nella stanza, al massimo tre metri per tre, non c’era spazio per camminare. Se avesse usato il terminale avrebbe potuto svegliare Vicki. Non voleva che Vicki fosse sveglia. Non avrebbe fatto altro che colpirlo con ulteriori ganci destri emotivi, era proprio quello che "aveva fatto" e lui, per la giornata, era stato colpito anche troppe volte.

Quanti pugni che scuotevano il cervello potevano definirsi troppi? E perché diavolo l’unico a riceverli era proprio lui?

Senza fare rumore, Jackson aprì la porta della camera da letto, se la chiuse alle spalle e cominciò a camminare a piedi nudi, col pigiama preso in prestito, lungo il corridoio poco familiare e dall’aspetto austero. In fondo, trovò un piccolo atrio deserto. Era ovvio che fosse deserto, era notte fonda. L’atrio comprendeva un divano, sedie, una tavola e un roboservitore, tutto austero come il corridoio, oltre a un terminale a schermo piatto.

— Accendere sistema — disse Jackson.

— Sì, posso esserle d’aiuto? — Un programma anonimo, per tecnici in attesa o ospiti annoiati e affetti da insonnia. Indubbiamente con accesso limitato. Era sufficiente.

— Notiziari, per favore. Canale 35.

— Certamente. E se ci fosse qualsiasi cosa che la Kelvin-Castner possa fare per lei, non esiti a chiederlo.

— …nel Kansas orientale. Il tornado ha sfiorato l’Enclave di Wichita che ha attivato immediatamente gli scudi ad alta sicurezza. A Washington, il Congresso continua a discutere sul controverso pacchetto del regolamento aeroportuale: il voto al Senato è previsto per domani mattina. A Parigi, l’Enclave della Sorbonne ha assistito alla prima esecuzione del nuovo concerto di Claude Guillaume Arnault, Le Moindre. Il venerabile, irascibile, festeggiatissimo compositore non…

— Comunicazioni interne — disse Jackson. Il notiziario non aveva detto nulla di nuovo sulla distruzione del Rifugio. E il neurofarmaco inibitore non faceva ancora parte delle notizie principali, era soltanto un fenomeno isolato, una curiosità locale che riguardava gli arretrati Vivi.

Folli. Le enclavi erano tutte folli.

— Sì. posso aiutarla? — disse il programma. — Con quale dipartimento interno vuole essere collegato?

— Non con un dipartimento ma con un individuo. Lizzie Francy. È un’utente ospite che si trova da qualche parte in questo edificio. Nella zona non bioschermata.

— Certamente. E se ci fosse qualsiasi cosa che la Kelvin-Castner possa fare per lei, non esiti a chiederlo.

Il volto di Lizzie apparve sullo schermo. I suoi capelli crespi sparavano in venti direzioni diverse, irsuti vettori. Gli occhi neri le scintillavano dall’eccitazione, a dispetto delle borse scure che aveva sotto. — Ho appena cercato di collegarmi con la sua stanza.

— Non sono lì — spiegò scioccamente Jackson. — C’è soltanto Vicki. Veniva da casa mia e di Theresa…

— So tutto — disse Lizzie in fretta. Sollevò le mani sui capelli e tirò, creando ulteriori vettori. — L’ho svegliata. Jackson, io ho bisogno, io, di venire da lei. Di vederla di persona, io. Adesso.

— Lizzie, qui dentro siamo bioschermati. Se vieni dentro non potrai uscire per…

— Lo so, lo so! Ma devo entrare, io. Subito.

Jackson la osservò più attentamente. Non era eccitazione quella che brillava negli occhi di Lizzie. Era paura. E il suo modo di parlare era tornato quello dei Vivi.

— Lizzie, cosa…

— Ancora niente. Non riesco a infiltrarmi in questo sistema, io. È troppo difficile. Ma non mi piace stare qui, a me, da sola. Voglio Vicki. Voglio entrare dentro, io!

Lizzie, si accorse Jackson, si sforzava di apparire patetica. Una ragazzina sola in piena notte in un ambiente estraneo, che voleva il suo surrogato di madre. Soltanto che quella era la Lizzie Francy che era arrivata a piedi fino a New York da sola, si era infiltrata in un’enclave apparentemente impenetrabile e aveva trafugato dati da più imprese di Muli di quante Jackson potesse nominarne. Quell’atteggiamento patetico era fasullo.

La paura sottostante non lo era.

— Dirk… — iniziò.

— So che se vengo dentro, io, starò in quarantena per qualche settimana. Ma io voglio Vicki, io! E non riesco a infilarmi in questo fottuto sistema! — Le si riempirono gli occhi neri di lacrime.

Sconcertato, Jackson acconsentì: — Benissimo, dirò a un ologramma di portarti in Decontaminazione. Thurmond Rogers mi ha fornito il codice. L’intero procedimento dura circa un’ora. Ma non puoi portarti dietro il terminale, Lizzie.

— C’è il mio diario! E le fotografie di Dirk! — A quel punto cominciò a piangere.

— Lizzie, tesoro…

— Voglio Vicki!

All’improvviso, lo desiderò anche Jackson. Vicki sapeva come trattare un inaspettato attacco isterico. Lizzie, fra tutte le persone che conosceva, che piagnucolava e piantava un gran casino per avere sua madre… Ma Vicki non era nemmeno sua madre. E Jackson non credeva affatto che non fosse riuscita a penetrare nel sistema della Kelvin-Castner.

— Vieni dentro, Lizzie — disse Vicki al suo fianco. — Lascia il terminale. Le informazioni per cui ti preoccupi non vanno di backup nel sistema di Jackson?

— No! Se ci provo, potrebbero essere intercettate!

— Allora prendi il tuo sistema personale. Sei scollegata già dalla K-C, vero? Certamente. E portalo fuori dall’edificio. Attraverso la porta alle tue spalle, volta a sinistra in fondo al corridoio e continua fino all’uscita antincendio. Proprio lì fuori ci sono sette persone in un pulmino. Consegna loro il tuo sistema e loro lo proteggeranno finché tu sarai qui dentro con me.

Jackson strizzò gli occhi. Un "pulmino"?

Immediatamente lo schermo si divise in due e Thurmond Rogers disse da una delle metà: — Nessuno dei dati di nostra proprietà può essere rimosso fisicamente dalla Kelvin-Castner. La signorina Francy ha analizzato i nostri sistemi e…

Vicki lo interruppe: — Due delle sei persone nel pulmino sono agenti di sicurezza. Hanno a disposizione un equipaggiamento per sigillare il sistema di Lizzie in modo che non possa essere aperto se non con una scansione di retina sua, di Jackson o dei due rappresentanti della Kelvin-Castner presenti al momento della chiusura. Un rappresentante potresti essere tu, Thurmond.

— Anche così, non potete…

— Una delle persone nel pulmino è un avvocato. Ha un’ingiunzione del tribunale che lo abilita a rimuovere in modo sicuro qualsiasi documento della Kelvin-Castner che abbia pertinenza con il contratto legale del dottor Aranow con la Kelvin-Castner.

— È contrattuale soltanto se…

— Un’altra persona nel pulmino è un microbiologo. È pronto a esaminare i dati di Lizzie prima che vengano sigillati e a dichiarare come esperto legalmente riconosciuto, se essi sono veramente rilevanti rispetto al contratto del dottor Aranow. A meno che, ovviamente, tu non sia contrario al fatto che lei esamini i dati.