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Mi sono trasformato in topo. Ho rotto un Globo dei draghi. Paladine e io siamo diventati amici personali...

«Ci sono stati dei momenti tristi,» aggiunse fra sé, con voce sommessa.

«Ma adesso per me non sono neppure tristi. Mi provocano soltanto un piccolo, strano dolore proprio qui,» si premette la mano sul cuore. «Mi mancheranno moltissimo le avventure. Ma non c’è più nessuno con cui viverle. Tutti si sono sistemati, la loro vita è vivace e piacevole...». La sua piccola mano esplorò il fondo liscio di un’ultima borsa. «È ora che anch’io mi sistemi, come ho detto, e credo che quello di Gran Sceriffo sia un lavoro molto affascinante, e...

«Aspetta...cos’è questo? Proprio in fondo...» tirò fuori un piccolo oggetto, quasi smarrito, ficcato in un angolo della borsa. Tenendolo in mano, fissandolo con vivo stupore, Tas esalò un sospiro profondo e tremante.

«Come ha fatto Caramon a perderlo? È stato sempre così attento a questo. Ma d’altronde di recente ha avuto un sacco di cose a cui pensare. Andrò a restituirglielo. Probabilmente sarà terribilmente preoccupato di averlo perso. Dopotutto, cosa direbbe Par-Salian...»

Studiando quel comunissimo ciondolo anonimo che aveva in mano, Tas non si accorse affatto che l’altra sua mano, in apparenza agendo per proprio conto, dal momento che lui aveva smesso di cercare l’avventura, gli era scivolata dietro le spalle chiudendosi sul contenitore delle mappe.

«Com’era il nome di quel posto? Merilon?»

Doveva essere stata la mano a parlare. Certamente non Tas, che aveva rinunciato all’avventura.

Il contenitore delle mappe finì in una borsa insieme a tutti gli altri tesori di Tas; la mano si affrettò a raccoglierli ad uno ad uno, mettendoli via.

La mano raccolse anche tutte le borse di Tas, buttandogliele a tracolla, appendendogliele alla cintura, ficcandone una dentro la tasca dei suoi nuovissimi gambali d’un rosso vivace.

Tutta indaffarata, la mano cominciò a trasformare quel comune, anonimo ciondolo in uno scettro bellissimo, tutto ricoperto di gioielli, e per di più dall’aspetto molto magico.

«Una volta che avrai finito,» disse Tas severamente, rivolto alla propria mano, «lo porteremo subito sopra e lo consegneremo a Caramon.»

«Dov’è Tas?» mormorò Tika, riscuotendosi un po’ dal calore e dal conforto delle forti braccia di Caramon.

Caramon, appoggiando la guancia sulla sua testa, le baciò i riccioli rossi e la strinse ancora di più.

«Non lo so. Dev’essere sceso in casa. credo.»

«Ti rendi conto,» disse Tika accoccolandosi a sua volta contro di lui. «che non ci rimarrà un solo cucchiaio?»

Caramon sorrise. Portandole la mano al mento, le sollevò la testa e le baciò le labbra...

Un’ora più tardi i due giravano per la casa non ancora completata. Caramon indicava i miglioramenti e i cambiamenti che aveva in mente di attuare. «La stanza del bambino sarà qui,» disse, «vicino alla nostra camera da letto, e questa sarà la camera dei nostri figli più grandicelli...

No, credo che ci vorranno due stanze, una per i bambini e l’altra per le bambine.» Finse d’ignorare il rossore di Tika. «E la cucina e la stanza di Tas e la stanza degli ospiti. Tanis e Laurana verranno a farci visita, e...» la voce di Caramon si spense.

Era arrivato a quell’unica stanza della casa che aveva completato, la stanza con il marchio dello stregone scolpito su una targa appesa sopra la porta.

Tika lo guardò, il suo volto ridente era diventato d’un tratto pallido e serio.

Caramon alzò una mano, prese la targa e la staccò. La fissò in silenzio per lunghi istanti. Poi, con un sorriso, la porse a Tika.

«Conservala per me; vuoi, mia cara?» chiese con voce sommessa e gentile.

Tika sollevò verso di lui uno sguardo meravigliato, le sue dita tremanti scivolarono sopra i bordi lisci della targa, seguendo i simboli arcani incisi su di essa.

«Mi dirai cos’è successo, Caramon?» gli chiese infine.

«Un giorno,» lui rispose, accogliendola nuovamente tra le braccia, tenendola stretta a sé. «Un giorno,» ripetè. Poi, baciandole i riccioli rossi, rimase là a guardare la città, mentre questa si svegliava e cominciava a vivere.

Attraverso le foglie del vallenwood che facevano da riparo, poteva vedere il tetto a due falde della Locanda. Adesso poteva udire delle voci... delle voci ancora assonnate che ridevano, lanciavano rimbrotti. E poteva sentire l’odore fumoso dei fuochi delle cucine che si levava in aria, riempiendo la valle verdeggiante d’una impalpabile nebbiolina.

Tenne sua moglie tra le braccia, sentendosi circondato dal suo amore, vedendo il proprio amore per lei risplendere vivido e tranquillo davanti a sé, puro e bianco come la luce di Solinari... oppure la luce che risplendeva da un cristallo in cima a un bastone magico...

Caramon sospirò, un sospiro lungo e profondo, soddisfatto. «Comunque, non ha nessuna importanza,» borbottò. E aggiunse: «Sono a casa.»

Canto nuziale (un ritornello)

Postfazione
Ma tu ed io, attraverso le pianure in fiamme, attraverso l’oscurità della terra, affermiamo il mondo, la sua gente, i cieli che han dato loro i natali, il respiro che passa fra noi, questa nuova casa in cui ci troviamo e tutte queste cose rese più grandi dai voti fra un uomo e una donna. così i nostri viaggi su Krynn sono giunti alla fine.

Sappiamo che ciò creerà disappunto in molti di voi che avevano sperato che le nostre avventure in questa terra meravigliosa durassero per sempre. Ma, come potrebbe dire la mamma di Tasslehoff, «Arriva un momento in cui bisogna mettere fuori il gatto, chiudere a chiave la porta, infilare la chiave sotto lo zerbino, e incamminarsi lungo la strada.»

Naturalmente la chiave rimarrà sempre sotto lo zerbino (sempre che nessun altro kender si trasferisca a vivere in città), e non escludiamo la possibilità di metterci un giorno a viaggiare lungo quella strada alla ricerca della chiave. Ma adesso abbiamo nelle nostre borse il magico congegno di Tas per i viaggi nel tempo (fortunatamente per Krynn!), e ci sono altri mondi che saremmo ansiosi di esplorare prima di tornare su questo.

Non avevamo nessuna idea, quando il progetto di DRAGONLANCE © iniziò, che avrebbe avuto il successo che ha avuto. Le ragioni sono molte, ma la principale, credo, è che abbiamo avuto una compagine davvero formidabile che ha lavorato al progetto. Dagli scrittori agli illustratori, ai progettisti dei giochi, ai curatori, tutti quelli che facevano parte della compagine di DRAGONLANCE amavano il proprio lavoro e hanno travalicato il proprio dovere per assicurarne il successo. Tracy dice che, da qualche parte, Krynn esiste per davvero e che tutti noi ci siamo stati.

Sappiamo che è vero, perché è così difficile dirle addio.

Parlando di addii, ci siamo resi conto per la prima volta della profondità dei sentimenti che i lettori provavano per i nostri personaggi e il mondo che avevamo creato quando abbiamo ricevuto una valanga di lettere a proposito della morte di Sturm.

«So che Sturm non significa niente per voi!» ha scritto un lettore sconvolto. «Dopotutto, è soltanto un parto della vostra immaginazione.»

Naturalmente, era assai più di questo per noi. Passando tanto tempo con i nostri personaggi, avevano finito col diventare reali anche per noi. Trionfiamo con loro, ci addoloriamo con loro, e piangiamo con loro. Non abbiamo «ucciso» Sturm arbitrariamente. Il nobile Cavaliere di Solamnia era stato inteso come un eroe tragico fin dall’inizio del progetto. La morte fa parte della vita, è una parte che tutti noi affrontiamo, e dobbiamo imparare a viverci insieme, perfino il nostro spensieratissimo kender.

La morte di Sturm è adombrata, nel primo libro, dal Maestro della Foresta, che fissa direttamente il cavaliere quando dice, «Noi non piangiamo la morte di coloro che muoiono adempiendo il proprio destino.»

Il coraggioso sacrificio di Sturm costringe i cavalieri a riesaminare i loro valori e alla fine fornisce i mezzi per unirli. Sturm è morto com’è vissuto: con coraggio, con onore, al servizio degli altri. Il suo ricordo vive per coloro che l’hanno amato, proprio come la luce del Gioiello Stellare penetra con i propri raggi le tenebre. Molte volte, quando i suoi amici sono turbati, o affrontano una situazione pericolosa, il ricordo del cavaliere torna alla loro memoria, dando loro forza e coraggio.