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«Non ci avevo più pensato per molto tempo, poi, quando ho ricevuto l’invito dell’arconte, ho deciso di tirarlo fuori e d’indossarlo stanotte. Sono orgogliosa della mia figura, ed abbiamo dovuto allargarlo solo un poco qui e là. Credo che mi si addica, e so di avere la faccia di una Pellegrina, anche se non ho i loro occhi. In realtà, non li ho mai avuti, anche se ero solita pensare che li avrei avuti anch’io quando avessi pronunciato i miei voti, o magari più tardi. La nostra direttrice delle postulanti aveva quello sguardo: poteva starsene seduta a cucire, e osservandola, tu avevi l’impressione che stesse vedendo l’estremità di Urth, dove vivono i prischii, guardando attraverso la camicia vecchia e lacera da rammendare, la parete della tenda ed ogni altra cosa. No, non so dove siano adesso le Pellegrine… e dubito che lo sappiano loro stesse, anche se forse la Madre lo sa.

— Devi avere qualche amica fra loro — obiettai. — Non hai mantenuto i contatti con qualche altra postulante?

— Nessuna di loro mi ha mai scritto. — Cyriaca scrollò le spalle. — Davvero, non lo so.

— Ti senti abbastanza bene per tornare alle danze? — La musica stava cominciando a penetrare nella nostra alcova.

La sua testa non si mosse, ma distinsi i suoi occhi, che avevano fino ad allora fissato il corridoio del tempo, mentre lei parlava delle Pellegrine, e li vidi guardarmi obliquamente.

— È ciò che tu desideri fare? — mi chiese.

— Credo di no. Non mi sento mai del tutto a mio agio fra la folla, a meno che si tratti di amici.

— Allora hai qualche amico? — Cyriaca sembrava genuinamente sorpresa.

— Non qui… ecco, ho un solo amico qui. A Nessus, avevo i confratelli della nostra corporazione.

— Capisco. — Esitò. — Non c’è motivo per cui dobbiamo andare. Questa festa durerà tutta la notte, ed all’alba, se si starà ancora divertendo, l’arconte farà abbassare le tende per escludere la luce, e forse farà perfino sollevare la copertura del giardino. Possiamo sedere qui per tutto il tempo che vogliamo, e, ogni volta che un servitore passerà di qui, prenderemo da mangiare e da bere. Quando vedremo qualcuno con cui ci farà piacere parlare, lo fermeremo e ci faremo intrattenere.

— Temo che comincerei ad annoiarti prima che la notte sia molto avanzata — obiettai.

— Niente affatto, perché non ho intenzione di permetterti di parlare molto: voglio parlare io, e voglio che tu mi ascolti. Tanto per cominciare… lo sai che sei molto attraente?

— So che non lo sono. Ma, dato che non mi hai mai visto senza maschera, non puoi sapere quale sia il mio aspetto.

— Al contrario.

Si chinò verso di me, come per esaminare il mio volto attraverso le aperture degli occhi. La sua maschera, che era dello stesso colore dell’abito, era tanto piccola da risultare poco più di una convenzione, due cerchi di tessuto a forma di mandorla intorno agli occhi, che però le conferivano un’aria esotica che altrimenti non avrebbe posseduto e le davano anche, credo, un senso di mistero e di protezione che la sollevava da ogni responsabilità.

— Sei un uomo molto intelligente, ne sono certa, ma non sei stato a tante di queste feste quante ne ho viste io, altrimenti avresti imparato l’arte di giudicare le facce senza vederle. Naturalmente, la cosa è più difficile quando la persona che stai guardando ha una maschera di legno che non segue i lineamenti del volto, ma anche allora si possono capire molte cose. Hai il mento appuntito, vero, con una fossetta?

— Sì al mento appuntito — risposi, — e no alla fossetta.

— Stai mentendo per mandarmi fuori strada, oppure non ti sei mai accorto di averla. Posso giudicare i menti osservando la vita delle persone, particolarmente degli uomini, che sono il principale oggetto del mio interesse… Una vita stretta significa un mento appuntito, e la tua maschera di cuoio lascia scoperto quanto basta per confermare la mia tesi. Anche se profondamente infossati, i tuoi occhi sono grandi e mobili, e questo, in un uomo, denota la presenza di una fossetta nel mento, specialmente quando il volto è sottile. Hai gli zigomi alti… i loro contorni si vedono leggermente sotto la maschera, e le guance piatte li fanno apparire ancora più alti. Hai i capelli neri, naturalmente, perché noto diversi peli neri sul dorso delle tue mani; e labbra sottili che si scorgono attraverso l’apertura della maschera. Dal momento che non riesco a vederle tutte, significa che si piegano, qualità estremamente desiderabile nelle labbra di un uomo.

Non sapevo cosa dire, e, per essere sincero, in quel momento avrei dato molto per potermene andare.

— Vuoi che mi tolga la maschera — chiesi infine, — in modo che tu possa verificare l’esattezza del tuo giudizio?

— Oh, no, non farlo, almeno fino a quando suoneranno la canzone del mattino. Inoltre, devi considerare i miei sentimenti. Se tu lo facessi, ed io scoprissi che, dopo tutto, non sei attraente, sarei privata di una serata interessante. — Si era sollevata a sedere, ed ora mi sorrise e tornò ad appoggiarsi all’indietro sul divano, con i capelli che si allargavano come un’aureola intorno al suo volto. — No, Severian, invece di smascherare il tuo volto, devi smascherare il tuo spirito. Più tardi, lo farai dicendomi tutto quello che faresti se fossi libero di fare tutto quello che vuoi, ed ora comincerai raccontandomi ciò che voglio sapere di te. Sei venuto da Nessus, questo lo so. Perché sei tanto ansioso di trovare le Pellegrine?

VI

LA BIBLIOTECA DELLA CITTADELLA

Mentre mi accingevo a rispondere alla sua domanda, una coppia si avvicinò alla nostra alcova, l’uomo avvolto in un sanbenito, la donna vestita come una midinette. Ci lanciarono solo una fugace occhiata mentre passavano, ma qualcosa… forse l’inclinazione delle loro teste o l’espressione dei loro occhi, mi disse che essi sapevano, o almeno sospettavano, che io non fossi in maschera. Feci tuttavia finta di nulla e dissi:

— Sono venuto accidentalmente in possesso di qualcosa che appartiene alle Pellegrine, e voglio restituirglielo.

— Allora non intendi far loro del male? — chiese Cyriaca. — Non puoi dirmi che cos’è questo oggetto?

Non osavo rivelarle la verità, e, sapendo che mi sarebbe stato chiesto di esibire l’oggetto che avrei nominato, qualunque esso fosse, spiegai:

— Si tratta di un libro… un libro antico e splendidamente illustrato. Non pretendo di sapere qualcosa in merito ai libri, ma sono sicuro che questo ha una notevole importanza religiosa ed è di grande valore. — E trassi dalla mia giberna il libro marrone proveniente dalla biblioteca del Maestro Ultan, che avevo portato via quando avevo lasciato la cella di Thecla.

— Sì, è antico — convenne Cyriaca, — ed abbondantemente segnato dalle intemperie, vedo. Posso dargli un’occhiata?

Glielo porsi e la donna prese a sfogliare le pagine, arrestandosi davanti ad un’immagine del sikinnis; poi lo sollevò fino a che la luce di una lampada sospesa sopra il nostro divano non batté su di esso: gli uomini cornuti parvero balzare nella luce tremolante, e le ninfe rabbrividirono.

— Anch’io non so nulla sui libri — ammise Cyriaca, restituendomelo, — ma ho uno zio che sa molte cose, e credo che pagherebbe parecchio per possedere questo esemplare. Vorrei che fosse qui stasera in modo che lo potesse vedere… anche se credo sia meglio così, perché in quel caso avrei cercato di prenderti il libro in un modo o nell’altro. Mio zio viaggia in ogni pentade, spingendosi altrettanto lontano quanto facevo io quando ero con le Pellegrine, e solo per cercare libri antichi. È stato perfino negli archivi perduti. Ne hai mai sentito parlare? Scossi il capo negativamente.

— Tutto quello che so in merito è quanto lui stesso mi ha detto una volta che aveva bevuto un po’ troppo cuvee di nostra produzione, e può darsi che non mi abbia raccontato tutto, perché, mentre gli parlavo, ho avuto l’impressione che avesse un certo timore che io potessi cercare di andare laggiù personalmente. Non l’ho mai fatto, anche se talvolta ho qualche rimpianto. Comunque, a Nessus, molto a sud del tratto di città che la gente visita solitamente, tanto a valle del grande fiume che si è indotti a credere che la città sia finita molto prima, c’è un’antica fortezza. Tutti quanti, salvo forse l’Autarca in persona… possa il suo spirito vivere in migliaia di successori… ne hanno dimenticato l’esistenza molto tempo fa, e si dice che essa sia abitata dagli spiriti. Mio zio ha detto che sorge su una collina che domina il Gyoll, rivolta verso un campo di sepolcri in rovina, e non sembra che abbia alcunché da proteggere.