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Quando lo misi a terra, il bambino si aggrappò alla mia mano.

— La mamma ha detto che non potevamo usare le strade per via dei soldati.

— Tua madre aveva ragione — replicai, — ma lei stava scendendo a valle, dove si trovano i soldati. Senza dubbio c’erano soldati su questa strada, una volta, ma sono morti parecchio tempo prima che spuntasse anche solo il seme del più grande degli alberi che hai visto nella giungla.

Il bambino aveva freddo, ed io gli diedi una coperta e gli spiegai come avvolgersela intorno alle spalle e tenerla chiusa a guisa di mantello. Se qualcuno ci avesse visti allora, avrebbe avuto l’impressione di scorgere una piccola figura grigia seguita da un’ombra sproporzionata.

Penetrammo in un banco di nebbia, ed io pensai che era strano trovare la nebbia tanto in alto, e fu soltanto dopo che l’avemmo superata e potemmo osservare dall’alto la sua superficie illuminata dal sole che mi resi conto che in effetti si era trattato di una di quelle nubi che mi erano parse tanto remote quando le avevo guardate dalla sella.

Eppure, quella sella di giungla, ora così al disotto di noi, si trovava indubbiamente parecchie migliaia di cubiti al disopra di Nessus e del basso corso del Gyoll. Pensai allora a quanto dovevo essermi spinto lontano, se potevano esistere giungle ad una simile altitudine… dovevo essere quasi alla cintura del mondo, dove era sempre estate e solo l’altitudine procurava qualche variazione nel clima. Se avessi viaggiato ad ovest rispetto a quelle montagne, allora, stando agli insegnamenti del Maestro Palaemon, mi sarei trovato in una giungla tanto pestilenziale da far sembrare al confronto un paradiso quella che avevo appena lasciato, una giungla costiera dal calore tremendo e dagli insetti letali; eppure, anche là avrei visto tracce di morte, perché, sebbene quella giungla ricevesse una porzione di calore solare maggiore di quella di qualsiasi altra zona di Urth, quel calore era inferiore al calore ricevuto in passato, e, proprio come il ghiaccio avanzava da sud e la vegetazione della zona temperata si ritraeva dinnanzi ad esso, così gli alberi e le altre piante dei tropici morivano per lasciare spazio a quel nuovo tipo di vegetazione.

Mentre io guardavo in giù verso la nuvola, il bambino proseguì, e poi, voltandosi verso di me con occhi brillanti, mi chiese:

— Chi ha fatto questa strada?

— Indubbiamente gli operai che hanno intagliato la montagna. Dovevano disporre di grandi energie ai loro ordini e di macchine più potenti di qualsiasi strumento a noi noto. Peraltro, dovevano pur sempre portar via in qualche modo gli scarti. Migliaia di carri e carretti devono aver percorso questa strada, un tempo. — Eppure, mi chiesi se fosse vero, perché le ruote di ferro di simili veicoli incidevano perfino il duro selciato delle strade di Nessus e di Thrax, mentre quella strada era liscia come quelle usate per le processioni: di certo, pensai, solo il sole ed il vento l’avevano percorsa.

— Guarda, grande Severian! Vedi la mano?

Il ragazzo stava indicando uno sperone della montagna molto più in alto di noi. Piegai il collo, ma, per un momento, non vidi nulla se non quello che avevo già visto prima: un lungo promontorio d’inospitale roccia grigia. Poi, la luce del sole brillò su qualcosa che si trovava vicino all’estremità della sporgenza, e quello mi parve il bagliore inconfondibile dell’oro. Quando vidi il bagliore, scoprii anche che l’oro era quello di un anello, e, sotto di esso, scorsi il pollice congelato nella pietra al disotto della roccia, un pollice lungo forse cento passi con dita alte come colline al disopra di esso. Non avevamo denaro, ed io sapevo quanto esso ci sarebbe stato utile quando alla fine fossimo stati costretti a far ritorno nelle terre abitate. Se ero ancora ricercato, un po’ d’oro avrebbe potuto persuadere i cercatori a guardare dall’altra parte, ed inoltre avrebbe potuto permettermi di acquistare per il giovane Severian la posizione di apprendista in qualche corporazione importante, perché era evidente che il bambino non poteva continuare a viaggiare con me. Mi sembrava estremamente probabile che il grosso anello fosse formato solo da una patina d’oro stesa sulla pietra, ma, anche così, una quantità tanto grande di lamina d’oro, se poteva essere staccata ed arrotolata, avrebbe fornito una somma considerevole. Inoltre, pur sforzandomi di allontanare l’idea, mi trovai a chiedermi se era possibile che una semplice lamina d’oro avesse potuto resistere al suo posto per così tanti secoli: non avrebbe dovuto invece staccarsi e cadere molto tempo prima? Se fosse stato d’oro solido, quell’anello sarebbe valso una fortuna, ma tutte le fortune di Urth non sarebbero state sufficienti alla costruzione di quella possente immagine, per cui chi ne aveva ordinato l’erezione doveva aver posseduto ricchezze incalcolabili. Anche se quell’anello non era solido oro fino al punto in cui cominciava il dito, poteva esserci comunque uno strato di metallo piuttosto spesso.

Mentre riflettevo su queste cose, continuavo a salire, e le mie lunghe gambe ebbero ben presto la meglio su quelle più corte del ragazzino. In certi tratti, la strada si faceva tanto ripida da rendermi impossibile quasi il credere che veicoli carichi di pietre avessero potuto percorrerla. Per due volte, incontrammo alcune fessure, una tanto ampia che fui costretto a gettare il bambino dall’altra parte e poi saltare io stesso. Speravo di trovare un po’ d’acqua prima che fossimo costretti a fermarci, ma non ne trovai, e, quando scese la notte, non avemmo rifugio migliore che una crepa nella pietra, dentro alla quale ci avvolgemmo nelle coperte e nel mio mantello, e dormimmo come meglio potevamo.

Al mattino, eravamo entrambi assetati, e, anche se sapevo che la stagione delle piogge non sarebbe giunta prima dell’autunno, dissi al bambino che pensavo che sarebbe piovuto, e ci rimettemmo in cammino di buon animo. Più tardi, il piccolo Severian mi mostrò come il tenere un sassolino in bocca servisse a placare un po’ la sete: era un trucco di montagna che io non conoscevo. Il vento era adesso più forte di prima, e cominciavo ad avvertire la rarefazione dell’aria; di tanto in tanto, la strada svoltava in modo da permetterci di ricevere qualche raggio di sole.

Con le sue torsioni, la strada si allontanava sempre più dall’anello, ed alla fine ci ritrovammo completamente in ombra, dove non potevamo più vedere l’anello, vicino alle ginocchia della figura seduta: dinnanzi a noi c’era un’ultima ripida salita, tanto erta che pensai a quanto sarebbero stati comodi degli scalini. E poi, in un punto dove sembravano fluttuare nell’aria limpida, apparvero alcune snelle torri. Il bambino gridò il nome di Thrax con tanta felicità da farmi comprendere che sua madre doveva avergli parlato di quella città e doveva avergli detto, quando lei ed il vecchio lo avevano portato via dalla casa dov’era nato, che lo avrebbe condotto proprio a Thrax.

— No — replicai, — non è Thrax. Somiglia piuttosto alla mia Cittadella… con la nostra Torre di Matachin, e la Torre delle Streghe, e la Torre dell’Orso e la Torre della Campana. — Il ragazzino mi fissò con gli occhi spalancati, ed io aggiunsi: — No, naturalmente non è neppure quella. Solo, io sono stato a Thrax, e Thrax è una città di pietra, mentre quelle torri sono di metallo, come lo erano le nostre.

— Hanno gli occhi — fece il piccolo Severian.

E così era. Inizialmente pensai che la mia immaginazione mi stesse ingannando, soprattutto perché non tutte le torri li avevano, ma alla fine mi resi conto che alcune erano rivolte verso di noi ed altre no, e che quelle torri non avevano solo occhi, ma anche spalle e braccia. Esse erano in realtà figure metalliche di catafratti, guerrieri coperti d’armatura dalla testa ai piedi.