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— Tu — replicai, per far vedere che avevo compreso, — devi aver ucciso tutte le parti peggiori del tuo essere. Il tuo popolo ti ama.

— Anche di questo non ci si deve fidare. — Llibio fece una pausa, fissando l’acqua. — Noi siamo poveri e pochi, e se il popolo avesse prestato ascolto ad un altro in questi anni… — Scosse il capo.

— Ho viaggiato in luoghi lontani, ed ho osservato che di solito i poveri hanno più saggezza e virtù dei ricchi.

— Sei gentile. — Llibio sorrise. — Ma il nostro popolo ha ora tanta saggezza e virtù che ne può morire. Non siamo mai stati numerosi, e molti di noi sono periti nell’inverno passato, quando l’acqua si è gelata.

— Non avevo pensato a quanto debba essere difficoltoso l’inverno per voi, che non avete né lana né pelli, ma, ora che me lo hai fatto notare, vedo che deve essere davvero duro.

— Noi ci spalmiamo di grasso, che aiuta molto — replicò il vecchio, scuotendo il capo, — e le foche ci forniscono mantelli migliori di quelli che possiede il popolo della riva. Ma quando viene il ghiaccio, le nostre isole non si possono muovere, e il popolo della riva non ha bisogno di barche per raggiungerle e così ci può assalire in forze. Ogni estate noi li combattiamo quando vengono a prendere il nostro pesce, ma ogni inverno essi ci uccidono, giungendo sul ghiaccio a catturare schiavi.

Pensai allora all’Artiglio, che il capo villaggio mi aveva preso per inviarlo al castello e dissi:

— Il popolo di terra obbedisce al padrone del castello. Forse, se faceste la pace con lui, egli impedirebbe loro di attaccarvi.

— Una volta, quando io ero giovane, queste contese provocavano un paio di morti all’anno. Poi è giunto il costruttore del castello. Conosci la storia? — Scossi il capo. — Lui è giunto dal sud, come te, a quanto mi dicono. Aveva molte cose che la gente della riva desiderava, come tessuti, argento e attrezzi ben forgiati. Sotto le sue direttive, essi costruirono il castello, ed erano i nonni e i padri di coloro che formano oggi il popolo della riva. Usarono gli attrezzi a vantaggio di quell’uomo, e lui, come aveva promesso, permise loro di tenerli dopo che ebbero terminato il lavoro, e donò loro molte altre cose. Mentre lavoravano ancora, il padre di mia madre andò dalla gente della riva e chiese se non si accorgevano che si stavano creando un padrone con le loro stesse mani, dato che il costruttore del castello avrebbe potuto fare loro tutto quello che voleva e poi ritirarsi dietro le forti mura che essi avevano costruito per lui, dove nessuno l’avrebbe potuto raggiungere. Essi risero del padre di mia madre, e risposero che erano molti, il che era vero, e che il costruttore del castello era uno soltanto, il che era altrettanto vero.

Gli chiesi se avesse mai visto quel costruttore, e, se sì, che aspetto avesse.

— Una volta — mi rispose. — Era in piedi su una roccia e parlava al popolo della riva mentre io passavo con la mia barca. Posso dirti che era un ometto, un uomo che, se tu fossi stato là, non sarebbe arrivato più in alto della tua spalla. Non era un tipo tale da ispirare terrore. — Llibio fece un’altra pausa, gli occhi vacui che non vedevano l’acqua del lago ma i tempi remoti del passato. — Eppure, il terrore arrivò. Il muro esterno era stato completato, e il popolo della riva era tornato a dedicarsi alla caccia, alle chiuse ed ai greggi. Poi, il più importante fra loro venne da noi e disse che avevamo rubato i loro animali ed i loro bambini e che ci avrebbero distrutti se non li avessimo restituiti.

Llibio mi fissò in volto e mi strinse la mano nella sua che era dura come il legno. Guardando lui, io vidi anche gli anni ormai svaniti. Essi dovevano essere apparsi già abbastanza cupi allora, anche se il futuro che avevano generato… quel futuro in cui io sedevo con lui, la spada in grembo, ad ascoltare la sua storia… era ancora più cupo di quanto Llibio avesse potuto a quel tempo immaginare. Eppure, in quegli anni c’era stata anche gioia per lui, perché era un uomo giovane e forte, e, sebbene ora non stesse pensando a questo, il ricordo era nei suoi occhi.

— Noi rispondemmo che non divoriamo bambini, che non avevamo bisogno di schiavi che pescassero per noi e che non avevamo pascoli per il bestiame. Già allora, essi dovevano sapere che non eravamo colpevoli, perché non mossero guerra contro di noi. Ma quando le nostre isole si avvicinavano alla riva, sentivamo le loro donne piangere nella notte.

«In quei tempi, il giorno dopo la luna piena era un giorno di mercato, nel quale quelli di noi che lo desideravano andavano a riva a comprare coltelli e sale. Quando giunse il successivo giorno di mercato, vedemmo che la gente della riva aveva scoperto dov’erano finiti i bambini ed il bestiame, e che tutti mormoravano fra loro. Allora chiedemmo perché non andavano al castello e non lo attaccavano, dato che erano molti, ma essi presero invece i nostri figli, ed uomini e donne di tutte le età, e li incatenarono fuori dalle porte del villaggio, in modo che la loro gente non venisse catturata… o addirittura li condussero fino alle porte del castello e li legarono ad esse.

Mi azzardai a chiedere da quanto tempo durasse la cosa.

— Da molti anni… da quando io ero giovane, come ti ho detto. Qualche volta, la gente della riva combatteva, ma più spesso non lo faceva. Due volte giunsero guerrieri dal sud, inviati dal popolo orgoglioso che vive nelle alte case sulle rive meridionali. Mentre essi erano qui, i combattimenti cessarono, ma non ho idea di cosa si disse all’interno del castello. Il costruttore, di cui ti ho parlato, non venne mai più visto da nessuno, una volta che il castello fu completato.

Llibio attese che io dicessi qualcosa. Io avevo la sensazione, come mi capitava spesso nel parlare con gente più anziana di me, che le parole che avevo udito e quelle che lui aveva pronunciato fossero differenti, che nel suo discorso vi fosse un carico di sottintesi, di allusioni e di implicazioni altrettanto invisibile per me quanto lo era il suo respiro, come se il Tempo fosse stato una sorta di candido spirito che si ergeva in mezzo a noi e cancellava con le sue lunghe maniche la maggior parte di quanto veniva detto prima che io avessi potuto udirlo.

— Forse è morto — azzardai infine.

— Un malvagio gigante abita ora là, ma nessuno lo ha mai visto.

— Eppure — replicai, reprimendo a stento un sorriso, — direi che la sua presenza dovrebbe costituire un forte deterrente nell’impedire alla gente della riva di attaccare il castello.

— Cinque anni fa, essi lo attaccarono di notte come gli insetti che invadono un cadavere: bruciarono il castello e uccisero tutti coloro che vi trovarono dentro.

— Allora continuano a farvi guerra per abitudine?

— Dopo lo scioglimento delle nevi, quest’anno — replicò Llibio, scuotendo il capo, — la gente del castello è tornata. Aveva le mani piene di doni… ricchezze e le strane armi che tu hai rivolto contro il popolo della riva. Ci sono anche altri che vanno là, ma noi del lago non sappiamo se vanno in veste di padroni o di servitori.

— Vengono dal nord o dal sud?

— Vengono dal cielo — replicò Llibio, indicando là dove brillavano debolmente le stelle, sbiadite dalla maestà del sole, ma io pensai soltanto che intendesse dire che i visitatori erano giunti a bordo di velivoli e non chiesi altro.

Durante tutto il giorno, la gente del lago continuò ad affluire. Molti erano a bordo di barche come quella che aveva seguito il capo villaggio; ma altri scelsero di far navigare le loro isole fino a portarle vicino a quella di Llibio, cosicché ci trovammo come in mezzo ad un continente galleggiante. Non mi fu mai chiesto direttamente di guidarli contro la gente del castello, eppure, man mano che il giorno passava, cominciai a rendermi conto che questo era il loro desiderio ed essi cominciarono a capire che li avrei guidati. Nei libri, credo, queste cose avvengono convenzionalmente, per mezzo di fieri discorsi, ma la realtà delle cose talvolta è differente. Essi ammiravano la mia alta statura e la mia spada, e Pia aveva detto loro che ero un rappresentante dell’Autarca e che ero stato inviato a liberarli.