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— Non può essere — obiettai.

— Voi siete il lavoro per cui noi viviamo — spiegò Famulimus. — Quell’uomo che tu chiami Baldanders vive per imparare. Noi provvediamo affinché lui riesca a raccogliere materiale del passato… duri fatti, come semi per dargli potere. Con il tempo, lui morirà per mezzo di mani che non amano conservare, ma morirà con un leggero vantaggio per tutti voi. Pensa ad un albero che taglia una roccia. Esso raccoglie l’acqua, il calore solare che dà vita… e tutti gli elementi vitali per un suo uso. Con il tempo, esso muore e marcisce per nutrire la terra che le sue stesse radici hanno creato dalla pietra. Quando la sua ombra è svanita, nuovi semi germogliano, e, con il tempo, un’intera foresta sorge dove prima c’era quell’albero.

Il Dr. Talos emerse di nuovo dalle scale, battendo le mani in modo lento e derisorio.

— Allora avete lasciato voi qui queste macchine? — chiesi. Mentre parlavo, ero acutamente consapevole del fatto che la donna eviscerata stava mormorando qualcosa alle mie spalle sotto la sua campana di vetro, una cosa che un tempo non avrebbe minimamente disturbato il torturatore Severian.

— No — replicò Barbatus. — Quelle le ha trovate oppure le ha costruite per se stesso. Famulimus ha detto che lui desiderava imparare e che noi abbiamo provveduto a che lo facesse, non che gli abbiamo insegnato noi. Noi non insegnamo nulla a nessuno e cediamo solo quei congegni che sono troppo complessi perché il tuo popolo li possa duplicare.

— Questi mostri — disse il Dr. Talos, — questi orrori non fanno nulla per noi. Tu li hai visti… sai come sono. Quando il mio povero paziente è corso all’impazzata fra di loro, nel teatro della Casa Assoluta, lo hanno quasi ucciso con le loro pistole.

— Non c’è bisogno che tu finga simpatia, dottore. — Il gigante si spostò nella sua grande sedia. — Non ti si adatta. Fare il folle mentre loro mi guardavano… — Le sue immense spalle si sollevarono e ricaddero. — Non avrei dovuto permettere che mi sopraffacesse. Ed ora essi hanno convenuto di dimenticare il fatto.

— Quella notte — osservò Barbatus, — noi avremmo potuto facilmente uccidere il tuo creatore, come tu ben sai. Lo abbiamo bruciato appena quanto bastava per deviare la sua carica.

Rammentai allora quel che il gigante mi aveva detto quando ci eravamo separati nella foresta al di là dei giardini dell’Autarca… che era lui il padrone del dottore. Ora, prima di aver il tempo di riflettere su quel che stavo facendo, afferrai la mano di Talos: la pelle sembrava altrettanto calda e viva quanto la mia, ma era stranamente arida. Dopo un momento, il dottore la liberò.

— Cosa sei tu? — domandai, e, quando non mi rispose, mi rivolsi agli esseri che si facevano chiamare Famulimus e Barbatus. — Una volta, sieurs, ho conosciuto un uomo che era fatto solo parzialmente di carne umana…

Invece di rispondere, essi guardarono verso il gigante, e, sebbene sapessi che i loro volti erano solo maschere, percepii l’imperiosità della loro richiesta.

— Un homunculus — borbottò Baldanders.

XXXIV

MASCHERE

La pioggia prese a cadere mentre lui parlava, una pioggia fredda che colpiva le rozze pietre grige del castello con un milione di pugni gelidi. Sedetti, stringendo Terminus Est fra le ginocchia per impedire che mi tremassero.

— Avevo già concluso — dissi, con tutto l’autocontrollo che riuscii ad esercitare, — che quando parlavano di un uomo piccolo che aveva pagato per far costruire questo posto, gli isolani intendessero riferirsi al dottore. Ma essi hanno detto che tu, il gigante, sei venuto in seguito.

— Io ero l’uomo piccolo. Il dottore è venuto in seguito.

La gocciolante faccia da incubo di un cacogeno si affacciò per un istante alla finestra. Forse aveva portato un qualche messaggio ad Ossipago, anche se io non avevo udito nulla. Questi parlò senza voltarsi:

— La crescita ha i suoi svantaggi, anche se per la vostra specie è il solo metodo per mezzo del quale si possa ricreare la giovinezza.

— Avremo la meglio su di loro! — Il Dr. Talos balzò in piedi. — Lui si è messo nelle mie mani.

— Ci sono stato costretto — spiegò Baldanders. — Non c’era nessun altro, ed allora mi sono costruito il mio medico personale.

Stavo ancora cercando di recuperare l’equilibrio mentale, mentre guardavo ora l’uno ora l’altro senza notare alcun mutamento nell’atteggiamento o nelle maniere di nessuno dei due.

— Ma lui ti picchia — ribattei. — L’ho visto io.

— Una volta ti ho udito mentre ti confidavi con la donna minuta. Tu hai distrutto un’altra donna, che amavi. Eppure, tu eri il suo schiavo.

— Devo costringerlo a muoversi, capisci — spiegò il Dr. Talos. — Deve fare esercizio, e questa è una parte di ciò che faccio per lui. Mi hanno detto che l’Autarca… la cui salute è la felicità dei suoi sudditi… ha un isocrono nella sua camera da letto, dono di un altro Autarca che regna al di là dei confini del mondo. Forse è il signore di questi gentiluomini, io non lo so. Comunque, l’Autarca teme di svegliarsi con una daga alla gola e non ammette nessuno vicino a sé mentre dorme, così quel congegno marca i turni di guardia delle sue notti. Quando giunge l’alba, esso lo sveglia. Perché mai dovrebbe egli, che è il signore della Repubblica, permettere che il suo sonno venga turbato da una semplice macchina? Baldanders mi ha creato come suo medico, come ti ha detto. Severian, tu mi conosci ormai da qualche tempo. Diresti che sono afflitto dal difetto infame della falsa modestia?

Riuscii a sorridere mentre scuotevo il capo.

— Allora ti devo dire che io non sono responsabile delle mie virtù, così come esse sono. Baldanders, saggiamente, mi ha creato perché fossi tutto ciò che lui non è, in modo che potessi controbilanciare le sue manchevolezze. Io non amo il denaro, per esempio, e, da parte di un medico personale, questa è una cosa eccellente per il paziente. E sono leale verso i miei amici, perché il primo amico è lui.

— Eppure — osservai, — sono sempre rimasto stupito dal fatto che lui non ti uccidesse. — Faceva così freddo, in quella stanza, che mi trassi il manto più vicino alla persona, anche se ero certo che quella calma ingannevole non poteva durare.

— Devi sapere perché tengo sotto controllo il mio temperamento — disse il gigante. — Hai visto quando ho perso il controllo. Averli tutti seduti là, che mi guardavano come se fossi un orso in catene…

Il Dr. Talos gli toccò la mano, e c’era qualcosa di femmineo nel suo gesto.

— Sono le sue ghiandole, Severian. Il sistema endocrino e la tiroide. Tutto deve essere maneggiato con cura, altrimenti crescerebbe troppo in fretta. E poi, devo far sì che il suo stesso peso non gli spezzi le ossa ed un migliaio di altre cose.

— Il cervello — tuonò il gigante. — Il cervello è la cosa peggiore di tutte, ed anche la migliore.

— L’Artiglio ti ha aiutato? — chiesi. — Se non lo ha fatto, forse lo farà in mano mia. Ha fatto più cose per me nel breve tempo in cui l’ho posseduto di quante ne abbia fatte per le Pellegrine in tanti anni.

Quando il volto di Baldanders non diede mostra che questi avesse capito, il Dr. Talos spiegò:

— Si riferisce alla gemma che ci hanno inviato i pescatori. Essa dovrebbe effettuare guarigioni miracolose.

— Interessante. — A quelle parole Ossipago si era finalmente voltato verso di noi. — L’avete qui? La posso vedere?

Il dottore spostò ansiosamente lo sguardo dalla maschera inespressiva del cacogeno al volto di Baldanders e poi indietro, mentre diceva:

— Per favore, Onorevole, non è nulla, solo un frammento di corundum.