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Dopo qualche istante, le luci tornarono a brillare, ma tutto, intorno a me, era cambiato. Sentii l'urlo di Kathie, vidi che la folla, in preda al panico, cercava di uscire, e mi gettai verso Linnell, a spinte e gomitate.

La ragazza era distesa come un tragico mucchietto sulle ginocchia di Kathie. Dietro di lei, solo le pareti annerite e i mobili carbonizzati indicavano il luogo dove la distorsione aveva scaricato la sua energia, e Kadarin e Dyan erano spariti: volatilizzati, fuggiti, non c'erano più.

Mi inginocchiai accanto a Linnell. Era morta, come già sapevo ancor prima di appoggiare la mano sul suo cuore che ormai non avrebbe più battuto.

Callina allontanò Kathie, e io lasciai passare il Reggente Hastur e misi un braccio attorno alla vita di Callina; ma, anche se si appoggiò a me, lei non si accorse della mia presenza.

Attorno a noi, sentii il brusio della folla, gli ordini e le proteste, e l'orribile curiosità della gente quando la tragedia colpisce qualche persona del gruppo. Hastur disse alcune parole e la folla cominciò ad allontanarsi.

È la prima volta, pensai, in più di quaranta generazioni, che la Festa del Solstizio viene interrotta con la violenza.

Callina non aveva sparso neppure una lacrima. Si appoggiava a me, così traumatizzata da non riuscire neppure a mostrare il proprio dolore; semplicemente, era stordita.

Adesso, io ero preoccupato soprattutto per lei, e volevo sottrarla alle occhiate della folla. Stranamente, non pensai neppure per un momento a Beltran, anche se sentivo contro il braccio il metallo del braccialetto matrimoniale.

Poi mosse le labbra.

«Ecco che cosa voleva dire Ashara…» mormorò.

Con un lungo, profondo sospiro, svenne tra le mie braccia.

CAPITOLO 12

IL FANTASMA DI LINNELL

Quando mi svegliai, dalle finestre giungeva il chiarore rosso-scuro di un altro tramonto; per qualche istante non mi mossi, chiedendomi se tutto l'accaduto non fosse un incubo, un curioso delirio causato dal colpo alla testa.

Poi fece il suo ingresso Andrés, e la faccia tesa del vecchio terrestre, il profondo dolore inciso sui suoi lineamenti burberi, mi convinse; non era un sogno, ma la realtà.

Non ricordavo nulla di quanto era successo dopo lo svenimento di Callina, e questo era prevedibile. Dopo il colpo alla testa mi avevano avvertito di non compiere sforzi; invece, mi ero gettato nella lotta contro le massime forze di Darkover: i Comyn alleati dei terrestri, Kadarin, la matrice di Sharra…

«C'è Regis Hastur», mi annunciò Andrés. Io cercai di rizzarmi a sedere, ma lui mi costrinse a rimanere sdraiato, premendo con le sue forti mani.

«Giovane idiota», mi disse, «non sai ancora capire quando sei fuori combattimento? Sarai fortunato se potrai alzarti tra una settimana!»

Poi non riuscì più a nascondere sotto l'aria arcigna i suoi veri sentimenti.

«Ragazzo», mi disse con gli occhi lucidi, «ne ho già persi due, di voi! Non fare la stessa fine di Marjus e di Linnell!»

Io mi arresi e non mi mossi dal letto. Entrò Regis, e Andrés fece per allontanarsi… ma all'improvviso andò alla finestra e chiuse le tende, per non far entrare la luce della sera.

«Sole di sangue!» brontolò, con rabbia. E uscì.

Regis mi chiese con gentilezza: «Come ti senti?»

«Che te ne pare?» risposi, a denti stretti. «Ma starò meglio, quando avrò ucciso un certo numero di persone.»

«Meno di quante tu creda», rispose Regis, con aria cupa. «Due dei Ridenow sono morti. Lerrys vivrà, penso, ma per qualche mese non potrà fare granché.»

In un certo senso, me l'ero aspettato. Dato che sono dei sensitivi, i Ridenow sono ipersensibili anche al normale attacco telepatico; probabilmente sarebbe rimasto per varie settimane in uno stato semicomatoso; era fortunato di non essere morto.

«E Diana?» chiesi.

«È un po' stordita, ma si sta rimettendo. Per tutti gli inferni, Lew, se io fossi stato più forte…»

Con un gesto, lo interruppi.

«Non dare la colpa a te stesso», gli dissi. «È incredibile che tu non sia completamente esaurito; evidentemente, gli Hastur sono più forti di quanto non credessi. Callina?»

«È sotto shock. L'hanno portata nella Torre.»

«Dimmi anche il resto!» lo esortai. «E tutto insieme! Non darmi le cattive notizie a gocce!»

«Questa notizia potrebbe non essere cattiva. Beltran se n'è andato; ha lasciato il castello come se fosse stato inseguito da tutti gli scorpioni di Zandru. Perciò, Callina è ritornata libera.»

La cosa, in un modo perverso, mi divertì. Beltran avrebbe potuto farsi avanti, mentre i Comyn erano confusi e sotto shock, per prendere in mano le redini del potere come marito di Callina. E, probabilmente, l'idea dei suoi alleati era quella. Ma ponendo la loro fiducia su Beltran di Aldaran — che al momento buono si era rivelato come un superstizioso montanaro degli Hellers, spaventato da quelle “stregonerie” — avevano scelto una pedina troppo fragile, che al primo urto si era spezzata nelle loro mani.

«Poi c'è una notizia davvero brutta», continuò. «Alla Festa erano presenti molti terrestri, che hanno messo sotto sequestro tutto il Castello e stanno svolgendo un'inchiesta. E…»

S'interruppe, e io capii che avrebbe voluto nascondermi qualcosa.

«Derik…» dissi io. «È morto anche lui, vero?»

Regis chiuse gli occhi.

«Preferirei che lo fosse», sussurrò. «Preferirei che lo fosse!»

Non potei fare altro che annuire. Spinti da una necessità terribile, eravamo entrati con la forza nella mente di Derik e avevamo momentaneamente distrutto tutte le sue barriere. Non potevamo prevedere che, poco più tardi, si sarebbero scatenate forze così grandi. Corus e Auster Ridenow erano stati fortunati, al confronto; i loro corpi erano morti quando la loro mente era stata cancellata.

Derik Elhalyn era vivo. Ma aveva disperatamente, irrimediabilmente perso la ragione.

Dall'esterno mi giunse la voce di uno sconosciuto, che, a giudicare da come parlava la nostra lingua, doveva essere un terrestre.

«Come diavolo si può bussare prima di entrare, se non ci sono che tende?» chiedeva.

Poi le tende si aprirono e nella stanza entrarono quattro uomini.

Due non li avevo mai visti, ed erano ufficiali della forza spaziale terrestre. Il terzo era Dan Lawton, Legato terrestre a Thendara.

Il quarto era Rafe Scott, anch'egli nell'uniforme della forza spaziale.

Regis si alzò e andò ad affrontarli, con espressione rabbiosa.

«Lew Alton è stato ferito!» protestò. «Non è in condizioni di essere… interrogato… come avete interrogato mio nonno!»

Feci segno a Regis di tacere.

«Che cosa vuoi?» chiesi a Lawton.

«Soltanto che tu risponda ad alcune domande», mi disse il Legato, educatamente.

Si rivolse a Regis.

«Giovane Hastur», gli disse. «Vi avevamo avvertito di rimanere nelle vostre stanze. Kendrick, accompagna il giovane Hastur nell'appartamento di suo nonno, e fa' in modo che rimanga laggiù.»

Uno dei due terrestri si avvicinò a Regis e gli posò la mano sulla spalla.

«Su, vieni via con me, ragazzo», gli disse, ma senza ostilità.

Regis si staccò bruscamente da lui.

«Giù le mani!» esclamò.

Si chinò in fretta e afferrò il coltello che portava nello stivale. Poi, puntando la lama contro i quattro uomini, li fissò gelidamente, con un'ira perfettamente controllata.

«Me ne andrò quando il Signore Alton mi darà il suo congedo… a meno che non intendiate portarmi via con la forza… se ne siete capaci!»