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Ma Kathie mi appoggiò la mano sulla faccia; non si trattava di un gesto da terrestri. E in effetti notai che camminava e si muoveva come una darkovana.

«Sì, Regis, ricordo», disse.

Faticai a non lasciarmi sfuggire un grido di stupore. Kathie parlava la difficile lingua delle classi alte — il casta — non con il suo aspro accento terrestre, ma con la scorrevolezza di una lingua madre.

La ragazza si rivolse a me.

«Devi proprio avere tanti estranei attorno al tuo letto, adesso che non stai bene? E ascoltare strane storie sui terrestri invece di dormire?»

Non era l'intonazione di Linnell; ma parlava darkovano bene come me o come Diana.

Lawton scosse la testa.

«Fantastico», mormorò. «C'è davvero una somiglianza! Ma so che Kathie non sa parlare la lingua così bene.»

Intervenne il terrestre più alto. «Dan, ti dico che l'ho vista…»

«Ti sei sbagliato.» Lawton guardava fisso Kathie, che però non si muoveva. Un'altra nota falsar Su Darkover, fissare una giovane donna che non porti una maschera è un'imperdonabile maleducazione; molti uomini sono stati sfidati a duello e uccisi per averlo fatto. Linnell sarebbe morta di vergogna. Ma, non appena quel pensiero si formulò nella mia mente, Kathie arrossì e corse via dalla stanza.

«Quel che cercavo di dirti», intervenne Kendrick, rivolto al terrestre alto, «è che ero di servizio allo spazioporto quando la giovane Marshall è partita. Ho controllato la lista dei passeggeri dopo che erano stati drogati e legati alle cuccette. Da allora non può essere scesa, e da Samarra, per relè, ci hanno detto che è arrivata: perciò, come potrebbe essere qui? La più veloce astronave richiede diciassette giorni in ipervelocità per fare quel viaggio.»

Lawton mormorò: «Temo che abbiamo fatto la figura degli sciocchi. Alton, prima che ce ne andiamo, puoi dirmi come sono morti i due Ridenow?»

Regis disse: «Ho cercato di spiegare…»

«Ma erano spiegazioni senza senso», obiettò il Legato. «Hai detto che qualcuno aveva portato nella sala una matrice-trappola illegale. Io conosco un poco le matrici, ma non ne ho mai sentito parlare.»

Nessun terrestre può capire veramente quel concetto, ma cercai di spiegarglielo.

«È una sorta di dispositivo meccanico che riesce a entrare in contatto con una mente come se fosse un telepatico, ma che trasmette immagini terrorizzanti. La persona che la usa può controllare la mente e le emozioni della persona colpita. I Ridenow sono dei sensitivi: le atmosfere mentali anomale li colpiscono fisicamente. L'atmosfera della sala era talmente disturbata da mettere in corto circuito le loro reti nervose cerebrali. Sono morti di emorragia al cervello.»

Era una spiegazione estremamente semplificata, ma Lawton parve capirla.

«Sì, ho sentito parlare di cose del genere», disse, con amarezza. Poi, senza che me lo aspettassi, mi rivolse un inchino.

«Grazie della collaborazione», terminò. «Dovremo discutere di varie altre cose, quando ti riprenderai.»

Rafe Scott rimase anche dopo che gli altri se ne furono andati.

«Senti, vorrei parlare con te a quattr'occhi, Lew», mi disse, e fissò con ira Regis.

Regis rispose con rabbia e disprezzo: «Via di qui, sporco terrestre mezza-casta!»

Così dicendo, appoggiò la mano contro la schiena di Rafie e gli diede uno spintone: una cosa assai più offensiva di un pugno.

Rafe si girò verso di lui e lo colpì.

Regis rispose con un pugno sul mento. Il ragazzo terrestre abbassò la testa e si gettò su di lui; tutt'e due cominciarono a muoversi avanti e indietro, strattonandosi e cercando furiosamente di colpirsi.

Io, dimenticato da tutt'e due, non potei fare altro che guardarli, anche se, in un certo senso, sentivo che quella lotta riguardava me, come se le due parti di me stesso avessero deciso di affrontarsi: la parte darkovana e quella terrestre. Rafe, che un tempo era come un fratello; Regis, il mio migliore amico tra i Comyn. Tutt'e due erano come una parte di me, e io, attraverso di loro, combattevo contro me stesso.

La lotta si interruppe bruscamente quando Andrés afferrò per la collottola i due contendenti e li portò di peso fuori della stanza.

«Se volete fare a pugni», ringhiò, «andate a farlo in corridoio!»

Mi giunsero ancora i rumori di una breve zuffa, poi la voce di Regis, chiara e sprezzante.

«Dovermi sporcare le mani in questo modo!» diceva il giovane Hastur.

In qualche modo, dato che il loro litigio mi riguardava, quelle parole assunsero per me un grande significato, come se costituissero una risposta al mio dissidio interiore, e cominciai a fare piani per l'immediato futuro. Anch'io, come Regis, mi sarei “sporcato le mani”, a dispetto di tutti!

Dopo qualche tempo fece il suo rientro Andrés, che, con il suo ininterrotto brontolio, ebbe su a me un effetto calmante. Mi controllò con delicatezza la ferita sulla nuca, che ormai s'era quasi rimarginata, ignorò le imprecazioni con cui gli assicurai di essere in grado di badare a me stesso, sorrise quando lo insultai.

Alla fine io scoppiai a ridere — anche se la cosa mi faceva male alla testa — e gli lasciai fare quello che voleva. Mi lavò la faccia come se fossi un bambino e, se non gliel'avessi proibito, mi avrebbe imboccato con il cucchiaio; come ultima attenzione mi passò un pacchetto di sigarette di contrabbando, proveniente dalla Zona Terrestre. Tuttavia, quando lo ebbi convinto a lasciarmi, non potei che tornare alle mie cupe riflessioni.

Il tempo aveva lenito, almeno un poco, il dolore per la perdita di Marjorie. La morte di mio padre, per quanto rimpiangessi la sua mancanza, era più una perdita per i Comyn che per me. Eravamo stati molto vicini, soprattutto verso la fine, ma io continuavo a odiarlo perché mi aveva fatto nascere mezza-casta. Anche se sentivo la mancanza di mio padre, la sua scomparsa mi aveva permesso di venire a patti con i miei pari. L'assassinio di Marjus era un incubo, ma tutto era accaduto così in fretta da non sembrare reale.

Invece, il dolore della morte di Linnell non mi avrebbe mai lasciato. E la sofferenza che provavo per la sua perdita era pari a quella che mi davano i miei nervi.

Che cosa aveva ucciso Linnell? Nessuno l'aveva toccata, tranne Kathie. E, diversamente da Diane, non era una sensitiva.

Poi capii.

Ero stato io a uccidere Linnell.

Per tutta la sera, intuitivamente, Linnell aveva cercato il contatto con il suo duplicato. Il loro istinto era stato migliore della mia scienza. Io — maledetto imbecille — avevo messo una barriera che le aveva tenute lontane. Quando si era scatenato l'orrore di Sharra, Linnell aveva istintivamente cercato il contatto con il suo doppio. Come avevo detto a Marjus? Un solo corpo non poteva resistere a quella matrice…

Inoltre, Kathie era chiaramente in contatto con me — come avevo visto poco prima — a causa delle barriere con cui l'avevo protetta; ma la deviazione da me inserita nel cervello di Kathie aveva messo anche Linnell in contatto con me… e, tramite me, con la matrice manovrata da Kadarin. Anni prima, infatti, Sharra aveva preso possesso di una parte del mio cervello. E la forza scorre sempre verso il polo più debole. Si era scaricata su Linnell, che era priva di protezione, e aveva sovraccaricato i suoi giovani nervi.

Si era spenta come un fiammifero bruciato.

Era davvero successo un finimondo tra i Comyn. Linnell, i Ridenow, Derik, Diana. Feci una smorfia. Le difese che avevo dato a Diana le avevano evitato di finire come i fratelli. E dopo la sua malvagità…

Poi, la verità mi colpì come una luce accecante. Non c'era un solo briciolo di malvagità in Diana. A suo modo, quel diavoletto perverso mi aveva voluto avvertire…

Un sottile raggio di luna mi illuminava la faccia; nell'ombra vidi muoversi le tende, sentii un passo e una voce che sussurrava: «Stavi dormendo, Lew?»

Alla luce del raggio vidi un luccichio di capelli argentei; un attimo dopo, Diana era sopra di me, simile a un fantasma. Poi si avvicinò alla finestra e aprì le tende per lasciar entrare la luce della luna.