Выбрать главу

I Comyn, sia per avere un più rapido accesso ai luoghi sacri degli Hastur sia perché la gente non si addentrasse per errore nella zona veramente pericolosa, avevano ancor più alimentato la paura di quella regione, con deboli matrici trappola e sistemi analoghi; adesso, comunque, quella paura ci era utile, perché potevamo allontanarci dalla città senza essere visti.

Tuttavia, Dyan conosceva al pari di me quella zona, e in previsione di qualche brutto incontro avevo con me la pistola.

Superata l'antica zona abitata, passammo accanto al vecchio spazioporto dei terrestri, che da molti anni era chiuso, benché le sue strutture fossero sostanzialmente intatte.

In origine, per non dare ai terrestri aree coltivabili o utili foreste, i Comyn avevano assegnato loro quella zona disabitata, la più vasta di quelle non pericolose, ma chiusa tra aree radioattive. Oggi anche quella zona era divenuta radioattiva a causa degli scarichi delle astronavi e i terrestri avevano rinunciato a bonificarla, limitandosi ad aggiungere a un altro spazioporto, quello di New Chicago, uno scalo passeggeri. In alcuni punti, il vecchio spazioporto era ancor più radioattivo delle aree avvelenate con la polvere prima che Varzil e gli Hastur la mettessero al bando.

Poco più avanti c'era la Strada Proibita vera e propria, il canyon naturale che si allunga per mille miglia nelle Pianure, dagli Hellers a Dalereuth, e che è sufficientemente largo per permettere il passaggio di sei cavalli affiancati. Le pareti del canyon sono alte solo dieci braccia, ma chi lo percorre è completamente invisibile a chiunque si trovi nelle Pianure, e la Strada Proibita attraversa il continente come se un dio o un gigante, nei passati millenni, avesse graffiato la terra con un'enorme unghia che tagliava pianure e colline.

La leggenda dice che la Strada Proibita era il sentiero su cui camminavano gli dèi per portare la distruzione nel mondo, nell'epoca in cui nascevano i Comyn con le loro strane Doti, e che era proibita a chiunque non fosse un dio o un figlio degli dèi. La spaccatura risaliva certamente a prima delle Epoche del Caos, ma non mi ero mai curato di sapere se era stata creata da un terremoto o da un fiume che scorreva nelle pianure quando il clima dell'intero Darkover era più caldo e più umido. Per quanto me ne importava, poteva benissimo averla tracciata l'unghia enorme di qualche dio.

Due lune erano tramontate e la terza era prossima ormai all'orizzonte quando lasciammo la Strada per dirigerci verso il Rhu Fead, la Caverna Sacra, posta accanto alla superficie leggermente fosforescente del lago di Hali. In quella caverna venivano incoronati gli antichi sovrani Hastur, davanti all'altare in cui ardeva eternamente il fuoco degli dèi, e la caverna era un tempo affidata alla custodia del Guardiano della Torre di Hali. Ma, dopo la distruzione della Torre, i Comyn, in segno di lutto per quella perdita, avevano rinunciato alla cerimonia e avevano lasciato Hali. Di conseguenza, la Caverna era protetta soltanto dai suoi schermi mentali.

Smontammo di sella accanto alla riva. E i vapori del lago si mossero verso di noi, sull'erba rada e in mezzo ai sassi. Io scalzai inavvertitamente un ciottolo, che finì nel lago senza fare rumore; il foro, però, rimase visibile per molto tempo.

Kathie fissò a occhi sgranati lo strano lago.

«Quella», osservò, «non è acqua, vero?»

Scossi la testa. Era un vapore, leggermente esilarante, e probabilmente conteneva qualche complessa molecola organica, ma non avrei saputo dire il nome delle sostanze chimiche che la componevano, perché nessun terrestre l'aveva mai analizzata. In genere, anzi, nessuna persona umana, tranne i Comyn, metteva piede sulle rive del lago.

Kathie aggrottò la fronte e protestò: «Ma io sono già stata qui…»

«No», le spiegai. «Avete semplicemente alcuni dei miei ricordi.» Le toccai amorevolmente il braccio, come se fosse stata Linnell. «Non abbiate paura.»

Davanti all'ingresso della caverna c'erano due colonne bianche, e tra di esse si scorgeva una luminosità che brillava di tutti i colori dell'arcobaleno, come uno strato di olio sull'acqua. Io fissai attentamente quel velo di energia, cercando di capire in che cosa differisse da quello abituale che protegge l'ingresso delle Torri, il Velo.

«Anche se ho messo sulla vostra mente una barriera protettiva», dissi poi a Kathie, «il potere di quello schermo vi svuoterebbe la mente. Dovrò fare come ho fatto per un istante dopo il vostro arrivo: tenere la vostra mente del tutto dentro la mia.»

Kathie rabbrividì, e io le spiegai la ragione.

«Quel velo è un campo di forza, regolato sul cervello dei Comyn. Noi possiamo passare, ma voi morireste.»

Kadarin si girò verso Callina.

«Perché non lo fai tu?» le chiese.

Lei scosse la testa.

«È una cosa che riguarda la polarità maschile-femminile. Come Guardiana, potrei farlo, ma se cercassi di impossessarti della tua mente per più di qualche secondo, la tua personalità verrebbe distrutta… in modo permanente.»

Poi, con una strana espressione inorridita, aggiunse: «Me l'ha mostrato Ashara… Una volta».

Presi Kathie e la sollevai di peso. Lei fece per protestare, ma io aggrottai la fronte.

«La prima volta che sono entrato in contatto con voi, siete svenuta, e la seconda vi siete messa a piangere», le ricordai «Se dovesse succedervi qualcosa di simile mentre siete dentro il Velo, voglio essere sicuro che arriviate dall'altra parte.»

Questa volta, però, lei era protetta dalla mia stessa barriera, e perciò fu facile compensare le sue onde cerebrali non Comyn. Attraversammo lo schermo di energia senza altre conseguenze che un leggero sfarfallio della vista; posai a terra Kathie con la massima gentilezza.

Ci inoltrammo nella caverna, le cui pareti erano leggermente fosforescenti. Scorgemmo alcuni corridoi laterali, pieni di una sottile nebbia che impediva di vedere quanto fossero lunghi, e Kathie andò avanti con decisione, per poi imboccare uno di quei corridoi.

«Lew, ma io so dove devo andare!» esclamò. «Come faccio a saperlo con tanta precisione?»

Anche quelle erano informazioni che leggeva nella mia mente, grazie al contatto. Il breve corridoio ci portò in una piccola stanza di marmo bianco, con una tenda di colore rosso carminio al posto della porta. In fondo, in una nicchia nella parete, era stato ricavato una specie di altare di cristallo iridescente, posto su tre o quattro scalini, e sull'altare c'era un cofanetto di cristallo azzurro. Misi il piede sul primo scalino e…

Non riuscii a salire. Avevo incontrato la barriera interna, quella che nessun Comyn poteva superare. Per me, era come se mi fossi appoggiato a un muro invisibile; Callina, incuriosita, allungò le mani e vide che rimbalzavano. Evidentemente, quello schermo prendeva un aspetto diverso per ciascuna persona.

Kathie mi chiese: «Siete ancora nella mia mente?»

«Sì, ma solo con una piccola parte», risposi.

«Allora, è meglio che vi togliate. Quel piccolo pezzo della vostra mente mi impedisce di avvicinarmi.»

Annuii, e in un attimo la liberai dalla barriera. Kathie mi sorrise — adesso che mi ero tolto dalla sua mente, aveva perso ogni somiglianza con Linnell — e senza alcuna difficoltà salì i gradini.

La vidi sparire dentro una nube azzurra che riempì tutto lo spazio dell'altare. Poi l'azzurro della nube si trasformò nel bianco abbagliante di una fiamma; io avrei voluto gridare a Kathie di non avere paura, perché era solo un'illusione… ma neppure la mia voce sarebbe riuscita a oltrepassare la barriera che impediva ai Comyn di avvicinarsi.

Kathie venne inghiottita dalle fiamme, e dopo un attimo sentii levarsi un forte vento e fui investito da un tuono che mi fece sobbalzare.