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«È davvero fuori pericolo?» chiedeva la ragazza. E poi: «Oh, salve, Dan».

Il Legato terrestre scosse la testa, confuso.

«Tra un momento», disse, a nessuno in particolare, «perderò la testa. Ciao, Kathie. Sei davvero tu?»

Lei mi rivolse un'occhiata interrogativa. «Posso dirglielo?»

«Aspetta, aspetta», intervenne Lawton. «Una cosa alla volta. Impazzirò davvero, se dovrò affrontare troppe spiegazioni nello stesso tempo. Kadarin, è già da un po' di tempo che voglio parlare con voi. Sapete che oggi, venendo qui, vi siete finalmente messo nelle nostre mani?»

«Invoco l'immunità», disse Kadarin, seccamente. «Lew Alton rischiava di morire a Hali. Io gli ho dato il mio salvacondotto, e gli ho ufficialmente comunicato la richiesta di duello. Spettava a me decidere se salvarlo. L'ho portato qui di mia volontà, mentre avrei potuto mantenere l'immunità fuggendo e lasciandolo morire. Perciò ho diritto a un salvacondotto.»

Lawton gemette tra sé. Tuttavia, la legge dava ragione a Kadarin.

«Va bene», disse il Legato. «Ma niente trucchi con la telepatia.»

Kadarin gli rivolse un sorriso obliquo.

«Non potrei farne neppure se ne avessi l'intenzione», spiegò. «Dyan Ardais è fuggito con la matrice di Sharra. Io sono innocuo come Lew, in questo momento!»

Rafe Scott scelse proprio quel momento per entrare nell'ufficio e rimase a bocca aperta nel vedere me, Regis, Kadarin e Kathie; tuttavia si rivolse a Lawton.

«Perché avete incarcerato Thyra?» gli chiese.

«Conosci quella donna?» domandò seccamente il Legato.

«È sua sorella», spiegò Kadarin, mentre Rafe ansimava per la corsa.

«Maledizione!» imprecò Lawton, «ogni facinoroso del pianeta è imparentato con te in un modo o nell'altro, Rafe! Ha cercato di accoltellare Lew Alton, ecco perché! Quando l'abbiamo portata qui ci siamo trovati fra le mani una pazza che gridava con tutto il fiato che aveva nei polmoni, e così le ho fatto fare un'iniezione dai nostri medici e l'ho messa in una cella perché le passasse.»

Rafe si rivolse a me.

«Lew, perché mai Thyra avrebbe dovuto gridare…?»

«Lascialo stare!» esclamò Regis, allontanando sgarbatamente Rafe.

Afferrai per il braccio il giovane Hastur.

«Non mettetevi di nuovo a fare a pugni, per favore!» gli dissi.

Lui resistette per un momento, poi scrollò le spalle e si sedette sul bracciolo della mia sedia, guardando con ira il giovane Scott.

«Sai dove sia Gallina?» gli chiese, dopo qualche istante.

Fu Kathie a rispondere.

«I medici l'hanno trattenuta in infermeria», spiegò la ragazza. «Le girava la testa, non stava bene. Continuava ad addormentarsi.»

Era di nuovo caduta in trance? Mi alzai in piedi, anche se avevo il capogiro.

«Devo andare da lei», dissi.

«Tu non sei in condizioni di fare niente, ora come ora», disse Regis.

Solo allora mi domandai la ragione della sua presenza.

«Perché sei qui?» gli chiesi.

Fu Lawton a rispondere al posto suo.

«Nella notte», disse, «ho mandato a chiamare il Reggente, e abbiamo discusso fino a poco fa.»

Regis disse tranquillamente: «Siamo finiti, Lew. I Comyn dovranno accettare un accordo. Perfino mio nonno se ne rende conto. E se Sharra dovesse sfuggire di mano…»

La Spada di Aldones era sul tavolo di Lawton. Kadarin si avvicinò a essa e la fissò.

«Sono stato io a mettere in libertà Sharra», disse. «È stato un esperimento che non si è svolto nel modo previsto, nient'altro. Ma il nostro maledetto eroe, qui, l'idiota, ha peggiorato le cose portando via dal pianeta la matrice di Sharra, per sei anni, e tutti i luoghi attivi sono usciti di controllo. E adesso è finita in mano a Dyan!»

Prese a camminare avanti e indietro come un animale in gabbia.

«Sapevo che Alton non voleva più avere a che fare con me a nessun costo», proseguì. «Perciò, ho cercato un altro fra i Comyn, chiunque fosse disposto a riportarmi la matrice. Per mettere sotto controllo quelle aree e poi distruggere la matrice. Ma dopo tanto lavoro…» concluse, abbassando la testa, «…sono finito dalla padella nella brace, fidandomi di Dyan Ardais!»

«È stato lui a uccidere Marjus per procurarsela?» chiese Regis.

«Ne ho il sospetto», rispose Kadarin. «Non ne sono certo, ma evidentemente non sono molto bravo nella scelta dei miei complici. Quella…» indicò la Spada di Aldones, «… è la nostra ultima speranza. Neutralizzerebbe Sharra definitivamente, ma sarebbe una sorta di omicidio. Chiunque è stato in fase con la matrice di Sharra verrebbe ucciso.»

Lawton disse: «Per il momento, allora, la terrò io».

Kadarin rise. Una risata priva di qualsiasi allegria, feroce come quella di un animale.

«Provateci!» disse. «Adesso che ha toccato la matrice di Sharra, neppure io…»

Fece per prendere la spada, ma la sua mano, come giunse accanto all'impugnatura, cominciò a fremere; dovette tirarla via di scatto, trattenendo il respiro. Massaggiandosi le dita, con una smorfia di dolore, si girò verso Rafe.

«Prova tu!» gli disse.

«Mi basta la tua parola!» esclamò subito il giovane, facendo un passo indietro.

Lawton non era un codardo. Allungò la mano e afferrò saldamente l'impugnatura. Poi, con un'esplosione di scintille azzurrine, venne spinto violentemente all'indietro e finì con la schiena contro la parete. Stupito, scuotendo la testa, mormorò: «Buon Dio!»

«Tocca a me», dissi, chinandomi ad afferrare la spada, che era caduta sul pavimento. La presi e riuscii a sollevarla fino a posarla nuovamente sul tavolo, ma alla fine dovetti lasciarla.

«Posso tenerla in mano», dissi, mentre la mano mi doleva in modo insopportabile, «ma non per molto.»

«Nessun uomo può toccarla», disse Regis, «ma per il momento la terrò io.»

La prese senza difficoltà e se la legò alla cintura. «Sono un Hastur», spiegò tranquillamente.

Allora, pensai, la Dote degli Hastur è la matrice vivente.

Regis annuì. La matrice aveva trovato il suo fuoco e il suo equilibrio, nel cervello e nei nervi dell'Hastur che la portava. Nessun altro poteva usare quella spada, e neppure impugnarla senza pericolo.

Sharra era solo una sua copia mal riuscita e mortale.

«Proprio così», disse Kadarin, a bassa voce. «ne avevo l'impressione. È per questo che la tua mano non è più guarita, Lew. La scottatura non era molto grave in sé, ma te l'aveva fatta la matrice, e la carne e il sangue umani non posso resisterle. Io non l'ho mai usata, se non avevo in rapporto con me almeno un altro lettore del pensiero…»

All'improvviso, in fondo al corridoio, Thyra cominciò a gridare.

Kadarin si alzò di scatto, e anch'io tesi la schiena. Il contatto mentale che aveva fatto gridare follemente Thyra aveva scosso anche me: un senso di vuoto, di perdita…

«Marja!» esclamai, in un singhiozzo.

Kadarin si girò verso di me. Non avevo mai visto un'espressione come la sua, e non la rividi mai più.

«Svelto!» mi disse. «Dove si trova?»

«Che cosa succede?» chiese Lawton.

Kadarin mosse le labbra, ma non ne uscì alcun suono. Alla fine, disse: «Dyan Ardais ha la matrice…»

Terminai io al posto suo: «Non oserà usarla da solo. Ha visto me, quello che mi è successo alla mano. Ha bisogno di un lettore del pensiero, e Marja è una Alton…»

«Quel maledetto traditore…» disse Kadarin, con la voce piena di paura, ma non per se stesso. La mia mente era aperta, e per un momento, vedendo Kadarin, cessai di odiarlo.

Regis si girò verso di noi, si tolse dal fianco la Spada di Aldones e la consegnò a Kathie.

«Tenetela», le disse. «Siete ancora immune. E non abbiate paura; nessun darkovano potrà togliervela, o potrà farvi del male finché l'avrete con voi.»