Выбрать главу

Poi il cerchio fu completo. Eppure, curiosamente, le nostre barriere erano intatte. Potevamo lavorare insieme, come una singola entità, ai livelli profondi, ma la nostra identità rimaneva inviolata. Eravamo tre persone diverse: solo per la fusione iniziale era stato necessario abbattere le barriere.

Eppure, tra noi c'era un accordo, un'unità che era quanto mai gradevole. Era come se per tutta la vita, fino a quel momento, fossi vissuto con solo un terzo del cervello.

Tre lettori del pensiero, anche se non in rapporto, erano necessari per usare la matrice di Sharra. Il nostro legame, fatto attraverso la Spada di Aldones, era adesso la nostra arma. Regis era la lama, io ero la forza che la impugnava, perché la Dote degli Alton, la mia capacità di imporre il rapporto mentale, era la mano che guidava il colpo. E Callina, posta tra lama e impugnatura, era l'elsa della spada, l'isolamento occorrente.

Era anche evidente il motivo che aveva portato a servirsi del simbolismo della spada. Io e Ridenow, Alton e Hastur, mano e lama, non potevamo congiungere i nostri poteri senza esaurirci nella lotta tra noi, a meno che tra le nostre Doti inconciliabili non ci fosse Callina.

Tutte queste spiegazioni si presentarono in modo spontaneo nella nostra mente. Forse era una sorta di memoria razziale dei Comyn, forse era una conoscenza che ci veniva trasmessa dalla Spada; in ogni caso, non erano ricordi consci. Regis era il fuoco, la sorgente di energia — la matrice, se vogliamo — che, unita alla Spada stessa, ci permetteva di attingere al potere di Aldones, figlio di Hastur che a sua volta era il figlio della Luce… quello che la mia razza chiamava un dio.

Una parte di me, quella che aveva studiato sulla Terra, mi diceva che si trattava di qualcosa di razionale, di forze naturali e di leggi scientifiche, ma c'era anche una piccola componente che non riuscivo a spiegare. Sentivo la presenza di un'entità vivente, nella Spada, e questa presenza era come un'ossessione.

Avevo sentito il tocco demoniaco di Sharra. Quello di Aldones non era malvagio, ma in qualche modo mi inquietava ancor di più. L'infinito bene è terrificante come il male infinito.

Ero ancora debole, però, e Regis (Risparmia le forze, Lew; presto ne avremo bisogno!) sciolse il collegamento. In un certo senso, la cosa mi dispiacque; la mente di un uomo è un luogo spaventosamente solitario. Eppure, non sarei riuscito a sopportare ancora a lungo il contatto.

Regis sfiorò il braccio di Callina.

«Non aspettare troppo tempo», le disse, e si ritirò.

Temevo che anche Callina si ritirasse, ma lei rimase in contatto con me, e questo mi fu di grande conforto. Mi tenne per mano, e mi accarezzò con i suoi pensieri. Io sentii di nuovo una dolcezza che mi parve stranamente familiare, e, nei miei pensieri, Diana e Callina cominciarono a confondersi, come le sfaccettature di una sola gemma.

Non so quanto sia durato quel periodo di riposo, ma all'improvviso, con un forte urto, sentimmo Regis nella nostra mente, e comprendemmo che aveva estratto la Spada dal fodero.

Un istante dopo, lo spazio parve allungarsi e restringersi bruscamente, e ci trovammo nel grande cortile del Castello dei Comyn. Davanti a noi c'era Regis che impugnava la Spada di Aldones, azzurra e scintillante di luce dalla punta all'elsa. Io trattenni il respiro e Callina emise un grido, prese la mia mano e la appoggiò su quella di Regis. Quando le nostre mani si toccarono, tornammo a essere un'unità.

Con i miei sensi resi molto più acuti dalla Spada, vidi in fondo al cortile una nebbia scura che pulsava come una fiamma. Il fuoco di Sharra! E sentii, più che vederla, la seconda triade.

Kadarin, Thyra e Dyan Ardais.

Nel vederli, impazzii per la collera. Per un attimo tornai a essere una sola persona e balzai contro Dyan, spezzando il collegamento. Ma, quando lo toccai, un'esplosione di fiamma azzurra ci separò, e Regis si trovò ad affrontare Kadarin, il quale impugnava la spada di Sharra.

Questa volta, le due spade non caddero a terra. Dalla Spada di Aldones uscì una nebbia luminosa che avvolse Regis in un alone color dell'arcobaleno, Callina in una luce dorata, e me in una luce bianca. Il chiarore sfiorò l'alone scuro di Sharra. E al centro di quell'alone nero, le sagome di Kadarin, Dyan e Thyra presero a pulsare come se fossero il cuore dell'entità che avevano evocato.

Poi, nell'oscurità presero a guizzare lampi di luce, e l'alone di luce venne attraversato da lampi neri, quando le spade si incrociarono. Non erano Regis e Kadarin a lottare con due spade simili, e non era neppure la lotta di una matrice contro l'altra, o di tre menti contro altre tre menti. No, dietro quelle spade c'erano due entità vive e tangibili, senzienti, che si affrontavano. Regis e Kadarin erano soltanto i poli del loro potere. Le forze reali non si affrontavano in questo mondo, perché erano così grandi da non poter essere contenute sul pianeta.

Ma anche la loro proiezione nella nostra realtà era pericolosa. Kadarin portò la mano alla cintura e, con un gesto troppo rapido perché il giovane Hastur potesse pararlo, piantò il coltello nel petto di Regis. Io, che in quel momento ero in lui, non capii se avesse colpito l'Hastur o me. Sentii solo il mortale dolore nel petto, sentii che la Spada gli cadeva di mano. Regis scivolò a terra, ma era ancora collegato con noi: mentre Kadarin si raddrizzava, io afferrai la Spada di Aldones e, usandola come una semplice lama, gliela piantai nel cuore. Kadarin cadde senza un grido. La spada di Sharra cadde a terra. Io estrassi dal suo corpo la Spada di Aldones. La lotta era finita.

La nebbia luminosa tornò a raccogliersi attorno a noi, la nebbia nera cominciò a svanire, adesso che il collegamento era interrotto. Poi, all'improvviso, io trasalii, perché Regis si stava rialzando. Mi tolse di mano la Spada di Aldones. Aveva una macchia rossa sul petto, ma non sembrava ferito. Il nostro collegamento si formò di nuovo. Accanto a me, Callina fissava Thyra con strana, terribile concentrazione, e anche Thyra era immobile, attenta. Nessuno di noi aveva pronunciato una sola parola da quando eravamo arrivati.

Poi, da una porta, uscì all'improvviso una giovane donna, che corse follemente, come se fosse sotto il dominio di un'altra volontà, verso Dyan.

Kathie!

Si fermò accanto a Dyan, terrorizzata, ma lui la prese per la vita e raccolse la spada di Sharra. Kathie urlò. In precedenza era protetta, ma da quando avevo tolto il mio blocco, nella Caverna Sacra, era stata sottoposta alle interferenze mentali darkovane. Era il duplicato di Linnell, e aveva i suoi stessi poteri mentali.

Dyan la costrinse a entrare nella triade di Sharra. Kathie, Dyan e Thyra parvero quasi fondersi tra loro.

La Spada di Aldones prese a vibrare come se fosse viva. Poi Callina, con tutta la sua forza, cercò di staccare Thyra dalla triade di Sharra. Era solo un contatto telepatico, non la nostra fusione delle menti, ma vidi quella specie di fulmine colpire Dyan, e nello stesso tempo sentii il grido mentale di Callina.

Adesso, Lew!

C'era solo una minima possibilità di riuscita, ma proiettai la mia mente verso Thyra, in modo da separarla da Dyan. Kadarin era stato per così tanto tempo sotto l'influsso di Sharra che non poteva più staccarsi da essa. Per quanto avesse odiato Dyan, era stato costretto ad aiutarlo. Ma Thyra, forse, poteva essere ancora raggiunta. Freneticamente, le trasmisi un solo pensiero.

Marja! Marja è morta! Dyan l'ha uccisa!

Thyra si mosse con la rapidità di un serpente. Strappò la spada di Sharra dalla mano di Dyan, e con tutta la forza della sua mente si rivoltò contro di lui. E anch'io, che un tempo ero stato collegato con Sharra, approfittai di quel ponte mentale per colpire Dyan con la Dote degli Alton.

In un attimo, Dyan scivolò a terra e la sua mente si spense. Era morto.

La nebbia scura continuò a pulsare come un cuore. E mi accorsi che cercava di attirarmi dentro di sé! Per un momento, Regis e Kathie vennero esclusi dal contatto e si formò una nuova triade: Thyra con la matrice di Sharra, Callina con quella di Aldones e io come polo di potere, preso tra loro in quel terribile scontro.