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L’elegante uniforme bianca e grigia che l’individuo indossava era sconosciuta a Ethan, ma evidentemente militare, dato che la completava un cinturone da cui pendeva la fondina di una pistola. Null’altro che uno storditore, il cui possesso era legale sulla stazione, anche se il calcio appariva lievemente consunto e la fondina — lui lo notò subito, fiero della sua perspicacia — non era di quelle chiuse che facevano perder tempo prima di estrarre l’arma.

Il soldato, giovane e snello, s’era girato nel sentire avvicinarsi i passi di Ethan, e dopo averlo esaminato da capo a piedi con aria distratta aveva continuato a guardarlo, accorgendosi che veniva verso di lui con l’intenzione di rivolgergli la parola. La sua bocca si curvò in un sorrisetto cortese, quando lo vide fermarsi lì.

— Mi scusi, signore, posso chiederle… — cominciò Ethan, ma subito s’interruppe, incerto. Fianchi troppo arcuati per una figura così snella, occhi troppo larghi e distanziati ai lati di un naso finemente cesellato, mascella sottile e delicata, un volto liscio senza barba come quello di un ragazzino… e avrebbe potuto essere un ragazzino assai avvenente e piuttosto alto per la sua età, ma…

La risata di lei (quello era il pronome che le si addiceva, non potevano esserci dubbi) suonò stranamente acuta agli orecchi di Ethan, che stava arrossendo. — Ehi… tu devi essere un athosiano, è così? — lo interpellò divertita quella voce un paio di ottave troppo alta. — Volevi chiedermi qualcosa?

Ethan fece un passo indietro, prima d’accorgersi che quello era il secondo passo indietro. Be’, cercò di giustificarsi, la persona che si vedeva davanti non aveva niente in comune con la foto della scienziata di mezz’età sul Giornale Betano. Era stato un errore più che comprensibile da parte sua. Comunque, s’era appena ripromesso che avrebbe evitato di parlare con le femmine, per quanto umanamente possibile, ed ecco che stava già… Si schiarì la voce. — Come si fa per uscire da qui? — mormorò, gettando occhiate a destra e a sinistra lungo il molo.

La femmina inarcò le sopracciglia. — Non ti hanno dato una mappa della stazione?

Ethan scosse il capo, nervosamente.

— Be’, è quasi un crimine mandare in giro uno straniero per Stazione Kline senza una mappa. Uno potrebbe avventurarsi alla ricerca urgente di un gabinetto, perdersi nei corridoi di servizio e morire di fame prima di trovare il modo di uscirne. Ah… ecco laggiù uno spaziale che conosco. Ehi, Dom! — gridò la femmina verso un membro dell’equipaggio della nave del censimento, ora vestito in eleganti abiti civili, che stava attraversando il molo. — Vieni qui un momento, per favore!

L’uomo dell’equipaggio cambiò strada, mentre la sua espressione seccata diventava compiaciuta nel vedere la persona che l’aveva chiamato, anche se appariva perplesso. Nel fermarsi accanto a loro si tenne eretto più di quanto Ethan l’avesse mai visto, petto in fuori e pancia in dentro. — Purtroppo non ricordo dove, ma… — e sorrise, — io la conosco, signora?

— Be’, dovresti… sei stato seduto accanto a me per due mesi, al corso di addestramento Emergenze Navali nello Spazio. Ammetto che è stato parecchio tempo fa. — Si passò una mano fra i corti capelli riccioluti. — Immaginami coi capelli più lunghi. Andiamo., la re-gen non può aver cambiato la mia faccia a questo punto. Io sono Elli!

La bocca dell’uomo si aprì in un O di stupore. — Per la Cometa Santa! Elli Quinn! Ma sei diversa… cosa ti è successo?

Lei si toccò uno zigomo liscio. — Completa rigenerazione facciale. Che te ne pare?

— Ti hanno fatto un lavoro fantastico!

— Chirurghi betani, sai… i migliori.

— Sì, ma… — Dom si accigliò. — Perché? Non si può certo dire che tu fossi sgradevole da guardare, prima di arruolarti coi mercenari. — La gratificò di un sorriso timido come un pugno nelle costole, mentre oscillava avanti e indietro sui talloni con l’espressione di un bambino davanti alla vetrina di una pasticceria. — Oppure sei diventata ricca con quel lavoro?

Lei si sfiorò ancora la mandibola, e il suo sorriso si spense. — No, non ho sposato un miliardario o svaligiato il suo yacht. È stata una necessità… mi sono presa un raggio al plasma nella testa durante un abbordaggio, in una battaglia su Tau Verde, qualche anno fa. Non avevo un aspetto molto attraente senza faccia, credimi. Così l’ammiraglio Naismith, che non fa le cose a metà, me ne ha comprata una nuova.

— Che mi possano… — mormorò Dom, colpito. — Be’, non si può dire che te ne abbia comprata una da quattro soldi.

Ethan, che aveva trovato un po’ esagerato il suo entusiasmo per l’estetica facciale della femmina, fu costretto ad ammettere che aveva ragione. Una bruciatura da plasma era orrenda, c’era anzi da sorprendersi che non l’avesse uccisa. Osservò la faccia di lei con interesse medico.

— Se non ricordo male te n’eri andata coi mercenari dell’ammiraglio Oser. — disse Dom. — Quella che indossi è ancora la sua uniforme, no?

— Ah, permettimi di presentarmi col mio grado, amico: comandante Elli Quinn, della Flotta dei Liberi Mercenari Dendarii, al tuo servizio. — E gli rivolse uno scherzoso inchino. — I Dendarii si sono annessi Oser, le sue uniformi, e me… ed è stato un bel passo avanti nella mia carriera, lascia che te lo dica. Ma questa è la prima vera vacanza che mi prendo da quando me ne andai da casa, dieci anni fa, e intendo godermela. Capitare come per caso davanti ai vecchi compagni di scuola e sbalordirli con la mia nuova faccia… sventolare le mie ricche carte di credito davanti agli occhi della gente che diceva che avrei fatto una brutta fine… ma, a proposito di fare una brutta fine, sembra che abbiate spedito in esplorazione il vostro passeggero, qui, privo delle necessarie informazioni. Ed essendo un athosiano, senza una mappa qui non è in grado di trovarsi neanche… il naso. -

Dom guardò sospettosamente l’ufficialessa mercenaria. — Non è che stai facendo giochi di parole, eh? Ne ho sentiti altri su quelli che si fermano su Athos, e dopo quattro anni nello spazio ti assicuro che quelle battute possono diventare drammaticamente vere.

La risata della femmina mercenaria echeggiò fra i carrelli trasportatori parcheggiati sul molo. — Ecco rivelato il segreto motivo per cui tutti ti hanno abbandonato, signor athosiano — disse a Ethan. Si rivolse all’altro: — Posso occuparmi io di lui, allora, essendo in virtù del mio sesso esente dal sospetto di, uh, desideri lascivi contronatura?

— Per quel che riguarda me, puoi — concesse Dom con una scrollata di spalle. — Io ho una moglie che mi aspetta a casa. — E s’avviò intorno a Ethan, evitandolo con attenzione.

— Bene. Ci vediamo più tardi, d’accordo? — disse la femmina.