Выбрать главу

— La gente che ci vede passare mi noterà, con questa roba addosso — obiettò, mentre giravano in un corridoio più frequentato.

— Non ti preoccupare. — Lei si girò a indicare la tuta con un cenno del capo. — Quando uno sta trasportando un contenitore per merci, quell’abbigliamento è come il mantello dell’invisibilità. Il rosso è usato dalle squadre dagli addetti ai Moli e Portelli. Chi ti vede penserà che stai portando il contenitore da qualche parte. Finché non apri bocca, o non agisci come uno straniero.

Passarono dentro un lunghissimo stanzone dove migliaia di carote erano allineate fittamente su una grata, con le radici coperte di peluzzi bianchi immerse nella nebbia emessa dagli spray idroponici e le foglioline verdi alla sommità esposte alla luce. L’aria del locale (Quinn gli assicurò che stavano prendendo una scorciatoia) era fredda e umida, e odorava di sostanze chimiche.

Lo stomaco di Ethan gorgogliò. Quinn, che guidava la barella col telecomando, si girò a guardarlo. Lui scosse il capo. — Credo di aver fatto uno sbaglio a mangiare quella roba con le noccioline — mormorò cupamente.

— Be’, per l’amor del cielo, non vomitarla qui — lo pregò lei. — Se proprio devi, apriamo il contenitore e…

Ethan deglutì con fermezza. — No.

— Pensi che una carota ti aggiusterebbe lo stomaco? — domandò lei con sollecitudine. — Si allungò di lato, facendo ondeggiare follemente il loro mezzo di trasporto, e staccò una carota dalla grata. — Ecco, prova ad assaggiarla.

Lui esaminò dubbiosamente il tubero giallo irto di radichette e di foglie, quindi se lo infilò in una delle molte tasche della tuta. — Forse più tardi.

Oltrepassarono dozzine di banchi di ortaggi in crescita e sul fondo del locale Quinn fece sollevare la barella fino a un’uscita situata a qualche metro d’altezza. VIETATO L’INGRESSO era scritto sul portello in scintillanti lettere verdi.

La mercenaria ignorò il divieto con un’allegra indifferenza giovanile, che la dipinse agli occhi di Ethan come una creatura asociale. Si girò a guardare il portello mentre si richiudeva dietro di loro con un sibilo d’aria compressa. VIETATO L’INGRESSO c’era scritto anche da quella parte. Dannazione pensò innervosito, se infrango la legge potrei finire in prigione, qui su Stazione Kline…

Nel corridoio successivo Quinn fece abbassare la barella al suolo davanti a una porta su cui una targa diceva: CONTROLLO ATMOSFERICO, VIETATO L’INGRESSO — SOLO PERSONALE AUTORIZZATO. Da ciò Ethan comprese che sarebbero entrali proprio lì.

La mercenaria scese dal contenitore e si alzò in piedi. — Ora qualunque cosa accada, cerca di non aprir bocca. Il tuo accento ti tradirebbe subito. A meno che tu non preferisca restare qui fuori con Okita finché non tornerò a occuparmi di voi…

Ethan si affrettò a scuotere il capo, allarmato dalla visione di se stesso che cercava di spiegare a un funzionario di passaggio che lui non era, nonostante le apparenze contrarie, un omicida alla ricerca di un posto dove seppellire un cadavere.

— E va bene. Due mani in più potranno farmi comodo. Ma stai pronto a eseguire subito i miei ordini, se sarà necessario. — Quinn aprì la serratura a combinazione e attraversò la soglia, seguita dalla barella antigravità come da un cane al guinzaglio.

Fu come penetrare nel palazzo di una sirena, sotto il mare. Linee iridescenti di luci ed ombre serpeggiavano con morbida lentezza sul pavimento, sul soffitto e… Ethan restò senza fiato per lo spavento nel guardare quelle pareti: barriere trasparenti alte tre piani dietro cui c’era un oceano d’acqua cristallina, nella quale cresceva un’oscillante foresta di alghe verdi. Miriadi di bollicine argentee sciamavano allegramente fra le fronde di quelle piante acquatiche, ora fermandosi, ora trascinate via dalla corrente.

Un anfibio lungo mezzo metro sbucò da quella giungla subacquea e scese a guardare Ethan con occhi inespressivi. Aveva una pelle nera e liscia come la plastica, e zampe e coda a strisce rosse. Dopo qualche istante l’anfibio s’allontanò con movimenti serpentini e sparì di nuovo nel verde.

— Il sistema di riciclaggio ossigeno/anidride carbonica della stazione — spiegò a bassa voce la comandante Quinn. — Le alghe sono bio-programmate per la massima produzione d’ossigeno, mentre assorbono anidride carbonica e altri gas. Ma naturalmente crescono. Così, per non dover svuotare ogni tanto l’intera camera e ripulirla dalle alghe, sono stati immessi dei tritoni geneticamente modificati che le mietono. Ma naturalmente ci si trova con un sacco di tritoni in sovrappiù…

Quinn tacque, quando un tecnico in tuta azzurra spense un monitor della consolle a cui sedeva e si girò verso di loro, accigliato. Lei agitò la mano con un sorriso civettuolo. — Salve, Dale. Ti ricordi di me? Elli Quinn. Dom mi ha detto che avrei potuto trovarti qui.

— Oh, Elli! — L’uomo cambiò subito espressione e si alzò. — Sicuro, Dom mi ha detto che ti ha incontrato. Diavolo, è un secolo che non ci vediamo… — Venne verso di lei come se volesse abbracciarla, poi esitò e ripiegò su un’energica stretta di mano.

I due cominciarono a chiacchierare dei fatti loro e di argomenti spiccioli, mentre Ethan, che non era stato presentato, cercò di non agitarsi troppo nervosamente e di non aprir bocca o rischiare di agire come uno straniero. Le prime due cose erano abbastanza semplici, ma quali erano le azioni che rivelavano l’estraneo agli occhi degli abitanti della stazione? Rimase accanto alla barella antigravità e fece il possibile per non compiere movimenti, innocui o meno che fossero.

Quinn concluse quello che a Ethan parve un discorso inutilmente lungo sui Mercenari Dendarii esclamando: — E sai una cosa? Quei soldati non hanno mai assaggiato le zampe di tritone fritte!

Negli occhi del tecnico balenò un divertimento i cui motivi erano del tutto oscuri per Ethan. — Ma non mi dire! Possibile che nel grande cosmo esista un’anima tanto scalognata? Allora bisogna supporre che non conoscano neppure la zuppa di tritone.

— Né i filetti di tritone marinati — rincarò la dose Quinn alzando le mani con divertito orrore, — né la tritonata al formaggio!

— Neppure i tortelli di tritone? — le fece eco il tecnico. — Neppure lo stufato di tritone all’aglio? Neppure il dessert verde? Neppure il goulash di mare? Neppure il sugo al tritone con cipolla e prosciutto?

— Fuori di qui non sanno niente sulle pietanze a base di anfibi — confermò Quinn. — Il caviale di tritone è del tutto sconosciuto.

— E le schiacciatine di tritone al basilico?

— Schiacciatine al basilico? — domandò la comandante Quinn, improvvisamente perplessa.

— Sono venute fuori un paio d’anni fa — spiegò il tecnico. — In realtà è zampa di tritone macinata, mescolata con riso e odori, e poi fritta nel burro.

— Ah — annuì la mercenaria. — Per un momento m’era sembrato che tu parlassi di un altro genere di polpettine di tritone.

I due scoppiarono a ridere per un motivo che conoscevano solo su Stazione Kline. Ethan si schiarì la gola e scrutò il locale, alla ricerca di qualche vasca o loculo in cui scaricare il contenuto del cilindro giallo. Un paio di snelli anfibi neri serpeggiarono fino alla parete e lo guardarono con pigro interesse.

— Comunque — disse infine Quinn, cambiando tono. — ho pensato che se ti occupassi tu della prossima raccolta potresti mettermene da parte qualcuno, da congelare e portare via con me. Se in questo periodo non siete a corto, naturalmente.