— Credo di sì — disse lentamente lui. — Sembra un po’ come l’unione di due coniugi alternativi designati. — Ethan assaporò il suono di quella parola: — Marito. Su Athos, maritare è un verbo che significa unire le risorse. Come associarsi in affari. — Questo implicava che il marito mantenesse la femmina durante la gestazione? In tal caso questo cosiddetto metodo organico nascondeva costi che facevano apparire economici quelli di un centro di riproduzione, pensò lui soddisfatto.
— Maritare, eh? Comincio a pensare che la vostra lingua non deriva poi molto dall’inglese, dopotutto — borbottò Quinn. — Avete ancora il verbo ammogliarsi?
— No. Cosa significa?
— La stessa cosa ma fatta dal punto di vista mascolino. Prendere moglie. Immagino che dal vostro vocabolario siano sparite parecchie parole.
— L’evoluzione linguistica accompagna l’evoluzione sociale — annuì Ethan. Esitò. — Questo genetista a cui hanno bruciato la casa… lui e sua, uh, moglie, avevano dei figli?
— Un bambino piccolo, che però in quel momento era alla nursery. A scuola, insomma. Una fortuna, dato che senza dubbio Millisor non avrebbe esitato a torchiare anche lui come fece con sua madre prima di ucciderla… la donna era incinta, fra l’altro. — Quinn affondò rabbiosamente i denti in una tavoletta proteica.
Ethan scosse il capo, frustrato. — Ma perché tutto questo? Perché, perché, perché?
Lei ebbe un sorrisetto triste. — Ci sono momenti in cui mi sembri davvero un uomo normale… no, scusa, è una battuta stupida — aggiunse in fretta, quando Ethan la guardò con aria offesa. — Già Perché. Proprio la domanda a cui io devo dare una risposta. Millisor sembra convinto che il materiale prodotto dai laboratori Bharaputra fosse veramente destinato ad Athos, benché il tempo necessario a produrlo e il fatto che sia stato rubato facciano pensare che non fosse affatto la cosa richiesta da voi. Ora, se non altro, nei mesi scorsi io ho imparato che se Millisor è convinto che una cosa sta in un certo modo, molto probabilmente ha ragione. Di conseguenza: perché quel materiale veniva spedito su Athos? Cosa c’è su Athos che nessun altro pianeta ha?
— Niente — disse Ethan, con sicurezza. — Siamo una società piccola, basata sull’agricoltura, senza una produzione che valga la pena d’essere commercializzata all’estero. Trovandoci in fondo a un corridoio di transito non siamo su una rotta di balzo verso altri posti. E non abbiamo mai dato fastidio a nessuno.
— Niente — ripeté lei. — Consideriamo come scenario tattico un pianeta per cui non avere niente sarebbe un pregio… Godete di una certa tranquillità, e nessuno viene a ficcare il naso da quelle parti, suppongo. A parte questo, L’unica altra cosa che vi distingue è la vostra fisima di riprodurvi nel modo più difficile. — Quinn bevve un sorso di birra. -Tu dici che Millisor ha ventilato l’ipotesi di attaccare e distruggere i vostri centri di riproduzione. Parlami un po’ di questi centri.
Ethan non aveva bisogno d’essere molto stimolato per illustrarle con entusiasmo il suo amato lavoro. Le descrisse Sevarin. le attività che vi si svolgevano e la dedizione dei tecnici e dei medici che le portavano avanti. Le spiegò il sistema economico basato sul credito da doveri sociali, dal quale uscivano padri qualificati. Poi cambiò discorso bruscamente quando s’accorse che si stava addentrando nelle difficoltà personali che gli avevano fin’allora impedito di avere un figlio. Quella femmina stava riuscendo a farlo parlare con strana facilità… di nuovo si chiese cosa gli avesse messo nella birra.
Elli Quinn si appoggiò allo schienale della sedia e per qualche secondo fischiettò fra i denti. — Al momento, questo dannato furto ancora non lo capisco. In quanto al resto, però, la teoria che mi attira è quella dell’uovo del cuculo. Si accoppierebbe bene a quella di Millisor: la tattica del topo di fogna.
— L’uovo di chi?
— L’uovo del cuculo. Non avete cuculi su Athos?
— No… Sono rettili?
— Il cuculo è un uccello di origine terrestre. Non ha niente di speciale, salvo la biasimevole caratteristica di deporre le uova nei nidi degli altri uccelli lasciando così a loro il tedioso compito di allevare la sua prole. Ora lo si trova nella galassia soltanto sotto forma di riferimento letterario, dato che per qualche miracolo nessuno è mai stato così idiota da esportarlo su altri pianeti. Non è poi un volatile così astuto, dato che tutte le bestie più disgustose della Tena sono riuscite a trovare il modo di seguire l’uomo nello spazio, a dispetto di ogni sforzo. Comunque, tu hai capito cosa voglio dire quando parlo di tattica del cuculo, no?
Ethan corrugò le sopracciglia, annuendo. — Sabotaggio — sussurrò. — Sabotaggio genetico. Quei criminali progettavano di impiantare i loro mostri nella nostra società, senza che ci accorgessimo di… — S’interruppe e scosse il capo. — No, un momento. Non sono stati i cetagandani a mandarci quei contenitori refrigerati. Uh… topi, ha detto? Ma anche se loro avessero voluto subentrare in un progetto dei bharaputrani. noi abbiamo il modo di identificare i geni difettosi e… — Tacque di nuovo, incapace di vedere la fine anche di quel ragionamento.
— Però, nei contenitori spediti dal Gruppo Jackson poteva esserci del materiale rubato da quel progetto di ricerca cetagandano. Questo spiegherebbe l’accanimento con cui Millisor cerca di ritrovarlo, o di distruggerlo.
— Può darsi, ma… perché il Gruppo Jackson vorrebbe farci questo? O agisce così solo perché è nemico di Cetaganda?
— Ah… mmh. Tu cosa sai del Gruppo Jackson?
— Non molto. È un pianeta, hanno laboratori biologici, e due anni fa la Casa Bharaputra ha risposto a una lettera del Consiglio della Popolazione che chiedeva un preventivo per questa fornitura di materiale biologico. Anche una dozzina di altre ditte ha risposto.
— Sì. Be’, la prossima volta fate le ordinazioni a Colonia Beta.
— Colonia Beta ci ha chiesto il prezzo più alto.
Lei si passò le dita sulla mandibola, distrattamente. Ethan pensò alle bruciature di un raggio al plasma. — Può darsi, però otterrete quello per cui avrete pagato… Ma non voglio prenderti in giro. In realtà puoi avere un servizio tecnico altrettanto buono da una Casa del Gruppo Jackson, se la paghi abbastanza. Vuoi un clone della tua persona, fatto crescere in vasca fino alla maturità fisica, giovane e forte, per trasferire il tuo cervello nel suo corpo? Si può fare, col 50% di probabilità che l’operazione uccida te, e il 100% di probabilità che uccida… lui, se un clone appena tirato fuori da una vasca può essere già considerato una persona umana. Nessun genetista betano farebbe un lavoro del genere; là i cloni hanno tutti i diritti civili. Casa Bharaputra è invece nota per questo tipo di servizio.
— Ah — disse Ethan, con una smorfia. — Su Athos, clonare è uno dei Sette Peccati Capitali.
Lei inarcò un sopracciglio. — Ah, sì? Quale peccato?
— La vanità.
— Non sapevo che la vanità fosse un peccato… oh. be’. Il punto è che se qualcuno avesse offerto a Casa Bharaputra abbastanza soldi, loro avrebbero riempito quelle nove scatole di… di tritoni morti. O di super-soldati bio-modificati alti due metri e mezzo, o di qualsiasi cosa gli fosse stata richiesta. — Quinn tacque, e bevve la sua birra.
— Allora, quale sarà la nostra prossima mossa? — domandò baldanzosamente lui.
La mercenaria si mordicchiò un labbro.