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Ethan mugolò alcune parole sottovoce.

— Proprio così — annuì Quinn. — E devo dire che tu sei il miglior specchietto per le allodole che abbia mai visto, anche se quelli che hai catturato stamattina nel Settore Verde erano canarini. Ma oggi hai invischiato una preda assai più ricercata.

— Credevo che lei non sapesse cosa farsene dei "chiacchieroni che non hanno il fegato di fare le cose fino in fondo" — disse freddamente Ethan.

Lei ebbe un sogghigno astuto. — Be’, non prendertela tanto per una semplice osservazione. In realtà stavo cercando un modo per farti uscire da sotto il mio letto. Mi ha fatto piacere vedere che sai dimostrare una certa iniziativa.

Le labbra di Ethan si piegarono in una smorfia. Era sicuro che lo stesse prendendo in giro. Ma finché la mercenaria avesse tenuto il piede davanti alla fessura la porta avrebbe rifiutato di uscire dal muro. Si fece indietro e le accennò di entrare, di malavoglia.

Terrence Cee aveva ancora una mano sotto il bordo della blusa. — È un’amica? — gli domandò, teso.

— Io non ho amiche femmine — disse brusco Ethan.

— È un po’ timido con le ragazze, tutto qui — commentò Elli Quinn, dirigendo un sorriso abbagliante sul suo nuovo bersaglio.

Terrence Cee, notò Ethan con un vago disgusto, mostrava la stessa stupida attrazione che tutti i maschi non-athosiani rivelavano nei confronti della comandante Quinn; ma con suo sollievo parve subito riprendersi dalla reazione glandolare e la scrutò da capo a piedi con occhi simili al mirino di una pistola. Lo sguardo di Quinn prese le misure del giovanotto biondo con la stessa rapidità e, benché Cee fosse stato svelto a fingere di grattarsi il petto con la mano, lei inarcò un sopracciglio per comunicargli che sapeva benissimo cos’aveva sotto la blusa. Ethan sospirò. Era destino che quella mercenaria fosse sempre un passo più avanti di lui?

Mentre la porta si richiudeva con un sospiro. Quinn tirò giù un altro sportello-sedia e si sedette con le mani sulle ginocchia, visibilmente lontane dalla fondina e dall’arsenale che aveva celato addosso. — Racconta al tuo amico chi sono, Ambasciator-Dottor Urquhart.

— Perché? — grugnì Ethan.

— Oh, avanti, sii gentile. Dopotutto mi devi un favore o due.

— Cosa? — sbottò lui, agitando un dito mentre cercava il fiato per esprimere la sua indignazione. Ma Quinn lo precedette.

— Proprio così. Se io non avessi telefonato a mio cugino Teki per chiedergli di tirarti fuori dal Reparto Quarantena saresti ancora là, senza documenti, innocente quanto i canarini che hai aiutato a catturare ma prigioniero come loro. O avevi davvero la stupida illusione che raccontando chi sei alla Sicurezza (dopo esserti fatto pescare travestito da operaio, mentre in giro c’è un evaso collegato come te a una sparatoria e ad altri fatti molto strani) ti avrebbero scortato con tutti gli onori alla prima astronave per Colonia Beta?

— Senta, non è certo per merito suo che…

— Be’, devi a me se oggi eri abbastanza libero da fare la conoscenza col signor Cee. Perciò presentami.

Ethan decise di non darle la soddisfazione di replicare e scrollò le spalle, sempre più indignato da quella sfacciataggine. — Si presenti da sola — disse.

La bruna annuì e si volse a Terrence Cee, incapace di celare sotto la sua studiata indifferenza una certa eccitazione.

— Io mi chiamo Elli Quinn. Ho il grado di comandante nella Libera Flotta dei Mercenari Dendarii, e in questo periodo lavoro per il servizio informazioni della Flotta. Ho l’ordine di osservare l’attività del Ghem-colonnello Millisor e del suo gruppo, e di scoprire cosa stanno cercando di fare e perché. Grazie al qui presente ambasciatore Urquhart, oggi ho finalmente saputo tutto. — I suoi occhi neri brillavano di soddisfazione.

Terrence Cee li guardava entrambi con aria molto insospettita. Questo irritò Ethan, dopo tutti gli sforzi che aveva fatto per ammorbidire il giovanotto e indurlo a fidarsi di lui.

— Lei per chi lavora? — volle sapere Cee.

— Prendo gli ordini dall’ammiraglio Miles Naismith.

Cee ebbe un gesto d’impazienza. — Per chi lavora lui, allora?

Ethan si chiese perché non gli fosse mai venuto in mente di fare quella domanda.

La comandante Quinn si schiarì la gola. — Una delle ragioni per cui certe persone assoldano mercenari, invece di esporre personalmente se stesse oppure altri loro agenti, è che queste certe persone non desiderano esser coinvolte. E allorché l’ammiraglio Naismith manda in missione un suo agente, deve tenere presente che costui o costei non è immune né al penta-rapido né ai calci nelle costole.

— In altre parole, lei non sa per chi lavora.

— Proprio così.

Terrence Cee strinse le palpebre. — Io riesco a pensare a un’altra ragione per assoldare dei mercenari. Come agisce un governo quando vuole un riscontro esterno sul funzionamento dei suoi servizi segreti? Perciò… chi mi dice che lei non stia lavorando per i cetagandani?

Ethan ansimò, inorridito da quell’ipotesi abbastanza logica.

— Lei pensa davvero che i superiori di Millisor ricorrano a questi metodi per sapere se è un traditore, o un incapace, o se merita una promozione? — Quinn parve divertita all’idea. — Gli auguro di no, perché dall’ultimo rapporto che ho spedito Millisor e Rau non ne vengono fuori esattamente come due mostri di efficienza. — Dal modo in cui la mercenaria si teneva nel vago, Ethan capì che non aveva intenzione di reclamare per sé l’eliminazione di Okita. La sua generosità mancò di riempirlo di gratitudine.

— La sola garanzia che posso offrirle, signor Cee, è un mio giudizio personale sulle inclinazioni dell’ammiraglio Naismith: lui non accetterebbe mai un contratto coi cetagandani.

— I mercenari non possono permettersi di rifiutare un contratto, a volte anche per una misera paga — disse Cee. — Hanno sempre molto bisogno di lavorare, e non gli interessa sapere per chi.

— Non è esatto. I mercenari che desiderano vivere abbastanza da riscuotere la loro paga, per quanto misera, devono essere in gamba. Chi comanda dei mercenari in gamba non può essere uno sciocco. E solo a uno sciocco non interessa sapere per chi lavora. Vero, nel nostro ambiente esistono degli individui senza morale, degli avventurieri a cui va bene tutto, o degli psicopatici… ma non nello staff dell’ammiraglio Naismith.

Ethan si trattenne a stento dal dire che lui avrebbe preso con un grano di sale quell’ultima affermazione.

— Veniamo ora al motivo per cui ho deciso di parlarle. — Ormai lanciata, la bruna dimenticò il suo atteggiamento non minaccioso e si alzò in piedi, andando avanti e indietro nell’esiguo spazio accanto al letto. — Signor Cee, ciò che io sono in grado di offrirle è un posto sicuro e un buon lavoro nella Libera Flotta dei Mercenari Dendarii. Basandomi soltanto sulle sue capacità telepatiche, purché siano effettive, io posso garantirle il grado iniziale di tenente nel Servizio Informazioni. Forse qualcosa di più, data la sua esperienza, ma comunque un grado da ufficiale. Se lei è stato addestrato fin dall’infanzia al controspionaggio militare, perché non mettere a frutto questa sua istruzione? Fra i Dendarii lei non sarà soggetto a nessun regime tirannico o struttura di potere come i Ghem-lord. Farà carriera solo con le sue capacità. E per quanto diverso lei pensi d’essere, troverà dei compagni a volte perfino più strani di lei…

— Non ne dubito — mugolò Ethan.

— … gente nata da donne come da replicatori uterini, persone provenienti da habitat che hanno mutato alcune loro caratteristiche umane. Uno dei nostri capitani più stimati, ad esempio, è un ermafrodita betano.

Agitava le braccia, annuiva con enfasi, se avesse potuto si sarebbe messa a volare come un angelo, pensò Ethan, per meglio promuovere la sua causa.