— Nulla, glielo assicuro! — Ethan scosse il capo, sbalordito. — Materiale biologico costoso, certo, ma non al punto che qualcuno possa voler uccidere per averlo. Il Consiglio della Popolazione di Athos aveva ordinato 450 colture ovariche vive, ovvero il tessuto che produce le cellule uovo fertilizzando le quali…
— So come nascono i bambini, sì — mormorò lei.
— Dovevano essere garantite esenti da difetti genetici, e prelevate da almeno venti diversi esseri umani di sesso femminile appartenenti alla razza bianca. Non erano state richieste altre caratteristiche. Il lavoro di una settimana al massimo, per una squadra di genetisti come quella di cui ha parlato lei. Semplice routine. Invece, ciò che noi abbiamo ricevuto era spazzatura! — Ethan le descrisse il contenuto di quei refrigeratori con fervore sempre più indignato, finché lei lo interruppe.
— E va bene, dottore! Va bene, ti credo. Ma ciò che partì dal Gruppo Jackson non era affatto spazzatura, bensì qualcosa di molto speciale. Qualcuno, di conseguenza, ha intercettato il vostro materiale in qualche punto del tragitto e lo ha sostituito con degli avanzi di macelleria…
— Avanzi piuttosto strani, se ci pensa un momento — cominciò Ethan in tono perplesso, ma lei stava già parlando.
— Chi è questo qualcuno, e dove e quando ha agito? Tu non sei, e io neppure… anche se suppongo che tu debba accontentarti della mia parola. E ovviamente non si tratta di Millisor, a cui sarebbe piaciuto ma non c’è riuscito.
— Millisor sembra pensare che sia stato questo Terrence Cee… chiunque o qualunque cosa sia.
Lei sospirò. — Chiunque-o-qualunque-cosa-sia ha avuto tutto il tempo per fare quello che voleva fare. Può aver agito prima della partenza del materiale dal Gruppo Jackson, o sul mercantile in viaggio da là per Stazione Kline, o in qualsiasi momento prima che qui arrivasse la nave del censimento per Athos… Santo cielo, hai un’idea di quante astronavi attraccano a Stazione Kline in due mesi? O di quanti trasbordi può aver avuto quel materiale, quello originario, una volta spedito su altre rotte? Non c’è da meravigliarsi se il colonnello Millisor si sta rovinando la digestione con queste ipotesi. Io ho avuto una copia degli arrivi e delle partenze da questa stazione, ma dubito che possa servire a qualcosa. Comunque… — La mercenaria prese un minicomp dallo scaffale e registrò una breve nota.
Ethan approfittò di quella pausa per chiedere: — Cos’è una moglie?
La mercenaria per poco non si strangolò con la sua birra. Per quanto tenesse di continuo il bicchiere in mano, notò lui, il livello del contenuto diminuiva molto lentamente. — Già, dimenticavo che voi athosiani… be’, una moglie è il partner in un matrimonio, la compagna femmina di un uomo. Il partner maschio è chiamato marito. I matrimoni sono di molti generi, ma quello più comune in questa regione dello spazio umano prende la forma di un contratto legale, economico e genetico il cui scopo basilare resta quello di produrre e allevare dei figli. Mi sono fatta capire?
— Credo di sì — disse lentamente lui. — Sembra un po’ come l’unione di due coniugi alternativi designati. — Ethan assaporò il suono di quella parola: — Marito. Su Athos, maritare è un verbo che significa unire le risorse. Come associarsi in affari. — Questo implicava che il marito mantenesse la femmina durante la gestazione? In tal caso questo cosiddetto metodo organico nascondeva costi che facevano apparire economici quelli di un centro di riproduzione, pensò lui soddisfatto.
— Maritare, eh? Comincio a pensare che la vostra lingua non deriva poi molto dall’inglese, dopotutto — borbottò Quinn. — Avete ancora il verbo ammogliarsi?
— No. Cosa significa?
— La stessa cosa ma fatta dal punto di vista mascolino. Prendere moglie. Immagino che dal vostro vocabolario siano sparite parecchie parole.
— L’evoluzione linguistica accompagna l’evoluzione sociale — annuì Ethan. Esitò. — Questo genetista a cui hanno bruciato la casa… lui e sua, uh, moglie, avevano dei figli?
— Un bambino piccolo, che però in quel momento era alla nursery. A scuola, insomma. Una fortuna, dato che senza dubbio Millisor non avrebbe esitato a torchiare anche lui come fece con sua madre prima di ucciderla… la donna era incinta, fra l’altro. — Quinn affondò rabbiosamente i denti in una tavoletta proteica.
Ethan scosse il capo, frustrato. — Ma perché tutto questo? Perché, perché, perché?
Lei ebbe un sorrisetto triste. — Ci sono momenti in cui mi sembri davvero un uomo normale… no, scusa, è una battuta stupida — aggiunse in fretta, quando Ethan la guardò con aria offesa. — Già Perché. Proprio la domanda a cui io devo dare una risposta. Millisor sembra convinto che il materiale prodotto dai laboratori Bharaputra fosse veramente destinato ad Athos, benché il tempo necessario a produrlo e il fatto che sia stato rubato facciano pensare che non fosse affatto la cosa richiesta da voi. Ora, se non altro, nei mesi scorsi io ho imparato che se Millisor è convinto che una cosa sta in un certo modo, molto probabilmente ha ragione. Di conseguenza: perché quel materiale veniva spedito su Athos? Cosa c’è su Athos che nessun altro pianeta ha?
— Niente — disse Ethan, con sicurezza. — Siamo una società piccola, basata sull’agricoltura, senza una produzione che valga la pena d’essere commercializzata all’estero. Trovandoci in fondo a un corridoio di transito non siamo su una rotta di balzo verso altri posti. E non abbiamo mai dato fastidio a nessuno.
— Niente — ripeté lei. — Consideriamo come scenario tattico un pianeta per cui non avere niente sarebbe un pregio… Godete di una certa tranquillità, e nessuno viene a ficcare il naso da quelle parti, suppongo. A parte questo, L’unica altra cosa che vi distingue è la vostra fisima di riprodurvi nel modo più difficile. — Quinn bevve un sorso di birra. -Tu dici che Millisor ha ventilato l’ipotesi di attaccare e distruggere i vostri centri di riproduzione. Parlami un po’ di questi centri.
Ethan non aveva bisogno d’essere molto stimolato per illustrarle con entusiasmo il suo amato lavoro. Le descrisse Sevarin. le attività che vi si svolgevano e la dedizione dei tecnici e dei medici che le portavano avanti. Le spiegò il sistema economico basato sul credito da doveri sociali, dal quale uscivano padri qualificati. Poi cambiò discorso bruscamente quando s’accorse che si stava addentrando nelle difficoltà personali che gli avevano fin’allora impedito di avere un figlio. Quella femmina stava riuscendo a farlo parlare con strana facilità… di nuovo si chiese cosa gli avesse messo nella birra.
Elli Quinn si appoggiò allo schienale della sedia e per qualche secondo fischiettò fra i denti. — Al momento, questo dannato furto ancora non lo capisco. In quanto al resto, però, la teoria che mi attira è quella dell’uovo del cuculo. Si accoppierebbe bene a quella di Millisor: la tattica del topo di fogna.
— L’uovo di chi?
— L’uovo del cuculo. Non avete cuculi su Athos?
— No… Sono rettili?
— Il cuculo è un uccello di origine terrestre. Non ha niente di speciale, salvo la biasimevole caratteristica di deporre le uova nei nidi degli altri uccelli lasciando così a loro il tedioso compito di allevare la sua prole. Ora lo si trova nella galassia soltanto sotto forma di riferimento letterario, dato che per qualche miracolo nessuno è mai stato così idiota da esportarlo su altri pianeti. Non è poi un volatile così astuto, dato che tutte le bestie più disgustose della Tena sono riuscite a trovare il modo di seguire l’uomo nello spazio, a dispetto di ogni sforzo. Comunque, tu hai capito cosa voglio dire quando parlo di tattica del cuculo, no?
Ethan corrugò le sopracciglia, annuendo. — Sabotaggio — sussurrò. — Sabotaggio genetico. Quei criminali progettavano di impiantare i loro mostri nella nostra società, senza che ci accorgessimo di… — S’interruppe e scosse il capo. — No, un momento. Non sono stati i cetagandani a mandarci quei contenitori refrigerati. Uh… topi, ha detto? Ma anche se loro avessero voluto subentrare in un progetto dei bharaputrani. noi abbiamo il modo di identificare i geni difettosi e… — Tacque di nuovo, incapace di vedere la fine anche di quel ragionamento.