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— Ah. — Fratello Haas annuì, placato. Poi si animò di decisione nuova. — Dove posso rivolgermi, allora? Non m’importa se dovrò attraversare tutto il continente. Quello che voglio è un figlio del gruppo CJB.

Cupamente Ethan si chiese perché la fermezza di propositi fosse considerata una virtù, e non una dannata seccatura. Trasse un lungo respiro e disse quello che aveva sperato di non essere costretto a dire: — Temo che non possa occuparsene nessun altro centro, Fratello Haas. Il nostro era il solo ad avere una cultura CJB, su tutto Athos.

Il contadino lo guardò sbalordito. — Non ci sarà più nessun neonato del gruppo CJB? Ma allora dove troveremo i nostri medici, i nostri meditec.

— I geni del gruppo CJB non sono certo scomparsi — puntualizzò Ethan, seccamente. — Ci sono uomini su tutto il pianeta che li hanno in sé, e che li passeranno ai loro figli.

— Ma cos’è successo alle… alle culture? Perché non funzionano più? — domandò Fratello Haas, sbalordito.

— Forse sono state… uh, avvelenati, o qualcosa del genere? Un sabotaggio di quei maledetti Emarginati…

— No, no! — lo interruppe Ethan. Nel nome di Dio il Padre, che disordini avrebbe potuto scatenare una voce come quella. — È una cosa del tutto naturale. La prima cultura del gruppo CJB fu portata dai Padri Fondatori quando Athos venne colonizzato… dunque risale a duecento anni fa. Duecento anni di servizio eccellente. È soltanto… diventata vecchia. Consumata. Sfruttata al limite delle sue possibilità. Ha raggiunto la fine del suo ciclo vitale, già una dozzina di volte più lungo di quanto lo sarebbe stato in una, uh… — si trattava di un’oscenità, ma lui era un dottore e quella parola faceva parte della terminologia medica — "una femmina".

In fretta, prima che Fratello Haas potesse trarne la sola logica conclusione, proseguì: — Senta, ciò che intendo fare è proporle una buona soluzione, Fratello Haas. Il mio migliore meditec, una persona assai coscienziosa e abilissima nel suo prezioso lavoro, è un JJY-7. Ora, noi qui a Sevarin abbiamo un’ottima cultura del gruppo JJY-7, e lei ne può approfittare. Io stesso non esiterei ad avere un figlio del gruppo JJY-7, se soltanto… — S’interruppe, per non impantanarsi in un argomento troppo personale con un cliente. — Io sono convinto che lei ne sarà più che soddisfatto.

Benché riluttante Fratello Haas si lasciò persuadere ad accettare quell’alternativa, e poi scese al reparto prelievi che aveva già visitato un mese prima armato di più rosee speranze. Seduto alla sua scrivania, dopo l’uscita del cliente, Ethan sospirò accigliato e si massaggiò lentamente le tempie con due dita. Quel gesto parve non ottenere altro che spargere la preoccupazione invece che dissiparla. La sola logica conclusione…

Tutte le culture di ovuli su Athos discendevano da quelle portate dai Padri Fondatori. Era stato un segreto a disposizione di tutti nei centri di riproduzione, negli ultimi due anni… quanto sarebbe occorso perché arrivasse a conoscenza del pubblico? La cultura del gruppo CJB non era stata la sola a morire, in quegli anni. Ethan supponeva che il decorso delle culture seguisse una linea parabolica, e la maggior parte di esse si trovava nella curva discendente. Il sessanta per cento dei feti cresceva senza problemi, nelle loro placente alloggiate in uno spesso bozzolo di tubicini di scambio, ma provenivano da otto sole colture di ovuli. Da lì a un anno, se i suoi calcoli segreti sarebbero stati confermati, la situazione sarebbe stata ancor più grave. Quanto tempo restava prima che non ci fossero più abbastanza ovuli da soddisfare la domanda, sempre crescente… o addirittura da mantenere stabile di numero la popolazione? Ethan mugolò, immaginando un futuro in cui le sue prospettive di lavoro continuavano a diminuire… sempreché, ancora prima, non fosse stato travolto da una folla inferocita di non-padri d’aspetto ursino…

Scrollò via quei pensieri funesti. Si doveva fare qualcosa, senza dubbio, prima che la situazione precipitasse a quel punto. Qualcosa doveva esser fatto.

Quella preoccupazione continuò a echeggiare come una luttuosa nota stridente, in sottofondo alle normali e spesso piacevoli giornate lavorative di Ethan, nei tre mesi successivi al suo ritorno dalle ferie. Un’altra cultura ovarica, il gruppo LMS-10, avvizzì e fu dichiarata morta, e la produzione di cellule-uovo della cultura EEH-9 diminuì della metà. Sarebbe stata la prossima ad andarsene, calcolò Ethan. La prima novità in quella fosca parabola discendente arrivò del tutto inaspettata.

— Ethan? — La voce del capo del personale, Desroches, suonava tesa anche attraverso l’intercom. Sulla sua faccia c’era un’espressione strana: le labbra, incorniciate fra i mustacchi e la voluminosa barba nera, continuavano a fremere agli angoli. Non aveva affatto l’aria bisbetica, minacciosa, che in quegli anni era diventata la sua caratteristica permanente. Incuriosito, Ethan depose con cura sul bancone del laboratorio la microsiringa e si avvicinò allo schermo.

— Sì, signore?

— Vorrei che lei salisse un momento nel mio ufficio. Subito, se non le spiace.

— Ho appena cominciato una fertilizzazione…

— Appena avrà finito, allora — concesse Desroches, con un gesto della mano.

— Che sta succedendo?

— La nave del censimento annuale è arrivata ieri. — L’uomo indicò in alto con un pollice, benché l’unica stazione spaziale di Athos si trovasse in orbita sincrona sopra un altro quadrante del pianeta. — C’è la posta. Le sue riviste sono state approvate dal Consiglio dei Censori… ho tutti i numeri usciti l’anno scorso, qui sulla mia scrivania. E c’è anche un’altra cosa.

— Un’altra cosa? Ma io ho ordinato solo le pubblicazioni…

— Non una sua proprietà personale. Una cosa che riguarda il Centro di Riproduzione. — I denti di Desroches biancheggiarono. — Finisca quel che sta facendo, e poi venga a vedere. — Lo schermo si spense.

Certo che sarebbe andato. Un anno di numeri arretrati del Giornale Betano di Biologia Riproduttiva, importato a un costo astronomico, anche se difficilmente l’estremo interesse scientifico di quegli articoli avrebbe fatto brillare di gioia gli occhi di Desroches. Ethan si affrettò, pur procedendo meticolosamente, a completare la fertilizzazione; poi mise il contenitore dell’ovulo nello scomparto dell’incubatrice dal quale, entro sei o sette giorni, se tutto fosse andato bene, la blastula sarebbe stata trasferita in un replicatore uterino su uno dei banchi del laboratorio accanto, quindi salì subito al piano di sopra.

Su un angolo della consolle di comunicazione del capo del personale c’era infatti un’ordinata pila di dischetti, ciascuno nella sua elegante scatoletta etichettata. Sull’altro angolo campeggiava un olocubo raffigurante due ragazzi bruni in sella a un paio di pony dal pelame scuro. Ethan non guardò neppure da quella parte, perché la sua attenzione era stata istantaneamente attirata da un candido contenitore refrigerato, piuttosto voluminoso, poggiato al suolo. Le luci-spia del suo display di controllo brillavano di un rassicurante colore verde.

Forniture Biologiche L. BHARAPUTRA FIGLI — Gruppo Jackson diceva un’etichetta. Contenuto: tessuto umano congelato, ovarico. 50 unità. Mantenere funzionante e non ostruito il filtro del refrigeratore. E sotto : Questo lato in ALTO.

— Abbiamo il tessuto ovarico! — esclamò Ethan estasiato e sorpreso, battendo le mani.

— Alla fine, sì — sorrise Desroches. — Questa sera il Consiglio della Popolazione avrà una riunione molto concitata, ci scommetto. Ma… che sollievo! Quando penso alla caccia che dobbiamo dare al materiale di fabbricazione straniera, alla fatica che mi costa avere valuta estera… per un poco ho creduto che avremmo dovuto mandare personalmente qualche povero diavolo su un altro mondo, a procurarsi questa roba.

Ethan rabbrividì a quel pensiero, poi rise. — Uhau! Grazie al Padre nessuno ha dovuto fare questo sacrificio. — Passò una mano sullo scatolone di plastica bianca, con reverenza. — Presto ci vedremo attorno delle facce nuove.