Se pure Teki aveva notato Rau (dopotutto era la seconda volta che veniva accostato, e Rau aveva l’aspetto di uno straniero) doveva avere ben altre preoccupazioni per la testa. Poco dopo il giovanotto consultò l’orologio da mignolo, probabilmente pensando al suo lavoro e irritato da quel ritardo. Ma invece di eseguire le istruzioni continuò a guardare Quinn, come in disperata attesa del segnale di via libera che lei avrebbe dovuto fargli con la mano. La bruna mercenaria seguitò a ignorare ostentatamente la sua esistenza. Alla fine, con sollievo di Ethan, Teki si alzò e cominciò a tornare verso la farmacia.
— Ehi, signore — lo chiamò Rau, con un sorriso. — Ha dimenticato qui il suo pacchetto! — E glielo indicò con un gesto cortese.
— Se il regno dei cieli è dei poveri di spirito, tu diventerai vice-presidente del Paradiso, Teki — mormorò fra i denti Quinn, che teneva il microfono direzionale puntato su di loro. — La presidenza me la sono già accaparrata io, fidandomi di te.
— Oh, guarda… grazie, molto gentile. — Teki raccolse la confezione dalla panchina e restò lì un momento con l’aria di non sapere cosa farsene. Rau annuì e tornò al suo schermo tascabile. Teki borbottò qualcosa fra sé e con passi decisi andò dritto verso la farmacia.
— Senta, mi scusi — disse al farmacista, mentre entrava, — ma è la tyramina oppure il tryptophan, che va bene contro l’insonnia?
— Il tryptophan, direi — rispose il farmacista. — Ma lei non mi ha parlato dell’insonnia, altrimenti le avrei detto…
— Lo so, abbia pazienza. Quello che volevo era il tryptophan.
Ci fu un breve ostile silenzio. Il farmacista si spolverò il camice con gesti ostentati. — Una confezione di tryptophan — disse infine. — Questa l’abbiamo in negozio, fortunatamente. Se mi consegna un momento la carta di credito, le rimborso la differenza.
— Non è stata una completa perdita di tempo — disse Quinn, togliendosi gli orecchini e riponendoli con cura nei piccoli vani imbottiti entro il coperchio del monitor. — Se non altro abbiamo la conferma che Millisor si attendeva questa mossa, e che il capitano Rau è molto solerte nella sorveglianza che hanno organizzato. Non che io ne dubitassi, comunque.
Rimise al suo posto anche il piccolo microfono direzionale, chiuse il coperchio e s’infilò il monitor in una tasca della blusa.
Poi abbassò uno sportello-sedia anche per sé e sedette vicino al tavolo estraibile di Terrence Cee. — Suppongo che uno di loro pedinerà Teki per una settimana, adesso, anche se Rau si è bevuto la scenetta della sostituzione. I cetagandani sono pignoli e sospettosi. Meglio così. Pensandoci bene, quella di farli stancare con un po’ di lavoro inutile può essere una buona tattica. Se Teki non fa la sciocchezza di venirmi a cercare, per ora tutto va bene.
Non quanto credi tu pensò Ethan, gettando un’occhiata in tralice al profilo di Terrence Cee. Il giovanotto era parso rinfrancato quando sembrava che avrebbero potuto avere la tyramina. Adesso era di nuovo taciturno e sospettoso, e si teneva sulle sue.
A parte la sua infelice promessa di offrire protezione a Cee, Ethan sapeva di non poter uscire da quell’intrigo finché Millisor fosse stato una minaccia per Athos. E anche se i loro scopi erano del tutto diversi e separati — quelli di Cee, quelli di Quinn e i suoi — risolvere in qualche modo la situazione avrebbe richiesto l’unione delle loro forze.
— Suppongo che potrei rubare un po’ di tyramina — disse senza entusiasmo Quinn, evidentemente conscia della freddezza di Cee. — Stazione Kline non è il luogo più adatto per rubare in un negozio, dato il continuo monitoraggio… — Tacque, rimuginando su qualche altra possibilità.
— C’è un motivo particolare per cui lei deve usare tyramina pura? — domandò all’improvviso Ethan. — Oppure basta che lei abbia nella circolazione sanguigna qualche milligrammo di tyramina, assunta in qualsiasi forma?
— Non lo so — rispose Cee. — Noi abbiamo sempre usato pasticche di tyramina pura.
Ethan corrugò le sopracciglia. Andò alla consolle di comunicazioni della camera, chiamò a schermo un indice e poi cominciò a battere sulla tastiera una lista di voci.
— Che stai facendo? — domandò Quinn sporgendosi verso di lui.
— Una prescrizione dietetica, per Dio il Padre — disse Ethan, con un sogghigno eccitato. — La tyramina si trova anche in molti alimenti, sa? Se lei si attiene a un menu che possa fornirle una certa concentrazione della sostanza… Millisor non può aver messo sotto controllo tutte le rivendite di generi alimentari al minuto e all’ingrosso della stazione, no? E non c’è niente d’illegale nell’andare a fare semplicemente la spesa. Probabilmente lei dovrà rivolgersi ai fornitori di cibi d’importazione per molte di queste cose… non credo che il distributore di questa camera possa offrire qualcosa di apprezzabile.
Quinn prese la lista che uscì dalla stampante, la lesse e inarcò le sopracciglia. — Tutta questa roba?
— Tutto ciò che lei può procurarsi.
— Il dottore sei tu. — La mercenaria scrollò le spalle e si alzò. Ebbe un sorrisetto ironico. — In ogni caso al signor Cee non farà male metter su qualche chilo.
Dopo un paio d’ore, durante le quali Ethan e Cee non trovarono niente da dirsi per ingannare l’attesa, Elli Quinn fece ritorno all’albergo con due grosse borse.
— Mi sono fatta aiutare da un’amica — disse, poggiandole sul tavolo. — Io ho già mangiato qualcosa. Questo è tutto per lei, signor Cee.
Il giovanotto biondo non parve molto entusiasta del cibo che la mercenaria cominciò a tirare fuori.
— Vedo che lei ha comprato molta roba — osservò Ethan.
— Non mi hai detto quanta avrei dovuto comprarne — ribatte Quinn. — Comunque, Cee non deve far altro che mangiare e bere finché la sua telepatia non comincia a funzionare. — Schierò come soldati le bottiglie di vino bianco, Borgogna e Champagne d’importazione, lo sherry, e i bulbi di birra chiara e scura. — O finché non perisce nel tentativo. — Intorno ai liquori dispose una forma di formaggio giallo di Escobar, un duro formaggio bianco di Sergyar, due qualità di aringhe sott’olio, una dozzina di tavolette di cioccolato, dei vasetti di sottaceti e altre cose ancora. — A meno che non vomiti tutto. — concluse.
L’unico prodotto delle vasche di crescita di Stazione Kline erano i cubetti di fegato di pollo, nella confezione autoriscaldante. Ethan pensò a Okita e scosse il capo quando Cee lo invitò ad assaggiarli. Prese qualcosa dagli articoli d’importazione, e imprecò fra i denti nel vedere le etichette col prezzo.
Quinn sospirò, con un sorrisetto aspro. — Sì, avevi ragione dicendo che non avrei trovato molto fra i prodotti nostrani. Hai un’idea di quanto sia diventato poco spiegabile il mio conto spese? — Guardò Terrence Cee, oltre le bottiglie e le confezioni sigillate che riempivano il tavolo. — Buon appetito.
La mercenaria si tolse le scarpe e si distese sul letto gonfiabile di Cee. con le inani intrecciate dietro la nuca e un’espressione di grande interesse sulla faccia. Ethan tolse il sigillo di plastica a una bottiglia da un litro di vino bianco, e dispose volonterosamente nel poco spazio libero le posate e i piatti usa-e-getta forniti dal distributore della camera.