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Helda, sbucando alle spalle di Ethan, si fermò di colpo. — Signore Iddio che mi proteggi… Teki! Io l’ho sempre saputo che eri uno scriteriato capace di tutto, ma questo oltrepassa ogni…

— Io sono fuori servizio — le comunicò Teki con voce impastata ma dignitosa. — E non ho intenzione di lasciarmi offendere da te fuori dell’orario di lavoro. Anzi, andrò subito via. — Il giovanotto si agitò lottando contro i legami, e altre gocce di sangue gli colarono sui piedi.

La sorvegliante biologica restò ammutolita quando poté vedere meglio ciò che aveva davanti, ma il suo silenzio non durò a lungo. — Che diavolo significa tutto questo?

— È drogato, dottore? — domandò l’agente della Sicurezza a Ethan, inginocchiato accanto a Teki. — Con cosa? Secondo lei si tratta di una faccenda privata di questa gente che gli è sfuggita di mano, o di qualcosa per cui devono essere incriminati? — Le sue grosse dita attendevano speranzose sulla tastiera del minicomp.

— È evidente che lo hanno drogato e torturato, agente — dichiarò Ethan senza mezzi termini, aprendo il medikit di Quinn. — Inoltre ci troviamo di fronte a un sequestro di persona. — Nella scatola c’era un bisturi a vibrolama; un tocco, e i fili di ferro alle caviglie tintinnarono al suolo. — Quest’uomo è stato rapito.

— A scopo di libidine?

— Ne dubito.

Il suono della voce di Ethan distrasse Helda, che si girò di scatto a guardarlo. — Tu non sei un medico — si sbalordì la femmina. — Tu sei quel filibustiere dei Moli e Portelli. Che diavolo stai facendo qui? Il mio ufficio si aspetta ancora delle spiegazioni da te!

Teki esplose in una risata stridula a quelle parole, facendo cadere la spugnetta sterile con cui Ethan gli disinfettava una caviglia. — Povera Helda, quanto poco sai degli esseri umani che sfiorano la tua grigia vita! Lui è davvero un dottore! — esclamò. Si piegò verso Ethan, rischiando di rovesciare la sedia, e in tono da cospiratore sussurrò: — Non lasciarle mai capire, per nessuna ragione, che tu sei un athosiano, o le scoppierà un’arteria e quello sarà il suo ultimo attacco di bile. Helda odia Athos. — Annuì con enfasi teatrale e poi, esausto, lasciò ciondolare di lato la testa.

Helda rimuginò quelle parole. — Un athosiano? Cos’è, una specie di scherzo? — Guardò Ethan in attesa di una risposta.

Assorbito nel suo lavoro lui accennò col capo a Teki. — Lo domandi a lui. In questo momento è pieno di siero della verità. — Il cugino di Quinn aveva le pulsazioni accelerate, e le mani e i piedi freddi, ma non era in stato di shotk. Gli liberò anche i polsi. Era pronto a sostenerlo, però il giovanotto non cadde in avanti, anzi si alzò in piedi con le sue forze. — Comunque, signora, per sua informazione io sono il dottor Ethan Urquhart di Athos. Ambasciatore dottor Urquhart, in missione per conto del Consiglio della Popolazione del mio pianeta.

Non si era aspettato di impressionare molto quell’indisponente femmina, ma con sua sorpresa Helda si fece indietro e sbarrò gli occhi, pallida in viso. — Ah, sì? — disse con voce piatta.

— Te l’avevo detto di non dirglielo. Doc — lo rimproverò Teki. — Dopo che suo figlio scappò di casa, come ti ho raccontato l’altro giorno. Helda rimase sola. Il ragazzo se l’era squagliata su una nave diretta ad Athos, lasciando detto che non ne poteva più di lei e di tutte le altre donne del mondo. Helda cercò di contattarlo per posta spedendogli dei video… ma la censura athosiana rimanda indietro tutte le immagini dove appaiono delle donne. Finora non è riuscita ad avere una parola da lui. — Teki ricominciò a ridere stupidamente. — Scommetto che è felice come un topo nel formaggio.

Ethan ebbe una smorfia al pensiero di poter essere trascinato in una lite di famiglia. L’agente della Sicurezza stava annuendo con interesse professionale.

— Fuggito di casa, eh? Quanti anni aveva il ragazzo?

— Trentadue — rispose Teki.

— Ah, be’. — L’uomo ebbe un gesto come a dire che la faccenda non lo riguardava più.

— Tu… lei dispone di un antidoto a questo cosiddetto siero della verità, dottore? — chiese gelidamente Helda. — In tal caso voglia per cortesia somministrarlo. Poi risolveremo gli altri aspetti della cosa giù al Reparto Quarantena.

Ethan rallentò il lavoro sulle caviglie di Teki. Le parole gli uscirono di bocca come lame di coltello: — Dove lei possiede poteri dittatoriali, e dove io… — Alzando la testa incontrò lo sguardo ostile della sorvegliante ecologica. Il tempo si fermò. — Dove io…

Il tempo accelerò di colpo. — Comandante Quinn! — chiamò Ethan.

La bruna mercenaria entrò subito nella stanza preceduta da Millisor e da Rau, tenuti sotto tiro dal suo storditore, ed Ethan si alzò in piedi. Si sentiva in preda all’impulso folle di correre avanti e indietro dando pugni alle pareti, o di strapparsi manciate di capelli dalla testa, o di afferrare quella femmina per il petto della sua blusa bianca e grigia e scuoterla fino a farle battere i denti. Le parole gli scaturirono in un flusso eccitato.

— Io ho cercato di dirglielo, ma lei non si è mai fermata un momento ad ascoltarmi. Immagini di essere l’agente di qualcuno, o quello che le pare, qui su Stazione Kline. e di volersi impadronire delle colture ovariche spedite ad Athos. Immagini di dover prendere l’improvvisa decisione di sostituire quei tessuti congelati con altro materiale. E noi sappiamo che la decisione è stata improvvisa, perché se lei l’avesse programmata avrebbe portato con sé delle colture autentiche e nessuno avrebbe mai saputo e indagato sulla sostituzione. Giusto? Allora dove, dove, nel nome di Dio il Padre, andrebbe a prendere 450 ovaie umane? No, neppure 450: trecento e ottantotto, più sei ovaie di mucca. Io dico che neanche sul suo Manuale del Mago dello Spazio c’è scritto da quale cilindro tirarle fuori, comandante Quinn.

La bruna mercenaria aprì la bocca, la richiuse, e assunse un’aria molto pensosa. — Vai avanti, dottore.

Millisor aveva lasciato cadere la sua maschera indignata da Harmon Dal e, come dimentico dello storditore di Quinn, fissava Ethan con rapita attenzione. Rau spiava il suo capo in attesa di qualche segnale che gli desse l’ordine di agire. L’altro sorvegliante ecologico aveva un’aria disinteressata e spazientita. L’agente della Sicurezza, benché sorpreso da quel secondo e non meno imprevisto risvolto della situazione, sembrava deciso a mettere a verbale ogni parola pronunciata in quella stanza.

Ethan continuò: — Dimentichi le 426 astronavi sospette. Segua al contrario la rotta di una sola nave, quella del censimento galattico, quando ancora era attesa qui nella sua rotta verso Athos. Metodo, motivo e opportunità, per i Nove Peccati Capitali! Chi ha accesso a ogni locale e ogni cassetto di Stazione Kline? Chi può andare dentro e fuori da un magazzino senza che nessuno faccia domande? Chi si vede passare davanti ogni giorno le salme dei defunti… cadaveri metà dei quali sono di sesso femminile, e da cui nessuno noterà mai la scomparsa di pochi grammi di tessuto, perché i corpi vengono biodegradati subito dopo il prelievo? Ma questi cadaveri femminili non erano abbastanza, eh, Helda, per sostituire l’intero insieme delle colture ovariche prima che la nave del censimento partisse per Athos. Vero? Ecco perciò le ovaie di mucca, gettate frettolosamente nel mucchio tanto per fare numero, e le scatole piene solo in parte, e la scatola vuota. — Ethan fece una pausa, ansimando.