Выбрать главу

— Sfortunatamente per una certa persona — concluse Arata, gratificandolo di uno sguardo acuto come una pistola ad aghi, — io ho inoltrato domanda al tribunale per l’uso del penta-rapido.

Ethan ebbe un sorriso blando. — Spero che non ci siano conseguenze diplomatiche — disse, e si separarono con un cenno del capo.

Il secondino scortò Ethan nel corridoio dell’infermeria. Se non fosse stato per le porte metalliche chiuse da serrature speciali, la corsia dov’era ricoverata Quinn avrebbe potuto essere una comune corsia di ospedale. O meglio, non tanto comune; Ethan cominciava a sentire la mancanza di finestre che si potessero aprire, una delle tante cose che nello spazio gli davano la nostalgia di Athos.

Quinn era seduta davanti a uno schermo e guardava un documentario di produzione straniera, uno dei tanti che arrivavano con ogni nave. Non sentendosela d’intavolare subito l’argomento per cui era venuto lì, Ethan esordì con quel pensiero: — Che ne pensa delle finestre, lei che è cresciuta su una stazione? — le chiese. — Voglio dire, quelle che usano alla superficie di un pianeta, non le cornici che avete qui per metter a loro agio i turisti.

— Mi rendono paranoica — rispose subito lei. — Continuo a guardarmi attorno in cerca di una sfoglia autosigillante per chiuderle. Hai intenzione di chiedermi qualcos’altro, ad esempio come sto?

— Lei ha un buon aspetto — disse distrattamente Ethan, — a parte il braccio fratturato e. le contusioni. Ho già chiesto al medico di guardia. Analgesici per via orale e nessuno sforzo fisico per qualche giorno.

La bruna mercenaria aveva infatti un bell’aspetto. Il suo colorito era sano, e si muoveva con scioltezza, salvo il braccio sinistro immobilizzato. Si alzò in piedi e agitò una mano verso lo schermo per abbassare il volume. Non indossava la tuta gialla degli altri detenuti dell’infermeria, ma i suoi pantaloni bianchi e grigi, anche se non aveva la blusa dell’uniforme e al posto degli stivaletti portava le pantofole. Sul tavolo c’erano oggetti che dovevano esserle stati portati dagli amici e dai parenti.

— Non intendo fare sforzi, anche se il medico si riferiva a quelli che solitamente si fanno in due. — Gli occhi di lei ebbero uno scintillio. — E tu cosa provi oggi per le donne, dottor Urquhart?

— Oh… — Lui si strinse nelle spalle. — Più o meno quello che prova lei per le finestre, temo. Lei pensa che si abituerà alle finestre, o che finiranno per piacerle?

— Perché no? Ma qui tutti mi accusano d’essere una che va a cercare le emozioni forti. — Il suo sorriso vacillò. — Non ho ancora dimenticato il mio primo impatto con la superficie di un pianeta, dopo aver firmato coi Mercenari Dendarii… i Mercenari di Oser, come si chiamavano prima che l’ammiraglio Naismith prendesse il comando. Per tutta la vita avevo sognato di conoscere sulla pelle il vero clima di un pianeta di tipo terrestre. Nebbie di montagna, brezza oceanica, questo genere di cose. I depliant dicevano che quel pianeta aveva un clima "temperato", e io lo presi come sinonimo di "mite". Atterrammo in cerca di carburante nel mezzo di una bufera di neve. Ci volle un anno prima che mi offrissi di nuovo volontaria per una missione su un pianeta.

— Già, lo immagino. — Ethan rise, si rilassò un poco e sedette.

Elli Quinn annuì. — Avete la neve, su Athos? — Senza attendere la risposta proseguì: — Sai cosa trovo attraente in te. e anche un po’ sorprendente? Il fatto che venendo da una società piuttosto chiusa, piuttosto xenofoba, tu riesca a fare uno sforzo d’immaginazione e vedere molte piccole cose della nostra società attraverso gli occhi degli altri.

Lui scrollò le spalle, imbarazzato. — A me è sempre piaciuto vedere cose nuove, scoprire come funzionano le cose. La biologia molecolare lo richiede. Comunque la curiosità non è una cosa proibita dalla nostra teologia.

— Secondo voi athosiani esistono delle virtù carnali?

Ethan sbatté le palpebre, sorpreso dall’insolito accoppiamento di quelle due parole. — Io… non lo so. Così a occhio direi che possono esserci. Forse vengono chiamate con un altro nome. Ma sono sicuro che non ci sono virtù nuove sotto il sole di Athos… né nuovi vizi sotto il vostro. — Prima che Quinn gli facesse osservare che la lontana palla di cenere intorno a cui girava Stazione Kline non era un vero sole, Ethan smise di menare il can per l’aia: — A proposito di cose carnali, io… uh, prima che lei se ne torni dai Mercenari Dendarii vorrei chiederle se… mmh, cioè, avrei quella che lei potrebbe definire una richiesta un po’ insolita. Non si offende se gliene parlo?

Adesso Ethan aveva tutta l’attenzione della mercenaria, che lo scrutava con la testa inclinata di lato e un sorrisetto teso. — Come faccio a saperlo, prima che tu dica di che si tratta? Comunque penso di aver sentito proposte di tutti i generi, per quel che vale.

Lui era più vicino alla porta, fuori dalla quale c’era una guardia pronta a intervenire, e inoltre lei sarebbe stata poco propensa a lottare con una mano dietro la schiena, per così dire. Quali guai avrebbe potuto dargli? Ethan decise di andare avanti.

— Io ho già stabilito come e dove eseguire la mia missione e procurarmi le colture ovariche per Athos. Mi recherò su Colonia Beta, come mi ha consigliato lei, dove potrò anche approfittare delle organizzazioni universitarie che offrono complessi genetici di cittadini selezionati… Ho visto il loro catalogo, e lo considero molto attraente.

Lei annuì con educata approvazione e lo guardò, in attesa di quel che avrebbe detto.

— Del resto — continuò Ethan, — niente m’impedisce di cominciare fin d’ora. Parlando cioè di questa scelta di complessi genetici selezionati. Ciò che voglio dire è… a lei farebbe piacere donare un’ovaia al pianeta Athos, comandante Quinn?

Ci fu un momento di sbalordito silenzio. — Per tutte le comete dello spazio — disse lei con voce debole. — Questa ancora non l’avevo mai sentita.

— L’operazione è del tutto indolore — si affrettò a rassicurarla Ethan. — Qui a Stazione Kline c’è un laboratorio che può occuparsi della preparazione e conservazione di queste colture… ho trascorso la mattina da loro, per controllare. Non è una richiesta comune ma rientra nelle loro possibilità. E lei mi ha detto che mi avrebbe aiutato nella mia missione, se io l’avessi aiutata nella sua.

— L’ho detto? Ah. Suppongo di averlo detto…

Un nuovo pensiero colpì Ethan, che ansiosamente chiese:

— Lei ne ha una di cui può fare a meno, sì? Voglio dire, le femmine hanno due ovaie, come gli uomini hanno due testicoli. Lei non ne ha mai donata una prima, o non ha avuto un incidente in combattimento o qualcosa del genere… non le sto chiedendo l’unica che ha, insomma?

— No, sono ancora equipaggiata con tutte le mie parti di ricambio originali. — Quinn rise, ed Ethan fu subito rassicurato. — È solo che mi hai colto di sorpresa. Non è la proposta… non è la proposta che mi aspettavo, dopo che mi hai detto che ti incuriosiscono le esperienze nuove. Temo d’essere inguaribilmente materialistica.

— Non è colpa sua, ne sono certo — disse Ethan, comprensivo. — Essendo femmina e tutto il resto, voglio dire.