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«Me l’ero immaginato», replicò Kelly, dando un calcio a un sassetto vagabondo.

L’attimo dopo, colpita da un pensiero improvviso, Melanie si fermò.

«Ascolta, sei tu che frequenti mio fratello, vero?»

«Già.»

A questo punto Melanie osservò con maggiore attenzione la sua salvatrice. Kelly, pur secondo canoni decisamente nonmutanti, poteva senza dubbio definirsi una bella ragazza. Tutti quei capelli neri, e quei grandi occhi azzurri… Ma, a parte questo, cosa ci trovava Michael in lei di tanto interessante? Da un punto di vista puramente erotico Jena risultava assai più conturbante, e poi era bravissima in tutti gli sport telecinetici. Ma forse a Michael non importava.

Tutto sommato, Kelly appariva molto più attraente di Jena. A scuola i ragazzi normali le ronzavano attorno di continuo; mezza squadra di calcio, per lo meno. Non che lei li degnasse della minima attenzione. Be’, poteva anche darsi che avesse una propensione per i mutanti. Succedeva, a volte. A Melanie tornò in mente il ragazzo lentigginoso che quando lei frequentava il secondo anno le era stato appresso per almeno sei mesi. Certa gente provava un’attrazione irresistibile per i mutanti. Forse suo fratello provava un’attrazione irresistibile per i normali… Comunque era pazzo a rischiare un provvedimento disciplinare da parte del clan solo per il gusto di incontrarsi con una ragazza normale, pur se graziosa come Kelly McLeod.

«Serve un passaggio?» domandò Kelly.

«Be’, diciamo di sì. A quanto pare mia cugina mi ha lasciato a piedi», rispose Melanie. «Spero che non ti dispiaccia.»

«Non c’è problema. Dai, andiamo.» E Kelly fece strada verso un libratore color grigioargento.

«Bello», commentò Melanie con una punta d’invidia. «È tuo?»

«No, di mia madre. Coraggio, salta su.»

Una volta a bordo Kelly premette il pulsante di accensione, ma tutto quel che ottenne fu un sordo brontolio. Provò ancora, inutilmente. Il motore non voleva saperne di mettersi in moto.

«Miseriaccia.» Kelly azionò l’apertura del cofano e ridiscese dal libratore. Pochi secondi dopo era di ritorno, scura in volto, stringendo una manciata di cavetti arancioni.

«Cos’è successo?», domandò Melanie.

«Hanno tagliato i figli dell’accensione», spiegò Kelly. «Scommetto che è stata quella schifosa di Tiff. Non credevo che ne avrebbe avuto il tempo.» Si spostò sul retro del libratore e incominciò a frugare nel bagagliaio.

Melanie la seguì. «E adesso che si fa?» domandò in tono smarrito. Lei non ne aveva mai capito granché di libratori.

«Voglio tentare una riparazione di fortuna prendendo qualche filo nella borsa degli attrezzi di papà», rispose Kelly, tirando fuori qualcosa dal bagagliaio e tornando poi rapidamente sul davanti della vettura. «Ne tiene sempre una di scorta, in questo libratore. Ecco, prendi qua.» Porse a Melanie una torcia elettrica. «Illumina qui sopra.»

E chinatasi sul motore si mise a trafficare con quelle che a Melanie parvero due file di spinotti metallici, collegandoli sopra e sotto con un verde conduttore a treccia, e serrando ogni tanto l’estremità di un conduttore con l’aiuto di un piccolo cacciavite.

«Ti spiace tenere la lampada un poco più alta?»

Melanie si affrettò a eseguire.

Infine, risollevandosi con un borbottio soddisfatto, Kelly si pulì le mani con uno straccio.

«Ecco fatto. Speriamo che funzioni.»

Dopo di che si allungò da fuori sul sedile di guida e premette di nuovo il pulsante di avviamento. Per un attimo non accadde nulla. Poi, con uno stridulo lamento, il libratore riprese vita. Le ragazze si scambiarono un sorriso di sollievo. Kelly ripose gli attrezzi nel bagagliaio.

«Accidenti, che brava!» esclamò Melanie sbalordita. «Ma dove hai imparato?»

«Mio padre ha sempre avuto il pallino della meccanica», spiegò Kelly. «Probabilmente per via del suo lavoro di pilota. E io non facevo altro che stargli attorno finché lui non incominciava a insegnarmi come riparare questo o quell’aggeggio.» Guidò il libratore fuori del parcheggio. «A Michael sembra molto buffo che io sia capace di usare utensili e roba del genere.»

«Quant’è che uscite insieme?»

«Circa due mesi. Praticamente da quando siete tornati da quel vostro raduno.»

«Devi volergli davvero bene», azzardò Melanie misurando le parole.

«Proprio così», rispose Kelly. Fermò il libratore a un incrocio, e intanto che aspettava il verde diede un’occhiata a Melanie. «Non sembreresti molto d’accordo.»

Melanie esitò. Che i mutanti fossero poco socievoli lo sapevano tutti, ma non le andava di fornire troppe informazioni a un estraneo. Tuttavia, se Kelly aveva intenzione di legarsi seriamente a Michael, bisognava che conoscesse la verità.

«Oh, per me non c’è problema. Michael sembra contento. Ma a mio padre verrebbe un colpo, se venisse a saperlo.»

«E perché?»

«Ai mutanti non sono concessi legami sentimentali al di fuori del clan.»

Kelly la fissò sbalordita. «Stai scherzando.»

«Neanche un po’. Le amicizie nonmutanti sono a malapena tollerate. Ma niente di più. Chi si vuole sposare deve scegliere all’interno del clan. È considerato un buon sistema per mantenere il clan integro e forte nel caso che la situazione torni a peggiorare, come successe negli anni Novanta.»

«Insomma, vi preparate all’assedio.»

«Diciamo così.»

Il semaforo passò finalmente dal rosso al verde.

«E chi non si sposa all’interno del clan?»

«Rischia un provvedimento disciplinare. O peggio.»

«Provvedimento disciplinare?» Kelly non poté trattenere una risata. «E che cosa vorrebbe dire? Vi danno bacchettate sulle mani? O vi mandano a letto senza cena?»

«Non c’è niente da ridere», ribatté Melanie. «È una brutta faccenda, invece. I membri del clan sottoposti a provvedimento diventano dei paria.»

«Chi l’avrebbe immaginato…» Kelly si scansò dagli occhi una ciocca di capelli. «Sembra quasi uno di quegli antichi culti.»

«A te, forse», ribatté Melanie freddamente. «Ma è il modo in cui viviamo. E se vuoi continuare a vederti con mio fratello, farai bene a renderti conto dei rischi che corre per te.»

Kelly rimase in silenzio per qualche istante, concentrandosi nella guida. Rosse, gialle, bianche, infinite luci di altri libratori sfrecciavano accanto a loro.

«Grazie per l’avvertimento», disse infine in tono sommesso. «Non volevo essere scortese, né offenderti in alcun modo.»

«Oh, dai, lascia perdere», concluse Melanie. «Ma dimmi, i tuoi come l’hanno preso, il fatto che frequenti mio fratello?»

Kelly si strinse nelle spalle. «Non è che facciano salti di gioia, ma insomma cercano di abituarsi all’idea. Sono sicura che a mia madre Michael piace. Quanto a mio padre… be’, diciamo che comunque lo tratta educatamente.»

«Tu, per lo meno, Michael a casa tua puoi farcelo entrare apertamente. Dubito che lui ti porterà a conoscere i nostri genitori. E ad ogni modo non credo che ti darebbe molto gusto incontrare mio padre.»

«Ti dirò, ai miei è proprio piaciuto vedere Michael levitare. Sapessi però quanto l’ho dovuto pregare, prima di riuscire a convincerlo… A proposito, tu che cosa sai fare?»

«Che cosa vuoi dire?»

«Qual è il tuo potere mutante?»

«Nessuno. Sono una neutra.» Melanie si rincantucciò nel sedile, cercando di far trasparire il meno possibile l’amarezza che le incrinava la voce.

«Davvero? Non sapevo che esistessero anche mutanti neutri.»

«E invece è così. Ogni tanto succede. Io sono l’unica, nella mia famiglia, a non avere neanche un briciolo di capacità. Incredibile, vero? I miei genitori cercano di fare buon viso, ma io lo so che ci sono rimasti parecchio male. A volte penso di non essere affatto una mutante. Può darsi che all’ospedale, quando sono nata, mi abbiano scambiata con un’altra.»