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In un gran luccichio d’argento e acciaio il convoglio comparve all’imboccatura della galleria. Andie annuì soddisfatta. Appena in tempo. Pochi minuti dopo arrivava in ufficio.

«Giorno.» La nuova centralinista, Aten, sfavillanti occhi d’oro, sorrise cortesemente.

«C’è il senatore Jeffers?»

«Sì, e la sta aspettando, Andie.»

«Benissimo.»

Andie gettò la videovaligetta sulla scrivania, afferrò il videotaccuino ed entrò a grandi passi nello studio di Jeffers.

«Buon giorno, consigliere», la salutò lui allegramente. «Pronta a entrare in azione, si direbbe.»

Lei ignorò il tono faceto.

«Guarda un po’ qua», disse, inserendo nel terminale della scrivania la memocassetta del suo colloquio con la Renstrow e osservando, con cupa soddisfazione, svanire il sorriso dal volto di Jeffers. «Meno male che ho l’abitudine di registrare tutti i miei incontri.»

«Che cosa vuole questa Renstrow?» domandò Jeffers aggrondato.

«Non me l’ha voluto dire. Ha chiesto solo di vederti. Secondo me sta cercando di rimestare nel torbido. Forse sei troppo popolare. Ieri un sondaggio ti attribuiva il sessantatré per cento del favore popolare, in Oregon. Può darsi che quella abbia intenzione di piantare qualche casino al solo scopo di mettersi un po’ in mostra.»

«Probabilmente hai ragione», assentì Jeffers. «Quand’è che la posso incontrare?»

Andie controllò il calendario degli impegni di Jeffers. «Domani. Prima del convegno dell’Unione mutante, previsto per le quattro.»

«Va bene. Aggiungimi la Renstrow domani pomeriggio sul presto. Bisogna cercare di tenerseli buoni, i rappresentanti del quarto potere.» La scrutò con sguardo indagatore. «C’è qualcos’altro che ti preoccupa?»

«Stephen, ho passato tutta la notte a esaminare le cifre del nostro bilancio, alla ricerca di eventuali problemi. Ti rendi conto che abbiamo speso il triplo rispetto alla Jacobsen l’anno scorso nello stesso periodo?»

Jeffers si strinse nelle spalle. «Sai bene che il personale è aumentato, Andie. Eleanor non faceva parte di un’importante sottocommissione senatoriale. Lei non aveva le nostre necessità. Ne consegue che noi spendiamo di più.»

«E se fosse questo il fatto che ha destato l’interesse della Renstrow? Forse sta rovistando per portare in luce gli sprechi dei senatori mutanti. Ti assicuro che era molto interessata a conoscere le tue basi economiche.»

Jeffers sorrise. «E noi lasciamola scavare.»

«Stephen, sto parlando seriamente.»

«Me ne sono accorto. E io sto cercando di tranquillizzarti. Credimi, se ti dico che sono perfettamente in grado di rintuzzare i tentativi d’indagine della Renstrow. I miei affari sono in ordine. E smettila di preoccuparti del bilancio. Fra l’altro non è neppure di tua competenza.»

«Scusa se ti ho disturbato», replicò Andie. Gli rivolse un’occhiata sprezzante, richiuse di scatto il videotaccuino e si alzò per andarsene.

La voce di lui la raggiunse sulla porta.

«Andie, aspetta. Torna qui e siediti. Per favore.»

Si fermò, si volse, lo guardò, obbedì.

«Non intendevo affatto prendere alla leggera il tuo impegno», le disse. «La tua sollecitudine è assolutamente encomiabile. Solo che detesto l’idea che tu possa aver perduto una notte di sonno a lambiccarti su questa faccenda. Il tuo lavoro è già abbastanza duro.»

«Non vado in cerca di gratitudine, Stephen. D’altra parte non sopporto di sentirmi dire che le questioni di questo ufficio non sono affari miei.»

Si chinò su di lei, pose una mano sulle sue mani. «Andie, tu sei incredibilmente importante per me. Senza il tuo aiuto non potrei andare avanti. Capisco che non ti senti abbastanza gratificata dalle tue attuali responsabilità, ma devi avere pazienza. Le cose cambieranno.»

«Lascia perdere, Stephen.»

«Credo che dobbiamo parlare», soggiunse lui, continuando a stringerle le mani. «Possiamo vederci, stasera?»

«Stasera no, Stephen. Ho già un altro impegno.»

«Disdicilo.»

«Mi spiace, ma non posso.»

«Allora domani?» insisté lui con un sorriso disarmante.

«Chiedimelo domani.» Si alzò, e uscì dallo studio.

L’immobile che ospitava la Ryton, Greene Davis Engineering era basso ed elegante, costruito in un granito epossidico grigiazzurro che il padre di Michael aveva espressamente richiesto per via delle sue risonanze psichiche dall’azione calmante. Finestre di plexiglas celeste, profondamente incastonate nei muri dell’edificio, scintillavano come gioielli.

Michael si tirò su il bavero del giaccone e corse dentro, col respiro che gli si condensava in una scia di nuvolette. Un mattino davvero gelido. La stagione dei mutanti incombeva nell’aria. Halden aveva convocato l’assemblea per la terza settimana di dicembre. Presto, quest’anno.

«Michael Ryton, chiamata sulla linea due», annunciò la robosegreteria nell’istante medesimo in cui il giovane varcava la porta. Egli appese all’attaccapanni la giacca a vento arancione, si affrettò alla scrivania e attivò il monitor. Andrea Greenberg lo fissò gravemente.

«Michael, c’è tuo padre?»

«No, al momento è in riunione.»

«Pazienza, vuol dire che toccherà a te sorbirti per primo le novità.» Accennò un sorriso. «E, per piacere, ricordati che ambasciator non porta pena, quindi non te la prendere con me.»

«Che significa?»

«Che ho notizie su tua sorella.»

«Melanie! Cosa le è successo? È viva?»

«Ah sì, certo… almeno fino a qualche tempo fa.»

«Che vorresti dire?» Michael fissava lo schermo a occhi sbarrati.

«Voglio dire che non ho idea di dove si trovi attualmente.»

«D’accordo, ma prima dov’era?»

«Nel Maryland», rispose Andie. «Viveva con un uomo.»

«Mel?» Michael crollò di schianto a sedere.

Andie annuì. «A quanto pare, doveva averlo incontrato nel locale dove faceva la danzatrice orientale.»

«La… cosa

Michael fece uno sforzo per non scoppiare a rìdere. La sua pudibonda sorella che ballava seminuda di fronte a degli estranei? Era impossibile. Ridicolo.

«Ma sì, roba di spogliarello.» Nella voce di Andie s’era insinuata una nota d’impazienza. «Ad ogni modo sembra che abbiano litigato, e lei è scappata col libratore di lui.»

«Scusa un attimo. Vuoi dire che gli ha rubato il libratore?»

«Michael, capisco che per te è difficile da mandar giù, però…»

«E ce l’ha ancora?»

«No, è stato recuperato il giorno dopo.»

«E adesso lei dov’è?»

«Te l’ho detto, non lo so.»

Michael si lasciò andare contro lo schienale.

«Non ci credo assolutamente», esclamò. «Mia sorella che si mette a fare la danzatrice orientale… che va a vivere insieme a un tizio qualunque e poi se la fila fregandogli il libratore…» Scosse la testa stupefatto. «Comunque per lo meno è viva.»

Andie annuì. «Mi spiace, ma praticamente è tutto quel che so.»

«Come si chiama l’uomo che ha sporto denuncia?»

«Benjamin Cariddi.»

«Nonmutante?»

«Sembrerebbe.» Lo soppesò attentamente, con sguardo indagatore. «Cos’hai intenzione di dire, ai tuoi genitori?»

«La verità, credo.» Si soffregò le palpebre. «E adesso passiamo a qualche buona notizia, Andie. Se non ce l’hai, inventala.»

Lei sorrise gentilmente. «Il senatore Jeffers sta lavorando all’abrogazione del Principio d’Imparzialità.»

«Sarebbe ora.»

«Come va, con quella tua ragazza nonmutante?»