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«Sì, fino a ieri può anche darsi», replicò Jeffers, liquidando la sua precisazione con sdegnoso gesto della mano. «Ma adesso non devi stare più a preoccuparti di tenuta conti e ricerche d’archivio. D’ora in avanti se ne occuperà Ben.»

«Cosa?»

«Andie, la tua attitudine al contatto umano è di gran lunga troppo preziosa perché tu debba sprecarla passando il tempo a maneggiar scartoffie e macinare numeri. Ho bisogno di te in un’attività più orientata al rapporto col pubblico.» La fissò con espressione decisa. «Da oggi in poi, ti voglio a tempo pieno nel ruolo di mio tramite coi mezzi d’informazione.»

«Ma tu stai scherzando!» esclamò Andie lasciandosi cadere in poltrona. «Sono un avvocato, io, mica un addetto alle pubbliche relazioni!»

«E invece, la tua preparazione in campo giuridico ti rende particolarmente adatta proprio a un compito del genere.»

«Stephen, non sono venuta a Washington perché il sogno della mia vita era passare il tempo a chiacchierare coi cronisti televisivi.»

«Lo so», tagliò corto Jeffers. «Ma quello che ti chiedo è assumere le funzioni di mia rappresentante. E non riesco, in tutta sincerità, a concepire incarico più importante di questo.»

«Io sì.»

«Rimango francamente sorpreso», dichiarò Jeffers, scuro in volto. «Ero convinto che tu ambissi a una posizione più in vista.»

«Eppure lo sai che sono molto più interessata alle procedure legislative che non al giornalismo parlamentare.»

«D’accordo, ma avresti comunque mille occasioni per continuare a occupartene.»

«Sicuro, magari dopo aver finito di parlare a Washington Oggi e Buonanotte Giappone.» Andie incrociò le braccia. «Non è che più avanti mi chiederai di organizzarti un bel rotocalco televisivo su ’Novità e Curiosità dal Mondo Mutante’?»

«Non sarebbe una cattiva idea.»

«Stephen…» Tacque un istante, esasperata. «Non dicevo sul serio, ovviamente.»

«Ascolta, Andie. Ormai ho deciso. Ti voglio come tramite con l’informazione. Ci stai o non ci stai?» Un tono duro, che non ammetteva repliche.

Lo guardò fissamente. Inatteso, un ricordo dell’ultima volta che erano stati a letto insieme le ritornò in mente, e per quanto irritata nei suoi confronti non poté fare a meno di avvertire una punta di desiderio. Voleva davvero togliersi di mezzo? Poteva davvero rinunziare a lui? La risposta era no. E ancora no.

«Ci sto.»

«Benissimo.» Sorrise. «Ti piacerà. Vedrai. Ti ho lasciato sullo schermo un elenco di giornalisti. Guarda un po’ se ti riesce di ottenere qualche altro servizio sul dibattito riguardante l’abrogazione del Principio d’Imparzialità.»

«Va bene.» Si alzò per andarsene.

Jeffers le poggiò una mano sulla spalla. Mentre lui l’attirava dolcemente a sé, il cuore prese a batterle forte.

«Ci vediamo, stasera?» le sussurrò.

Lei annuì. «Ma certo.»

Le insinuò due mani tiepide sotto la giacca, salendo ad accarezzarle i seni.

«Fuggiamocene insieme da qualche parte, noi due soli», mormorò. «Conosco un albergo incantevole, sull’isola di Thera. Potremmo concederci un lungo, piacevole fine settimana sotto Natale…»

Abbandonando ogni residua resistenza, Andie si lasciò andare contro il suo petto.

«Mi piacerebbe, sì…»

«Brava.»

Jeffers la baciò da dietro sul collo, poi la lasciò andare.

«Dirò ad Aten di provvedere.»

Andie annuì.

E mentre assorta, confusa, varcava la soglia, s’incrociò con un vispo, disinvolto Ben Canay che andava in direzione opposta. Le rivolse quel suo sorriso di traverso, entrò nello studio di Jeffers, richiuse subito la porta dietro di sé.

19

«Dunque Melanie è viva e si nasconde da qualche parte nella zona di Washington?» domandò Kelly, rannicchiandosi ancor più vicina a Michael sul divano verde che adornava il soggiorno di casa McLeod.

«A quanto mi risulta, sì.»

«E perché non torna a casa?»

«Perché non vuole, oppure perché ha paura. Forse tutt’e due le cose.» Michael scelse una mela nella ciotola di cristallo poggiata sul ripiano nero in gomma del tavolo.

«Ne discuterai, alla prossima riunione del Consiglio mutante?»

«Non credo proprio.» Diede un morso al bel frutto maturo, poi lo offrì a Kelly. «Riuscirei solo a turbare i miei genitori.»

«Quand’è la riunione?»

«Il quindici dicembre.»

«Manca poco. Solo due settimane e mezzo.»

«Già, e fino allora sono ingolfato di lavoro. Mi tocca fare le ore piccole ogni notte. Se non la smetto presto coi diagrammi di celle solari, verranno le vampate pure a me. Questo benedetto riflettore ci sta richiedendo più tempo del previsto.»

«Non è quel contratto che avevate in trattativa con mio padre?»

«Esatto. Ma non dirgli nulla, mi raccomando. Credo comunque che finiremo entro i termini.»

«Va bene.» Kelly si mosse irrequieta, sfuggendo il suo sguardo.

«Qualcosa non va?»

Scosse la testa con moto rapido e nervoso. Poi, esitante, alzò gli occhi per incontrare quelli di Michael.

«La questione dell’Accademia… Che cosa ne pensi?»

«Ma tu ci vuoi proprio andare?»

Kelly sospirò. «Qualcosa vorrei fare.»

«E ti sembra un buon motivo per diventare pilota di aerei militari?»

«Mike, non ho intenzione di ridurmi a fare la casalinga. E nemmeno l’appendice digitante di stupidi terminali intelligenti. L’Accademia, per lo meno, mi offre qualche possibilità.»

Michael le percorse delicatamente, con la punta di un dito, il contorno del mento. «Non mi piace per niente l’idea che tu debba andartene così lontano.»

«Denver dista solo un quarto d’ora di navetta. Potrò vederti ogni volta che sono in libera uscita. E comunque, a giudicare da quanto ti è toccato lavorare negli ultimi tempi, non credo che durante la settimana sentiresti troppo la mia mancanza. A parte il fatto che non andrò via fino a giugno.» C’era, nella voce di lei, un tono supplichevole che metteva Michael a disagio.

«Potresti inserirti nel corso accelerato?» le domandò.

«Non lo so. Perché?»

«Be’, credo proprio che dovresti prenderlo in considerazione. Darebbe a noi due qualche altra possibilità.»

Lei sorrise dubbiosa.

«D’accordo. Mi piace quando parli di noi due.»

«Anche a me.» La serrò dolcemente fra le braccia. «Farò il possibile per rivederti, prima che mi tocchi partire per il convegno.»

«Discuterete ancora della morte di Eleanor Jacobsen?»

«Probabilmente.»

Kelly gli strinse la mano. «Sembra così lontana, ormai.»

«Non per me. E neppure per gli altri mutanti. Ma per lo meno adesso abbiamo Jeffers.»

«Già, ho visto un video su di lui. Grazioso, direi.» Ridacchiò.

«Il fatto è che tu hai un debole, per i mutanti maschi.» La baciò teneramente, e sentì il suo cuore palpitare. Con pochi, abili gesti le slacciò il vestito e prese pian piano a carezzarle i seni. Kelly sospirò di gioia. Michael la sbaciucchiò un poco sul collo, poi scese più giù, andando a coprire con le sue labbra ora l’uno ora l’altro dei turgidi capezzoli. Quando i gemiti di Kelly cominciarono a riecheggiare per la stanza, Michael s’interruppe.

«Quando hai detto che tornano, i tuoi?»

«Non prima di due ore», assicurò lei. Gli occhi le brillavano.

«Andiamo di sopra.»

Fecero l’amore con dedizione appassionata, stuzzicandosi e ridendo. Kelly raggiunse un orgasmo bruciante, ansimando e dibattendosi sotto di lui. Michael chiuse gli occhi, avvertendo il veemente approssimarsi del proprio compimento. E d’improvviso gli esplose in mente l’immagine di Jena, nuda e provocante. La respinse con feroce determinazione.