Выбрать главу

Attorno al tavolo, unanime annuire.

«L’abrogazione del Principio d’Imparzialità è un passo fondamentale verso l’eguaglianza», continuò Halden. «Il senatore Jeffers non sta certo sprecando il suo tempo.»

«Ve l’avevo detto che era la scelta migliore», intervenne gongolante Ren Miller.

«Comunicata la buona notizia», proseguì il Custode, «passiamo a quella cattiva. Le indagini dell’FBI sull’uccisione di Eleanor Jacobsen non sono approdate a nulla. L’inchiesta ufficiale è stata chiusa il primo dicembre. Secondo loro, Tamlin ha agito da solo. Al contrario, tutti gli elementi da noi raccolti portano a sospettare che egli sia stato aiutato.»

«Agito da solo? Ma è ridicolo!» esclamò Zenora in tono stizzoso.

«E la nostra indagine?» domandò Ryton. «È arrivata a qualche acquisizione certa?»

Helden annuì. «Non v’è alcun dubbio che Tamlin fosse affetto da turbe psichiche, con evidente odio patologico nei confronti dei mutanti. Ma non avrebbe mai, assolutamente, potuto falsificare le credenziali da giornalista di cui era in possesso. È stato qualcun altro ad aprirgli la strada verso Eleanor Jacobsen.»

«Come fai a dirlo con tanta sicurezza?»

«Abbiamo tentato anche noi di replicare la sua identicarta. Fallendo totalmente, nonostante gli sforzi dei nostri migliori oloartisti. Esiste un unico olocentro, in tutta Washington, autorizzato al conio dei permessi stampa, ed è sotto diretto controllo governativo. Il lasciapassare di Tamlin è uscito di là.»

«E l’FBI non arriva a capire un fatto così evidente?» domandò Ren Miller.

«Forse non vuole», replicò Halden.

«Stai dunque affermando che esiste un complotto teso a impedire che si scopra la verità?»

«Non è affatto da escludersi.»

«Io dico che è stato Horner», intervenne Tela in tono duro.

«Ridicolo», si oppose Ryton. «Non ne abbiamo alcuna prova.»

«Perché, non è forse particolarmente sospettabile, con tutte quelle stupidaggini sul suo Gregge di eletti?» replicò Tela impetuosamente. «E coi suoi sciocchi tentativi di reclutare alcuni di noi? Non è stato proprio lui il più fanatico divulgatore di quelle voci sui supermutanti? Forse opera in combutta con un gruppo di altri senatori che temevano Eleanor e hanno deciso di eliminarla.»

Paranoia, pensò Michael.

«Su Horner abbiamo già indagato», precisò Halden in tono stanco. «Lui non c’entra. Naturalmente continueremo a vagliare ogni possibile indizio.»

«A proposito, come vanno le indagini sul supermutante?» chiese Michael.

«Il dottor Ribeiros è scomparso, e con lui tutti i documenti della sua clinica», rispose il Custode. Poi, dopo una pausa: «In Brasile non c’è traccia, di quell’uomo. Abbiamo sollecitato l’intervento di altre comunità, particolarmente nel Sudest asiatico. Riteniamo che prima o poi dovrà ricomparire. Staremo all’erta».

Attorno al grande tavolo, il clan si agitava irrequieto.

Halden sollevò le mani. «Bene, se non vi sono altri argomenti…»

«Zio Halden, rivendico il diritto di parlare», intervenne Jena con voce rauca.

Michael le lanciò un’occhiata, chiedendosi cosa le frullasse per la testa.

«Diritto concesso», rispose Halden dopo un attimo di esitazione.

Jena si alzò in piedi. Indossava un aderente abito verde in velluto sintetico. Il suo volto era atteggiato a una singolare espressione di severità. Tutti gli occhi, ora, erano puntati su di lei.

«Reclamo il diritto di fidanzamento», dichiarò in tono reciso.

Le sopracciglia di Halden s’inarcarono all’istante.

«Fidanzamento? E con chi?»

«Con Michael Ryton», rispose Jena, puntando un dito verso il nominato.

Esclamazioni di stupore, sia verbali sia mentali, riempirono la stanza. Il cuore di Michael prese a martellare. Ma cosa diavolo… Volse lo sguardo verso i suoi genitori e vide che lo fissavano a bocca aperta, sbalorditi. Allora scansò di colpo la sedia dal tavolo, levandosi in piedi anche lui.

«E io rifiuto!» esclamò con rabbia, a stento riconoscendo la sua stessa voce.

Jena non gli toglieva gli occhi di dosso. Ed erano occhi che mandavano fiamme.

«Ciò nonostante, reclamo il diritto.»

«È una richiesta difficile da soddisfare, quando il prescelto si dichiara non consenziente», osservò Halden.

«Non consenziente?» Jena gettò le spalle all’indietro, ergendosi in tutta la sua statura e piantandosi le mani sui fianchi. «Era pienamente consenziente, però, quando è venuto nel mio letto! Era consenziente, quando ha eiaculato nel mio grembo il seme dal quale io ho concepito suo figlio!»

Quelle parole colpirono Michael come altrettanti schiaffi. Jena incinta di lui? Non era possibile… No. No. No!

«Dimostralo!» insorse Sue Li, con voce che risuonò aspra e incerta a un tempo.

«Invito te, o un tuo incaricato, a condividere con me», replicò la ragazza. «E vedrai che sto dicendo la verità.»

«La verità, sì!» esclamò Sue Li. Si alzò rapidissima, dirigendosi alla volta di Jena. Michael pensò che avesse intenzione di colpirla. Ma si interpose Zenora.

«Fatti indietro, Sue Li», le ingiunse con voce pacata. «Lascia a me il compito di condividere. Tu sei troppo alterata dall’ira.» Gentilmente, ma fermamente, costrinse Sue Li a tornare al suo posto. Michael, le dita contratte spasmodicamente sul bordo del tavolo, seguiva impotente la scena. È solo un brutto sogno, si diceva, certo, dev’essere soltanto un brutto sogno…

Zenora prese le mani di Jena. Michael sapeva che la sua mente stava percorrendo i sentieri, le diramazioni nervose del corpo dell’altra. Avrebbe percepito, negli intimi recessi, il palpitare di una presenza in rapido mutamento? I segni di una nuova vita in formazione dentro la cavità uterina?

Zenora lasciò andare le mani di Jena e si allontanò da lei, massaggiandosi la fronte.

«È vero. C’è vita nel suo grembo.» Tacque un istante. «Ma è una vita che appartiene anche a Michael? Questo dev’essere ancora provato.»

Michael ripiombò a sedere.

«Eccola qua, la prova», dichiarò Jena, sollevando e aprendo una videovaligetta che teneva accanto alla sedia. Ne estrasse una memocassetta verde. «Qui dentro ci sono i risultati delle analisi sanguigne e cromosomiche cui mi sono sottoposta una settimana fa. E che indicano con chiarezza chi è il padre.»

«Vediamo», disse James Ryton. Si fece consegnare la memocassetta e la inserì nel miniterm di Zenora. Halden lo raggiunse, e si mise lui pure a osservare attentamente i dati che fluivano sullo sfondo azzurrino del monitor.

«Hmm… l’esame del feto dimostra che è una femmina», annunciò Halden. «Ed ecco qua il cromosoma aberrante.» Picchiettò con un dito sullo schermo. «Il centromero è in posizione acrocentrica. Indiscutibile.»

«Ciò dimostra soltanto che il padre è un mutante», obiettò James Ryton in tono irritato.

«Debbo contraddirti, James. Sai bene che la collocazione del centromero può indicare la paternità con la medesima precisione di un esame ematologico.» Halden si rivolse a Zenora. «Possiamo accedere ai dati cromosomici di Michael attraverso la Rete?»

«Sì.»

«Allora richiamali su un terminale libero.»

Michael sedeva immobile, pietrificato, nello stato d’animo di un condannato a morte che guarda erigere il patibolo sul quale l’impiccheranno.

I minuti si trascinarono interminabili. Infine Zenora, un’espressione severa dipinta sul volto, annuì brevemente e rialzò gli occhi dal monitor.

«Non c’è dubbio, Halden. Abbiamo corrispondenza degli alleli dominanti, della posizione e conformazione del centromero, del gruppo sanguigno.» Poi si rivolse a Michael. Sulla faccia ampia, dai lineamenti marcati, le tremolò un mesto barlume di sorriso. «Mi dispiace.»