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«Ed ecco qua lo sposo», esordì Jeffers sorridendo. «Congratulazioni, Michael. Non potevamo rincontrarci in circostanza migliore.»

Sbalordito, Michael strinse la mano che l’altro gli tendeva.

«Senatore Jeffers! Andie… Oh, entrate.»

«Michael, sei bellissimo», disse Andie. «E la sposa dov’è?»

«Di sopra a vestirsi.»

«Dunque le tue speranze si sono realizzate, vero? Sapessi come sono contenta per te!»

«Ah… grazie», rispose Michael con voce rauca.

Andie lo guardò perplessa. Jeffers la circondò con un braccio.

«Vieni», le disse. «Lasciamo il giovanotto ai suoi ultimi momenti di libertà, e andiamo a salutare il clan.»

S’inoltrarono in casa. Rimasto solo nell’ingresso, Michael si diresse verso il bar con l’intenzione di farsi uno spinello.

Un mormorio sommesso, ma intenso, giunse fino a lui diffondendosi dal vano delle scale.

Accidenti, pensò. Possibile che già cominciassero i canti?

Si volse, respirò profondamente, e scese al piano di sotto. Suo padre, lui pure in abbigliamento dorato da cerimonia, gli si fece incontro sulla soglia. Camminarono insieme verso l’improvvisato altare innalzato a ridosso del caminetto, dove Halden attendeva in piedi. Grandi mazzi di fiori gialli adornavano a festoni le pareti.

La stanza era affollata. Verso il centro, leggermente sulla sinistra, Michael vide svettare zia Zenora. Alla sua destra sedevano Chavez e Tela. Presenziava il clan al gran completo. Era intervenuta persino una rappresentanza di mutanti della costa occidentale, quei tipi dal curioso incarnato verdognolo accomodati sul fondo. Sue Li, in prima fila, dondolando la testa al ritmo del canto guardò suo figlio avvicinarsi. Una ghirlanda di garofani scarlatti le coronava le nere chiome. Anche il senatore Jeffers sedeva assieme ad Andie in prima fila. Mentre Michael prendeva posto accanto ad Halden, Andie gli fece l’occhiolino.

Con un cenno del capo, il padre di Michael sedette. Il canto mutò registro, le tonalità di soprano presero il sopravvento su quelle di baritono e basso.

Jena entrò nella sala al braccio di sua madre, procedendo armoniosamente attraverso le due ali di folla. Indossava un abito di petali di seta color avorio, percorsi dal luccichio di sottilissimi fili metallici. I suoi capelli erano stati raccolti all’indietro in una intricata spirale, intessuta di orchidee color lavanda e nastri argentati. Il suo volto risplendeva, i suoi occhi d’oro scintillavano. Tutta la sua attenzione era rivolta a Michael. Egli percepì, nettissima, la gioia che la pervadeva.

Quanto è bella, pensò Michael. E che felicità si legge in ogni particolare della sua persona…

Come in sogno, la prese a braccetto e si rivolse verso Halden.

«Questa è per tutti noi un’occasione di grande esultanza. Un’occasione per rendere grazie», declamò il celebrante. «Perché come si accresce il nostro numero, così aumenta la nostra forza.»

Halden pose una mano sul capo di Michael, l’altra su quello di Jena. Le fluenti pieghe della sua tunica abbracciarono i due giovani simili a grandi ali scure.

«Condividete insieme a me, e condividete vicendevolmente, come farete ogni giorno, per tutto il resto della vostra vita.»

La testa di Michael prese a pulsare. Una strana sensazione fluttuò attraverso la sua mente col vigore di una scossa elettrica, con l’impeto di una pulsione erotica. Jena, accanto a lui, sospirò lievemente.

Sul volto di Halden aleggiava un placido sorriso. I suoi occhi si posarono a turno sui due giovani, scrutandoli a fondo. Infine egli abbassò le mani.

«Ciò che si doveva compiere, si è compiuto. Michael James Ryton, prendi la mano della tua sposa, Jena Thornton Ryton.»

Mentre si volgeva alla dorata fanciulla che gli stava a fianco, Michael avvertì lungo le vertebre il fremito della nuova, palpitante connessione.

Michael? Lo senti? Mi senti?

Sì.

Non è meraviglioso? Pensi che durerà? Oh, quanto ti amo…

Silenzio. Halden non ha ancora finito.

Il dialogo mentale risultava facilissimo. Michael si sentiva talmente stordito da non poter fare altro che accettarlo con stupore.

«Gli anelli?» domandò Halden inarcando un sopracciglio.

Michael si frugò le tasche. Vuote. Ma se appena un’ora prima la scatola coi due anelli era lì!

Si guardò attorno e fissò sua madre. Lei chiuse gli occhi. Con un guizzo disperato il fratellino Jimmy, che le stava accanto, saltò giù dalla sua sedia rosso in viso, tirando subito fuori da una tasca della giacca la scatolina di velluto grigio.

«Ecco qua. Ahi, mamma! Mi spiace! Mi spiace!»

Trattenendo un sorriso, Michael ricevette la scatola dalle mani di suo fratello. Jimmy tornò di corsa a sedere, mentre attorno il clan ridacchiava.

Halden annuì. Michael aprì la scatola, ne estrasse il cerchietto d’oro di minor diametro, lo fece scivolare all’anulare di Jena. Poi prese il suo anello e se lo pose al dito. Freddi riflessi opalescenti danzarono sulla superficie degli anelli.

Jena gli sorrise, gli aprì la mente.

Michael, ti amo. Ti renderò felice. Vedrai.

Le diede un lieve bacio sulle labbra, mentre Halden dirigeva il canto rituale. Poi la cerimonia ebbe termine, e Michael, tenendo per mano sua moglie, si girò verso il mare di volti.

Affascinata e confusa, Andie seguì con grande attenzione ogni istante della cerimonia. Michael aveva un’aria assente, pareva quasi ipnotizzato. La sposa, senza dubbio splendida, contemplava il suo Michael con evidente adorazione. Ma quando la coppia si volse a fronteggiare le folla degli invitati, Andie si avvide che Jena aveva gli occhi d’oro. Una mutante! Che fine aveva fatto l’intenzione di Michael d’impalmare la sua morosa nonmutante? Non c’era da stupirsi che le avesse lanciato quell’occhiata strana, quando lei gli aveva parlato di speranze realizzate!

Andie prese Jeffers a braccetto, e insieme seguirono la festosa compagnia degli invitati nell’ampia sala da pranzo sfarzosamente illuminata. Innumerevoli sedie si allineavano lungo le pareti, e sulla grande tavola centrale abbondavano vassoi ricolmi d’ogni sorta di ghiottonerie e sgargianti fiori esotici. Il convito era stato organizzato dalla moglie di Halden, quel donnone in tunica rossoviolacea. Andie non aveva dimenticato l’aggressiva determinazione con cui Zenora si era opposta alla sua presenza nel corso dell’assemblea mutante tenutasi dopo la morte di Eleanor Jacobsen. Chissà che faccia avrebbe fatto, scoprendo che il bersaglio di quel suo sfoggio di ostilità aveva assistito alla cerimonia di nozze…

Piuttosto a disagio, Andie si rassettò accuratamente la giacca del suo severo completo scuro. Tutti i mutanti che vedeva attorno a sé sfoggiavano rutilanti, policrome tuniche. Le elaborate acconciature femminile erano adorne di fiori di crioluminescenza. Andie si sentiva come uno scricciolo capitato in mezzo a uno stormo di uccelli tropicali dal chiassoso piumaggio.

Jeffers le aveva spiegato che ogni matrimonio rappresentava un momento di intensa celebrazione. Il rinsaldamento dei legami di clan, e la prospettiva di un matrimonio fecondo, venivano tradizionalmente considerati ottimi motivi per festeggiare. Andie era estranea a tutto ciò. Rimase quindi alle costole di Jeffers mentre lui si dava da fare a felicitarsi coi novelli sposi, a salutare i vecchi amici, a lavorarsi comunque, da buon politico, i presenti. Halden, sbarazzatosi dei seriosi abiti da cerimonia, arrivò ballonzolando come un orso in maniche di camicia.

«Allora, senatore. Immagino che tu ti stia dando già da fare per le elezioni di novembre, dico bene?»

«Si capisce. E col vostro aiuto, Halden, credo di potercela fare.»

Il Custode del Libro gli strinse amichevolmente una spalla. «Tu ci hai donato nuove speranze, Stephen. Ci hai recato conforto in una stagione di dolore.»