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«Ne sono felice.»

Si fece avanti Zenora. «Senatore Jeffers, siamo fieri di te. È vero quel che ho sentito dire, a proposito di un tuo vigoroso impegno per l’abrogazione del Principio d’Imparzialità?»

Jeffers le sorrise. «In effetti ci stiamo lavorando. Conto di buttarmici a corpo morto subito dopo le elezioni.» Giratosi verso Andie le pose un braccio attorno alla vita. «Questa è Andrea Greenberg. La ricorderete forse come assistente di Eleanor Jacobsen.»

«Oh, sì, me la ricordo benissimo», disse Zenora. Le rivolse un cenno di studiata freddezza. «Bentrovata, signorina.»

Halden la salutò con più calore, stringendole cordialmente la mano. «Lieto di rivederla, signorina Greenberg.»

«La prego, mi chiamo Andie.»

«Ma certo.»

«Mi sorprende non vederla insieme a Skerry», commentò Zenora in tono acido.

«Skerry?» Jeffers appariva perplesso.

«Vi prego di scusarci», intervenne Halden. «È stato un vero piacere rivederla, Andie. Spero che più tardi avremo occasione di fare quattro chiacchiere.» Prese fermamente sua moglie per un braccio e la condusse via, fuori portata d’orecchio.

«Ma che avrà voluto dire?» domandò Jeffers.

Andie alzò le spalle. «E chi lo sa?» Sbirciò controluce il suo bicchiere vuoto. «Quasi quasi mi farei un altro goccetto.»

«Ottima idea. Io intanto vado a scambiare due parole col novello sposo.» E si allontanò.

Andie era giunta a metà strada dal bar, allorché si vide fluttuare dinanzi uno scintillante calice di champagne.

Non startene lì imbambolata, cuoricino. Coraggio, prendilo.

Poco mancò che Andie, sbigottita, lasciasse cadere il bicchiere che aveva in mano. Con gran cautela, afferrò il sottile stelo della flûte levitante.

Se permetti, anche a quello vuoto penso io.

Si sentì togliere di mano l’altro bicchiere, e lo vide andarsi a posare sul ripiano del bar.

Cominciò a guardarsi attentamente intorno, cercando di localizzare la sorgente dei messaggi telepatici.

«Allora, novità?» domandò alle sue spalle una lieve voce tenorile.

«Skerry!» Andie si volse di scatto, spandendo champagne.

«Per servirti.» Le fece un profondo inchino. Indossava un cangiante completo oltremare, tutto variegato di minuscole saette argentee.

Andie sorrise. Ma il barbuto giovanotto che la fissava con simpatia appariva scuro in volto.

«Non credevo che ci fossi anche tu», gli disse.

«Ti vorrei parlare.»

Attraversando il salone, Andie lo seguì fino a una piccola stanza adibita a biblioteca. Skerry chiuse la porta e si lasciò andare pesantemente in una morbida idropoltrona. Andie si accontentò di un panchetto, lieta comunque di poter concedere un po’ di sollievo ai suoi piedi doloranti.

«Dunque adesso lavori per l’eminente senatore?» domandò Skerry.

«Certo. Che c’è di male?»

«Se pensassi che mi darai retta, potrei anche cercare di spiegartelo.» E annusò il garofano verde che portava infilato sul risvolto della giacca.

Andie sbatté il bicchiere sul tavolo.

«La sai una cosa? Ne ho abbastanza dei tuoi accenni misteriosi e delle tue ambigue allusioni!» lo investì. «Prima in Brasile mi hai rifilato quella memocassetta. Poi m’hai buttato in pasto a quella vostra assemblea mutante. Perché dovrei darti retta anche stavolta?»

«Perché io so alcune cose che tu non sai. E te lo dico francamente. Stai commettendo un grosso errore.»

«E io penso invece che tu sia geloso di Stephen», ribatté lei. «Ti sei opposto alla sua nomina… Dio solo sa perché. Ma su un punto hai ragione. Non voglio starti ad ascoltare. Jeffers è un uomo eccellente. Un eroe. Ha ridato speranza a tutti quelli che credevano che la speranza fosse morta insieme a Eleanor Jacobsen.»

Skerry annuì con espressione sarcastica. «Oh, sicuro, è il più bell’ometto cui i miei ingenui fratelli mutanti siano stati capaci di appendere le loro speranze da un bel po’ di tempo in qua.»

«Io lo amo. Voglio lavorare con lui e dargli tutto il mio appoggio.»

«Non confondere l’idolatria con l’amore, bambina.»

Andie balzò in piedi, appuntandosi bellicosamente le mani sui fianchi.

«Ma tu che ne sai, dell’amore?» gli domandò con voce rabbiosa.

«Abbastanza da voler aiutare qualcuno che lo merita.»

Le fu accanto in due passi, fissando i suoi occhi in quelli di lei.

«Lo sai? Mi piaci veramente», disse, racchiudendole con ferma delicatezza il volto fra le mani.

Il cuore di Andie cominciò a galoppare. Cercò di sottrarsi alla sua stretta. «Skerry, no, ti prego.»

«Non respingermi. Non voglio farti del male. Voglio solo aiutarti. E adesso chiudi gli occhi. Da brava, chiudili.»

Contro la sua stessa volontà, le palpebre di Andie si serrarono.

«Bene. E adesso appoggiati indietro. Non ti preoccupare. Ti sorreggo io.»

Sentì il suo braccio circondarle la schiena.

«Su, coraggio.»

Poi, fresco e lieve sulla fronte, il palmo della sua mano.

«Conta all’indietro partendo da cento, Andie.»

«Cosa? Ma è ridicolo!»

«Fai come ti dico.»

«Cento, novantanove, novantotto…»

«No, mentalmente.»

Andie eseguì. La pressione della mano aumentò.

D’improvviso si sentì afferrare come da una vertigine. Stelline azzurre danzarono dietro le sue palpebre chiuse. Un suono possente venne a riempirle le orecchie.

Novantasette, novantasei, novantacinque…

Centinaia di persone, un esercito di voci, contavano insieme a lei. Una cantilena ipnotica, assordante. Ma com’era possibile? Poi il coro prese ad affievolirsi, e il fronte sonoro continuò lentamente a retrocedere, fino a perdersi nel silenzio.

Andie riaprì gli occhi, ammiccò due volte. Si sentiva la gola secca. «Che cos’è successo?»

Skerry la lasciò andare. «Ti ho innestato un’autonenia. Con attivazione automatica nel caso qualcuno si mettesse a curiosare.»

«Curiosare?» Andie tornò a sedere, concedendosi un bel sorso del suo champagne. «Vuoi dire intrusione telepatica? Pensavo che negli ambienti mutanti fosse considerata una pratica sconveniente. I mutanti non rispettano l’intimità mentale?»

«Qualcuno sì. Ma non tutti.»

Le implicazioni di quella risposta le fecero accapponare la pelle.

«Ora non ti spaventare, passerotto. Ho voluto solo darti un pizzico di protezione in più.» Le sorrise dolcemente. «Vedrai che non ti servirà.»

«Cosa vuol dire attivazione automatica?»

«Che la tiritera incomincerebbe da sé non appena un telepate cercasse di avere accesso a qualsiasi livello della tua infrastruttura cosciente. Avrebbe l’effetto di respingere l’intrusione, e cesserebbe non appena il ficcanaso decidesse di ritirarsi. Comunque puoi anche attivarla volontariamente pensando la parola corodif. Basta che ti ricordi di tenere gli occhi chiusi. La cantilena va avanti da sola per quindici conteggi di cento numeri ciascuno, ma puoi interromperla in qualunque momento riaprendo quei tuoi occhioni belli.» Allargò le braccia in gesto teatrale. «Presto e bene, coi mutanti conviene. Soddisfatta o rimborsata.»

«Ma insomma, scherzi a parte, credi davvero che possa averne bisogno?»

«Speriamo di no.»

Andie lo fissò con aria scettica. Pareva sincero. Forse poteva fidarsi.

«Skerry, perché Michael ha sposato una ragazza mutante?»

Lui scoppiò in un’aspra risata.

«S’è fatto fottere. O meglio, è lei che s’è fatta fottere. Letteralmente.»

«È incinta.» Non era una domanda.

«Già. E il fortunato paparino è appunto il nostro Michael. Fu così che convolarono, inquantoché il motto del clan è: crescete e moltiplicatevi. E viceversa.»