«Oh, Rossa.» La salutò con un cenno del capo. «Ho avuto una giornata molto lunga…»
«Mi spiace, Bailey, ma ho qualcosa che non può aspettare.» Gli rivolse uno sguardo implorante. Lui sospirò.
«Va bene. Sentiamo.»
«Benjamin Canay.»
«…Canay, eh?» Bailey si volse alla tastiera che aveva accanto, digitò il nome, attese. Dopo qualche istante tornò a fissare Andie.
«Niente.»
«Niente?»
«Non c’è. Non esiste.»
«Chissà la faccia che farà quando glielo dirò», fu il commento di Andie. «Insomma non risulta proprio?»
«Te l’ho appena detto, no?» confermò Bailey con voce irritata. «Non hai, per caso, qualche altro elemento identificativo?»
Andie si accigliò. «No… però, aspetta, potrebbe servire un’impronta vocale, per la ricerca?»
«Forse. Ci vuole un po’ di più.»
«Proviamo, eh?» Andie fece passare il messaggio di Ben.
«Va bene. Ho registrato voce e immagine», le disse Bailey. «Resta in linea.» Scomparve dal monitor. Al suo posto, l’immagine di una sorridente poliziotta a cavallo. Andie sedette sul divano, sorseggiando nervosamente e aspettando. Cinque minuti dopo la poliziotta svanì e riapparve Bailey.
«Certo che te li vai a cercare col lumicino», esordì.
Andie mise giù di colpo il bicchiere.
«L’hai trovato?»
Bailey annuì. «Tre kilobytes tutti per lui. Benjamin Carrera, alias Cariddi, alias Canay. Ha un certificato penale che ti farà rizzare i capelli. Da che parte devo incominciare?»
«Dall’inizio.»
«Età, trentaquattro. Nazionalità, sconosciuta. Forse canadese, o brasiliano. Recluso in carcere minorile nel 1997, giudicato incorreggibile. Cacciato da tre famiglie adottive, prima di finire dentro. Rilasciato nel 2003, il giorno del suo diciottesimo compleanno. Due anni dopo, denunciato a piede libero per esportazione illegale di minori. Sospettato di trafficare in sostanze controllate. 2010, arrestato per occultamento su libratore di mezzo chilo di brina. Processo annullato per vizio di procedura. 2013, denunciato a piede libero con due capi d’accusa per sequestro di minore. Sospettato di agire per conto di interessi stranieri. Assai di recente ritenuto implicato in traffico illegale di manodopera dagli Stati Uniti all’Africa, Estremo Oriente e Brasile. Cinque denunce per violazione delle leggi sul lavoro minorile e per esportazione di minori per scopi illeciti. Ancora a piede libero.»
Bailey alzò la testa del terminale. «Questo tizio non è per niente una brava persona, Rossa. Tu come fai a conoscerlo?»
«Lavora nel mio ufficio.»
«Per il senatore comesichiama?»
«Il senatore Jeffers, sì.»
Bailey la fissò dritto negli occhi.
«Non mi piace», disse. «Il senatore è a conoscenza dei precedenti di questo individuo?»
«Non lo so. Non credo», rispose Andie, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore. «Bailey, come si chiama quel tizio che aveva sporto denuncia per il furto del libratore da parte di Melanie Ryton?…»
«Chi?»
«Ma sì, quella ragazza mutante scomparsa di cui ti chiesi di occuparti l’anno scorso.»
Bailey digitò qualcosa sulla tastiera, imprecò, tornò a fissare Andie.
«Cariddi. Ma come hai fatto?»
«Intuizione femminile.» Gli rivolse un sorriso sarcastico. «È stato divertente fare il tuo lavoro, Bailey. Se ti venisse voglia di curare un po’ di pubbliche relazioni al senatore, fammelo sapere, mi raccomando.»
Bailey pareva un cane bastonato. «Pietà di me. Ascolta, hai avuto qualche problema, con questo Canay?»
«Finora no.»
«Vedi di continuare così, Rossa. È una persona infida.»
«In effetti mi era parso.»
«C’è qualcos’altro che possa fare?»
«Andare a casa a riposarti. Grazie, Bailey.» Gli lanciò un bacio.
«Stai attenta, Andie.» Dalla voce di Bailey era scomparsa ogni inflessione anche solo vagamente scherzosa. «E fammi sapere.»
«D’accordo.»
Lo schermo si oscurò.
Andie finì di disfare le valigie e si versò un altro goccio.
Chissà Stephen quando glielo dirò, pensava con cupa soddisfazione. Ci rimarrà di stucco.
Posò il bicchiere e cominciò a camminare per la stanza. Si fermò. Si coprì la bocca con la mano.
E se invece non ci rimanesse, di stucco?
Se invece l’avesse sempre saputo, che razza d’individuo è Ben?
Che cosa devo fare?
Andie passò gran parte della notte a sedere sul divano, rimuginando sulle medesime angosciose perplessità.
In che rapporti era, Stephen, con Ben? Quanto sapeva dei suoi trascorsi?
Molto prima che albeggiasse rinunciò definitivamente a ogni tentativo di prender sonno, e si vestì.
La stazione del metrò le apparve misteriosa e deserta, illuminata dal chiarore azzurrino delle crioluci. Aveva la sensazione di essere rimasta l’unica persona viva in tutta Washington. Giunse in ufficio prima delle sei.
Una donna dalla pelle scura, in completo color malva, se ne stava tranquillamente fuori della porta dell’ufficio, neanche fossero le due del pomeriggio.
«La signorina Greenberg?» domandò, con gradevole voce di contralto.
«Sì?»
«Sono Rayma Esteron, del Washington Post.» Mostrò le proprie credenziali. «Potremmo parlare da qualche parte in privato?»
Andie la osservava perplessa. «Ma non è un po’ presto, signora Esteron? Come ha fatto a entrare? Non sarà mica rimasta accampata qui fuori tutta la notte?
La donna sorrise con aria semplice. «Macché. Sa, conosco qualcuno…»
«Comunque non posso riceverla, senza appuntamento», troncò Andie con estrema freddezza.
«Si tratta di una cosa molto importante, signorina Greenberg. È sicura di non potermi concedere pochi minuti?»
«Temo di no.»
«Riguarda il senatore Jeffers. E il signor Canay.»
«Ah.»
Rayma Esteron la fissava impassibile.
«Va bene», assentì Andie guardinga. «Vuole accomodarsi in ufficio?»
Rayma Esteron scosse la testa. «Meglio da un’altra parte. Nel mio libratore. È parcheggiato qui fuori.»
Andie la fissò sbalordita.
«È una procedura estremamente irregolare!»
«La prego, mi accontenti», insisté l’altra in tono conciliante.
Andie si strinse nelle spalle. «Faccia strada.»
Il libratore color vinaccia di Rayma Esteron era in sosta davanti all’ingresso di servizio dell’ala nord. Rabbrividendo, Andie seguì la donna nell’aria gelida di quella mattina di febbraio.
Deve cononoscere davvero un mucchio di gente, pensò. A quest’ora sul mio libratore ci sarebbero almeno cinque multe.
La giornalista azionò il telecomando che portava al polso e gli sportelli si spalancarono. Andie prese posto dalla parte del passeggero.
«Allora? Qui siamo al sicuro da orecchie indiscrete. Mi dica tutto.»
«Facciamoci un giro», disse la Esteron. Programmò il robopilota e si rilassò sul sedile rivolgendosi ad Andie. Il libratore partì spedito verso la circonvallazione.
«Signorina Greenberg, prima di morire Jackie Renstrow aveva raccolto un’ampia documentazione sulle operazioni finanziarie del senatore Jeffers. Le è mai capitato di rilevare qualche irregolarità nei movimenti contabili del senatore?»
«Perché lo chiede a me? Io mi occupo di pubbliche relazioni.»
Rayma Esteron le lanciò un’occhiata d’intesa. «Ma lei è anche molto vicina al senatore…»
«Credo che farebbe meglio a parlare con qualcuno in contabilità», replicò Andie immediatamente. «Per quanto mi riguarda, non ho nulla da dire in proposito.»