«A quanto pare hai fatto presto, ad adeguarti.»
Michael si strinse nuovamente nelle spalle. «Credo di avere accettato la situazione per quella che è. In fondo non avevo altra scelta.»
«E tuo padre?»
«Le vampate mentali gli stanno aumentando», rispose lui distogliendo lo sguardo. «Ormai lavora un giorno sì e due no. È quasi sempre sotto sedativi. Così sono più indaffarato che mai.»
Tacquero entrambi per alcuni istanti. Poi toccò a Michael porre qualche domanda. «E di te che mi dici? Ho saputo che la gente di Jeffers ti ha devastato l’ufficio. Devi aver passato dei brutti momenti.»
«Eufemisticamente parlando…» Andie rabbrividì. «Michael, ho agito da perfetta idiota. Da ingenua imbecille.»
«Perché dici così?»
«Mi ero innamorata di un pazzo. E di un sogno. Santa Andie, il ponte fra mutanti e nonmutanti.» Assunse una posa solenne, mentre dalle labbra le usciva una risatina amarognola.
«Il tuo sogno era quello giusto», replicò Michael con voce gentile. «Solo che hai scelto il mutante sbagliato.»
«Sapessi che imbarazzo. Che vergogna.»
Le batté goffamente sulla spalla. «Basta angustiarsi. Personalmente rimango dell’idea che l’unica risposta alle nostre domande sia l’amore. Nonostante tutto, continuo a credere che mutanti e nonmutanti riusciranno a vivere insieme, e ad amarsi. Ci vorrà molto impegno, questo sì. Potremmo anche non farcela. Tu, però, non avevi sbagliato nel seguire i tuoi istinti. Eri solo, forse, un po’ in anticipo sui tempi.»
«E quando pensi che saremo pronti?»
«Spero presto. Vedrai, fra qualche anno, quando porterò mia figlia a trovare la zia Andie…»
«È una speranza che merita un brindisi.» Andie sollevò il bicchiere, facendolo tintinnare contro quello di lui. Il suo sorriso vacillò soltanto per un attimo.
«Ma credi davvero che tua figlia accetterà come zia una nonmutante?»
«Per quel che dipende da me, senza dubbio.» Michael le strinse affettuosamente una mano. «E poi da qualche parte dobbiamo pur incominciare. Io dico che un posto migliore di questo non c’è. E tu?»